Capitolo 21

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Dopo un tempo infinito ebbi la forza di staccarmi da David.
La folla di curiosi intorno a noi si era dispersa, e ora nel parco non c'era nessuno.
Evidentemente, con l'avvicinarsi della sera, tutti si erano ricordati che avevano qualcosa di meglio da fare che guardare noi.

<<Andiamo?>> mi chiese David, tenendomi per mano.
Annuii e mi strinsi nel cappotto.
Eravamo a novembre inoltrato e ad una certa ora faceva davvero freddo a Londra.

Ci avviammo verso l'uscita senza fretta, mano nella mano e in silenzio. Non c'era bisogno di parole, quando tutto ciò che sentivamo dietro di noi riuscivamo a dircelo con un solo sguardo.

Ad un tratto sentii David irrigidirsi e successivamente sorridere misteriosamente.
<<Dave...?>>
Mi guardò e sorrise maliziosamente. <<Credo che dormiremo qui stanotte.>>
Coosa?
Al freddo, poi!
<<Ci hanno chiusi dentro>> realizzai.
Lui annuì e io entrai letteralmente nel panico.
David sembrò intuire la mia agitazione perché mi strinse a se' e mi appose tanti piccoli baci sui capelli, riuscendo a tranquillizzarmi un po'.

<<Cerchiamoci una panchina.>>
Lo seguii rassegnata, e nel frattempo presi il mio cellulare per avvisare almeno zia Rose.
<<Pronto, zia, sono Sarah. Volevo dirti che resto a dormire da una mia amica.>>

Seguì un attimo di pausa, durante il quale potei sentire il televisore del salotto in sottofondo, e poi...
<<Sarah? Sarah stai bene?>>
<<Si...perché?>>
<<Aiden mi ha detto che stavi per metterti in pericolo, e tu tesoro non sei tornata a casa...oh, mio Dio Sarah!>>
La voce angosciata di mia zia mi raggelò fin nelle vene.

Aiden ha detto cosa?
<<Aiden voleva scherzare, ehm...sono da un'amica. È tutto ok, davvero. Ci vediamo domani.>> Chiusi la comunicazione e inspirai profondamente.

David se ne accorse. Sospirando, gli raccontai della telefonata e di cosa aveva raccontato Aiden a mia zia, e lo vidi stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche.

<<Ti offendi se dico che tuo cugino è un vero stronzo?>> mi disse alla fine.
Scossi la testa. Ormai lo pensavo anche io.
<<Perché dovrei essere in pericolo con te?>> chiesi.
Lui si passò una mano tra i capelli. <<Fissazioni. Crede che il mio carattere scontroso sia pericoloso in realtà. È malato>> disse facendo spallucce.

Qualche ora più tardi, dopo aver chiacchierato sui nostri compagni di scuola e su il gruppo "popolare" che comprendeva mio cugino, mi accoccolai tra le braccia di David.
<<Dovremmo cercare di dormire>> suggerii, reprimendo uno sbadiglio.
David mi accarezzò i capelli e cominciò a cantare una canzone per farmi addormentare.

E così, cullata dal suono della sua voce e dal suo tocco lieve sulla mia pelle, scivolai tra le braccia di Morfeo in un sonno senza sogni.

Mi svegliai il mattino dopo, quando il guardiano del parco venne a scrollarci piuttosto bruscamente.
<<Intrusi nel parco! Cosa ci facevate qui, eh?>> ci apostrofò.
Le urla dovrebbero essere bandite di prima mattina.
<<Calma, eh! Ce ne andiamo>> disse David, alzandosi, e io lo seguii a ruota.

Fuori dal parco, Londra cominciava ad attivarsi sotto i nostri occhi. A dire il vero, c'era già traffico alle sette di mattina.
<<Londra non dorme mai>> sentenziò David con un sorriso, notando il mio sguardo perplesso.
<<A proposito, buongiorno>> aggiunse, voltandosi e appropriandosi delle mie labbra.

Facemmo colazione da Starbucks, già gremito di studenti mattinieri, poi David mi accompagnò a casa dove io, senza salutare nessuno, mi cambiai e presi lo zaino per la scuola.
<<Spero che abbiano tolto quella foto>> dissi, quando rientrammo in macchina.
<<Tanto non c'è più nessun problema: possiamo dirlo a tutti che stiamo insieme>> mi rassicurò David con un sorriso.
Quanto adoravo i suoi sorrisi!

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