Capitolo 57

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Dopo ore, giorni, o forse pochi minuti, la porta si aprì di nuovo, e il mio carceriere venne avanti con un ghigno malefico.

Tentai di nuovo una debole resistenza, ma ottenni solo altri lividi sul viso e sulle gambe.

Di questo passo non avrei resistito molto a lungo.

<<Perché mi fai questo?>> chiesi piangendo, dopo che ebbe finito.
<<Perché ti voglio bella mia>> fu la sua risposta.

<<Come hai fatto a trovarmi? Tra milioni di ragazzi, come hai fatto a trovare proprio me? Dimmelo!>> urlai tra le lacrime.
<<È stato più semplice del previsto.>> Si sedette accanto a me e mi guardò incuriosito.

<<Sai, mi intrighi molto. Per questo ho deciso di prenderti con me.>>
<<Per violentarmi e farmi passare le pene dell'inferno? Sei un maniaco!>> esclamai, balzando in piedi.

Lui mi prese semplicemente per un braccio e mi costrinse di nuovo a terra.
<<Suvvia non rivolgerti così a me, non è educato>> disse sorridendo gentilmente.
<<Perché lo stupro lo consideri una cosa "educata"?>> replicai abbastanza schifata.

Quell'uomo era proprio pazzo.

Infatti sorrise laconico e non disse nulla. <<Forse hai ragione tu>> disse ad un tratto. <<Forse ti faccio del male, ma tu mi piaci così come sei e non posso farci nulla. La tentazione è troppa per resistere.>>

<<Se ti piaccio così come sono...allora, non dovresti mettermi le mani addosso. Altrimenti non sarò più la stessa. E...non ti piacerò più>> dissi, cogliendo al volo l'occasione.
<<Forse. Se ti comporti bene.>>
Trattenni il fiato incredula. Era stato così facile?!

Abbozzai un sorriso per rendermi tranquilla ai suoi occhi perversi. <<Allora grazie>> dissi. <<Però sono curiosa di sapere come mi hai trovata.>>

Avevo paura che le troppe insistenze lo avrebbero fatto incazzare, però almeno in quel momento sembrava tranquillo.
Bipolare, pensai.

<<Mia sorella mi ha parlato di te. E io mi sono incuriosito, così ho cercato di conoscerti un po' meglio>> spiegò.
Sua sorella? Allora...
<<Chi è tua sorella?>> chiesi.

L'uomo sorrise enigmatico e non disse nulla.
<<Lei...non vuole svelare la sua identità>> disse alla fine.
E te pareva.
<<E tu? Tu non vuoi svelarmi la tua identità?>> chiesi.
L'uomo annuì lentamente. <<Ian.>>

Ian. Quel nome non mi diceva nulla comunque.

<<Sai, Sarah, quando sei tranquilla mi piaci davvero>> disse ad un tratto, rialzandosi dal pavimento.
Sorrisi. <<E tu, quando non tenti di stuprarmi sei simpatico>> risposi.
Quella chiacchierata tranquilla mi aveva messo stranamente a mio agio, facendomi dimenticare di star parlando con un maniaco pervertito.
Forse non era sempre così.

Ian sorrise di rimando. <<Me lo ricorderò...la prossima volta che vengo a trovarti.>>

Rimasta sola, pensai a ciò che lo aveva spinto a rapirmi.
Possibile che avesse due facce completamente diverse l'una dall'altra?
Perché un attimo prima mi faceva paura e subito dopo mi fermavo a parlare con lui come se fossimo vecchi amici?

Passai altre ore in totale solitudine prima che l'uomo di nome Ian venisse di nuovo a trovarmi.
E quando lo fece, mi stupì ancor più della volta precedente.

Aveva gli occhi arrossati, il respiro affannato e si torturava le mani nervosamente.

<<Devo parlarti>> disse. <<Non ce la faccio più a tenermi tutto dentro.>>
<<Certo>> dissi stupita.
Lo feci sedere e tentai di calmarlo, ma lui sembrava essere troppo in agitazione per potersi calmare.

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