Capitolo 59

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Mi risvegliai dopo non so quanto tempo.
Tutto intorno a me era bianco, asettico.
Persino dentro la mia testa c'era bianco.

Okay, sono morta.

Pian piano però realizzai di non essere affatto morta; sentivo un brusio da qualche parte, il rumore inconfondibile del traffico proveniente dalla strada e il ticchettio di un orologio.

Qualcosa si mosse al mio fianco, qualcuno trattenne il fiato e io mi mossi appena, per cercare di vedere chi fosse.

Sono in una stanza di ospedale, realizzai allora, osservando i tubi e gli aghi conficcati nel mio braccio.
Si, ma come ci ero arrivata in ospedale?

<<Amore>> sussurrò qualcuno. Quella voce mi ricordava qualcosa, qualcuno a cui volevo troppo bene.
Anzi no, non solo bene. Qualcuno che amavo. Qualcuno per cui avrei dato la vita.

E allora ricordai. Ricordai le ultime, frenetiche ore, chiusa al buio, debole e infreddolita, e lei che mi puntava una pistola contro.
Poi lui che arrivava a salvarmi e io che mi sacrificavo al posto suo.

La pallottola ha colpito me, pensai. Dunque lui sta bene!

<<Amore, sei sveglia?>> sussurrò la stessa voce di prima.
Mi voltai lentamente e lo vidi. Fu come se lo vedessi per la prima volta: lo sguardo preoccupato, la piega delle labbra carnose, il ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte e infine quei meravigliosi occhi verdi che avrebbero fatto fermare per sempre il mio cuore.

Sorrisi. <<Dave>> sussurrai con voce roca.
Anche Dave sorrise, gli occhi gli luccicarono. Stava piangendo?
<<Non farmi più scherzi del genere, Sarah>> sussurrò Dave, abbracciandomi. <<Ti amo.>>

Il mio cuore accelerò i battiti, e la macchina che monitorava il mio stato attuale prese a lampeggiare frenetica.
<<Ops>> ridacchiai.
Dave si staccò ridendo. Un sorriso da mille watt. <<Wow, signorina Burke. Sette mesi insieme e ti faccio ancora quest'effetto?>>
<<Come se fosse la prima volta>> confermai, intrecciando le mie mani con le sue.

Poi corrugai la fronte. <<Ma gli altri dove sono? E Victoria? Che fine ha fatto? E da quanto tempo sono qui?>>

<<Calma, calma>> rise Dave. Da quanto tempo non lo vedevo così rilassato? In effetti non lo avevo mai visto così: ma ora che aveva ritrovato anche sua sorella era tornato sorridente come un tempo.

<<Sei qui da una settimana>> cominciò, prendendo fiato. <<Victoria è in carcere, suo fratello è stato rilasciato. Gli altri stanno bene, sono qui ad aspettarti...tutti.>>
<<Oh, Dave>> dissi. <<Shirley, l'ho ritrovata! Lei sta bene?>>

Dave sorrise. <<Si, è stata in ospedale fino a tre giorni fa ma sta bene. Ti aspetta con gli altri. E io ti sono grato per averla ritrovata.>>
Sospirai di sollievo.

Entrò un'infermiera, che cambiò il bendaggio lungo tutto il fianco.
Insistette con Dave affinché uscisse di lì, ma lui si ostinò e io anche: era da tantissimo tempo che non stavamo un po' insieme, e pian piano stavamo ritrovando la serenità dei primi giorni.

<<Questo ragazzo è un osso duro>> commentò l'infermiera, mentre completava il bendaggio. <<Non è uscito un attimo da questa stanza!>>
<<Per sette giorni ho avuto la paura di perderla>> bisbigliò Dave.
<<Tienitelo stretto: è un ragazzo fantastico>> disse l'infermiera strizzandomi l'occhio.
<<Lo so>> confermai.

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