Capitolo 17

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Fui silenziosa per tutta la cena, e alle domande di mia zia rispondevo a monosillabi. Fortuna che almeno Aiden era uscito, così che non si accorgesse del mio tormento interiore.
<<Salgo in camera>> annunciai, dopo essermi assorbita le chiacchiere futili di zia Rose.

Avevo una mezza idea di chiamare Julie e magari mio padre, ma entrambi si sarebbero accorti del mio stato d'animo solo dalla voce.

Quando accesi la luce per poco non ebbi un infarto. <<Che ci fai qui?>> sibilai.

David si piazzò davanti a me con le braccia conserte. Era bello come il sole, con quel suo sguardo imbronciato e le labbra semichiuse.
<<Tutto il giorno che non ti fai sentire>> sussurrò, con una voce roca che mi mise i brividi.

Pian piano indietreggiai verso il muro, mentre lui mi si avvicinava con lentezza, fino a trovarmi bloccata.

E ora che cazzo faccio?

Avevo paura di restare sola con lui, paura dei miei sentimenti, di tutto.
<<Non ho niente da dirti>> risposi, cercando di divincolarmi.
<<Hai molto da dirmi invece>> sussurrò, sfiorandomi una guancia.

Avevo la pelle d'oca grazie al suo contatto.
<<Non ti far pregare>> sussurrò con voce suadente, tracciando con le dita il profilo del mio viso.

Sospirai e lo guardai torva. <<Vuoi che ti dica che mi è piaciuto? Si, mi è piaciuto. Però ora basta, ok? Sono fidanzata>> dichiarai con scarsa convinzione.

David sorrise sarcastico. Il sorriso che amavo e odiavo contemporaneamente. <<Ripetilo>> disse beffardo.
<<Mi è piaciuto, però ora basta. Sono fid...>> ricominciai, ma fui bloccata dalle sue labbra, dolci ed insistenti sulle mie.

Chiusi gli occhi e provai a concentrarmi. Come facevo a respingerlo se faceva così?

Le farfalle ripresero ad agitarsi nello stomaco, il cuore volò a mille.

Respingilo, sei fidanzata, mi disse la ragione.
Non respingerlo, lo ami, ribatté il cuore.

Mi staccai un po' ansimante. <<Sono fidanzata>> ripetei, incrociando le braccia.

<<Ma tu ami me, non è così? Avanti, dimmelo! Me l'hai dimostrato, ora dimmelo!>> replicò David, spazientendosi.

Non risposi, incapace di formulare una risposta soddisfacente.
<<Non posso tradire Matt...>> provai a dire, ma lui mi interruppe.

<<Rischia, cazzo, rischia! Ascolta il tuo cuore!>> esclamò con foga, portandomi una mano sul petto.

<<Scegli l'amore, la felicità, Sarah! Scegli me! Sii libera di amarmi! Amami come io ti amo!>>

E mi ritrovai a cercare le sue labbra, a desiderare per me un altro bacio.

Lui mi tirò a se' e permise alle nostre bocche di rincontrarsi, alle nostre lingue di sfiorarsi.
E io ormai avevo deciso. Avevo scelto il cuore, la passionalità. Avevo scelto David.
Ed ero felice e libera, come mai era accaduto prima.

Passai la mia mano tra i suoi riccioli morbidi mentre lui mi accarezzava la schiena, stringendomi in un abbraccio unico e irripetibile. Sotto le sue labbra mi sentii rinascere un'altra volta.

Dopo ore passate così lui si staccò da me. <<Sei la mia ossessione>> sussurrò. <<La mia dannata ossessione.>>
<<E tu sei il mio maledetto tormento>> replicai.
Mi baciò un'altra volta, con meno passionalità e ardore, ma dolcemente, soavemente.
Matt non mi aveva mai baciata così. Matt non era nulla.

<<Devi mollarlo>> insistette David, quando più tardi eravamo sdraiati nel mio letto. Io in pigiama, lui a torso nudo, ovviamente uno spettacolo da mozzare il fiato. Gli avevo chiesto di dormire con me e lui aveva accettato con entusiasmo.

<<Lo lascerò>> dichiarai, convinta. <<Se ne farà una ragione. Se mi ama davvero, mi lascerà andare.>>
<<Però stai attenta>> replicò lui. Lo guardai interrogativa e mi rispose: <<Ho sempre pensato che abbia un secondo fine. Brown è tutta apparenza. Stai attenta.>>

Annuii e sussurrai: <<Se ci sei tu non ho paura>> confessai.

Lui sorrise e mi strinse al suo petto, il rifugio più bello del mondo per me.

Ad un tratto mi ricordai quando qualche mese prima lui mi aveva detto: "La tua anima gemella potrebbe essere ad un passo da te e tu potresti non accorgertene..." E aveva ragione. La mia anima gemella era lui e ce l'avevo vicino, e non me ne ero accorta.
Ma meglio tardi che mai.

<<A cosa pensi?>> sussurrai più tardi, mentre il sonno cominciava a prendersi possesso di me.
<<Ad una canzone>> mi rispose, accarezzandomi un braccio.
<<Hey You dei Pink Floyd>> continuò.

Avevo sentito quella canzone e mi piaceva tantissimo. <<E perché?>>
<<Beh, sai...l'ultimo verso credo rispecchi noi due>> rispose.

Prese a canticchiare la canzone mentre i miei occhi si chiudevano inesorabilmente. E alla fine, quasi in un sussurro, completò:

"Together we stand, divided we fall"

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