Capitolo 53

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Quella sera stessa decidemmo di tornare a Londra. Nessuno dei due voleva stare un minuto di più lì, e per nostra fortuna c'era un volo notturno che portava proprio a Londra.
Saremmo arrivati a metà mattinata nel capoluogo inglese, perciò entrambi avremmo saltato la scuola.

Ma la cosa non mi preoccupava. Tutti i problemi inutili che mi spaventavano prima sembravano essersi polverizzati dinnanzi a quella nuova realtà.
Una realtà in cui anche il mio Dave era diverso. Era assente, sfuggente, e non mi rivolse la parola per tutto il viaggio in aereo.

Trascorse tutto il tempo con le cuffie infilate nelle orecchie e la musica a palla, lasciandomi sola con i miei terribili pensieri e nessuna voglia di dormire.

Avevo già assimilato bene quello che avevo sentito; del resto, per me non era nulla di nuovo.
Sapevo di non essere amata da mia madre, in caso contrario lei mi avrebbe presa con se'.
Certo, sentirselo dire era peggio, faceva male.
Però io avevo capito che con quella donna non ci volevo avere più niente a che fare.

Dave invece sembrava ancora furioso. Forse perché lui aveva voluto bene al padre, e aveva creduto di essere ricambiato.
Sapevo che era difficile per lui, perciò lo lasciai stare e non lo importunai durante il viaggio.

Sarebbe venuto spontaneamente da me, ne ero sicura.

Alle 10.30 del mattino successivo l'aereo arrivò ad una nuvolosa Londra.
Il cielo prometteva pioggia e rifletteva il mio animo in quel momento esatto: grigio e tetro.

Aiden ci aspettava all'uscita e quando ci vide fu inizialmente sollevato.
<<Meno male che avete fatto in fretta! Avrebbero cominciato ad insospettirsi>> disse.
<<Già>> lo liquidai, entrando nella sua auto.

Dave mi seguì a ruota piazzandosi sul sedile anteriore, sempre senza dire una parola.
Almeno aveva tolto le cuffie e sembrava più presente a se stesso.

Aiden ci guardò incuriosito ma non ci chiese nulla. Comunque, più tardi gli avrei spiegato la situazione.
Dovevo pur sfogarmi con qualcuno, e visto che il mio ragazzo sembrava indisposto a parlare con qualsiasi persona, mi sarei confidata con mio cugino.

<<Tutto bene a Miami?>> chiese Aiden per fare conversazione.
<<Mm, si>> borbottai, senza aggiungere altro.
Dave sbuffò sonoramente e appoggiò la fronte al finestrino. Sembrava pensoso e...furente. Come previsto.

Lo accompagnammo a casa sua e poi ci dirigemmo verso la nostra.
<<Ti chiamo più tardi>> promisi a Dave, prima che scendesse dall'auto.
Lui annuì e si richiuse la portiera alle spalle.

Rimasti soli, Aiden cominciò a fare domande a raffica.
<<Ti spiego tutto quando arriviamo a casa>> lo bloccai quasi subito.
<<Tutto bene?>>
Sospirai. <<No.>>

Purtroppo arrivammo a casa quasi subito. Aiden mi assicurò che zia Rose era al lavoro, così mi precipitai subito in camera mia e mi buttai sul letto, nascondendo il viso nel cuscino.

Aiden entrò in camera e si sedette sul bordo del letto, in attesa.
<<Se glielo chiedo, zia Rose accetterà a farmi vivere qui stabilmente? Almeno fino a che non avrò un lavoro>> dissi, con un sospiro.

<<Certo>> disse subito Aiden. <<Ma perché? Che è successo a Miami?>>
Sospirai e, con le lacrime agli occhi, gli raccontai tutta la storia.
Mi ero ripromessa di non piangere più per quella situazione, ma rievocare non facilitava di certo e qualche lacrima era inevitabile.
Del resto, non ero fatta di pietra. Avevo anche io dei sentimenti, e molti.

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