È un piacere (ri)conoscerti

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[ prima di iniziare a leggere, mi scuso per il ritardo. Non ho mai fatto passare più di due o massimo tre settimane prima di aggiornare e ogni volta mi dispiace. Mi scuso, ma non ero nelle migliori delle condizioni per scrivere. Poi leggete lo spazio autrice se volete vedere come il destino si è preso gioco di me ahah. Buona lettura ♡ ]

Capitolo trentanove.

Mentre aspettavo che il semaforo segnalasse il verde, ripensai alle numerose cavolate che potevo risparmiarmi di dire a quel maledetto preside. Cavolo, ci stavo rimettendo il posto.

Avendo la mia borsetta in mano e la mia leggiadra goffezza nel corpo, cammino con quella che può definirsi naturalezza.
Provavo in tutti i modi a nascondere la mia agitazione per quel discorsetto che mi aspettava.

Faccio la mia entrata nella scuola aspettandomi il preside a braccia conserte mentre gridava il mio nome dall'altra parte della stanza.

E fu così infatti.

- Darwin! Nel mio ufficio, ora! -

Sbuffo, pentendomi sempre di più delle mie azioni.

Entro nella direzione, mentre stringevo nelle mani la mia piccola borsetta, pregando che tutti i santi del paradiso fossero con me.

- Elisabeth, lei non può capire di quale grazia ci stia beando la sua presenza. -
dice quell'uomo usando una nota di sarcasmo alquanto fastidiosa.

- È un modo per dirmi che mi sta licenziando? No guardi, perché se è così sono capace a mettermi a frignare come se avessi cinque anni e, -

- No, dico la verità signorina. - la sua espressione cambiò di colpo. - Ha ragione lei, questa scuola sta cedendo e va ristrutturata. Certo le sue parole erano abbastanza sconce ma ritiro la denuncia. -

Cosa diamine era successo, cosa mi ero persa? Guardo seduto sull'altra sedia un ragazzo, che di spalle stava girando delle carte.
- È merito suo?- dico puntando il dito verso quella figura, - Capisco che Carl abbia la dote della parola, ma così tanto fa convincerla di questo? - rispondo, immaginando la risata del segretario mentre si vantava di questo suo pregio.

- Darwin, lui non è Carl. È così amata dalle madri di questa scuola che sapendo che so stesse battendo per tenerla in piedi si sono permesse di pagarle l'avvocato. Uno eccellente direi, mi ha fatto ritirare la denuncia in dieci minuti, per farle capire. - la faccia rilassata del mio capo si trasformò in un ghigno, quasi per nascondere il suo ridere alla mia  sconcertata .

- Oh beh, allora grazie. - dico, ancora interdetta.

La sedia finalmente emise un suono, vidi le braccia possenti di quell'uomo avvicinarsi ad una penna, afferrarla e poi alzare il busto e spostarsi verso la finestra.

- Preside, credo che debba  firmare un ultimo documento. - la voce di quest'uomo era leggermente acuta ma lasciava un suono da uomo maturo. Mi lasciava  sorpresa avere quella sensazione di averla già sentita.

- Certo James. Dove devo, - l'uomo che avevo davanti si girò lentamente verso di me, incitandomi ad avvicinarmi. - Sono davvero sbadato. Signorina Darwin, lui è il ragazzo di cui ti stavo parlando prima. Signorino James, lei è Elisabeth. -

Sorridendo, lasciai che la mia mano scivolasse dalla mia tasca e allungarsi verso quella figura, che nel mentre si era girato verso di me.
Fu in quel momento che notai i suoi occhi. Quegli occhi azzurri.

12 || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora