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Melanie.

Non la smette di fissarmi.

I suoi occhi seguono ogni mia mossa, e mi sento come sestessi soffocando. Gli occhi color smeraldo del ragazzo misterioso mi tengono incatenata. Mi sta studiando, aspettando una qualsiasi reazione.

Se pensa di potermi controllare,si sbaglia.

Questa è casa mia e lui è un intruso.

Lo guardo dritto negli occhi nella speranza che possa sentirsi a disagio e rompere il contatto visivo, ma non serve a niente, perché lui continua ad analizzarmi. Invece, si morde il labbro e io sono costretta a distogliere lo sguardo. Provo a nascondere il calore che mi brucia le guance, ma è troppo tardi.

Il battere le mani di mio padre mi fa sussultare.

"Per prima cosa: le parolacce. Non sono ammesse parolacce sotto il mio tetto. Non c'è mai stato problema fino ad adesso, e non aspetto di averne adesso. Capito?"

Nessuno di loro risponde a mio padre o fa cenno di aver capito. Spero, per il loro bene che uno di loro faccia qualcosa, qualsiasi cosa. Dopo alcuni momenti di tensione, la ragazza, Hannah, annuisce.

"Non si potrà fumare, bere, o fare  uso di droghe di qualsiasi tipo," continua. "È proibito, e non tollererò questi comportamenti. Comincerete anche a lavorare in casa. Sono sicuro che Melanie abbia bisogno di un aiuto nella fattoria."

Tutti gli occhi si voltano verso di me e immediatamente mi sento piccola e a disagio sotto i loro sguardi; i tatuaggi e i piercing non aiutano affatto.

Melanie, smettila di fare la fifona. Non farti spaventare da come sembrano, è solo una maschera. Magari dentro sono simpatici.

Sistemo la mia postura e mi siedo meglio.

"Si mi piacerebbe essere aiutata.Ho sempre bisogni di assistenza, quando pulisco il letame delle mucche e quando mi occupo dei cavalli alle 4:45 di mattina," dico, sorridendo. Si irrigidiscono tutti e Hanna e il ragazzo con i capelli spettinati si scambiano uno sguardo disperato. Occhi verdi invece si lamenta e si appoggia allo schienale della sua sedia, incrociando le braccia.

"Io non lavoro," borbotta. La sua voce è profonda, molto profonda, e mostra segni di un intenso accento inglese.

"Beh è un peccato, non credi?"risponde mio padre. "Frequenterete la scuola di Melanie, Summerdale South High, da lunedì a venerdì. Tranne te, Lewis. Mi hanno detto che hai quasi vent'anni. Dico bene?"

"Louis. Il mio nome è Louis," lo corregge. "Ma sì, ho vent'anni." Sono tutti inglesi? Wow, che figata. Non sono mai stata in Inghilterra, ma ho sempre voluto andarci.

"Perfetto. Tu aiuterai in casa durante il giorno, e dovremmo trovarti un lavoro per tenerti occupato, mentre loro sono a scuola," gli dice mio padre.

"Sembra fantastico," risponde sarcasticamente.

Mio padre ignora il suo commento e continua a parlare. "Anche se questa è una piccola cittadina, la scuola è una delle migliori dello stato. Hanno l'un percento di abbandono, il che vuol dire che se dite parolacce in classe, fate vedere il medio ai professori, la polizia verrà a prendervi e vi sbatterà nella prigione della contea. Non si scherza qui," disse severamente.

Devo cercare di non ridere. La mia scuola è severa, ma non così tanto. Sta solo cercando di spaventarli con il suo comportamento da macho, ma non sembra avere effetto su di loro. Mio padre continua con la lista, evidenziando le cose che dice. Quando arriva la fine, sospira e si gratta la barba, prima diparlare.

"Questa è l'ultima regola, ed è per Louis ed Harry," comincia, guardandoli seriamente. "Nessuno di voi due proverà a fare qualcosa con Melanie. O Hannah. Se lo fate e lo scopro," ride,"ci saranno delle conseguenze. Sono stato nell'esercito per più di dieci anni. C'è una calibro 12 vicino alla mia poltrona in salotto, e non ho paura di usarla. Non volete farmi arrabbiare.Siamo intesi?"

"James," lo riprende mia madre. Si allunga e posa una mano sul suo pugno chiuso, massaggiando la pelle con il pollice.

"Non ti preoccupare. Non lo farei nemmeno se volessi," dice Harry. Aggrotto la fronte al suo commento. Cosa vorrebbe dire? Non penso di essere orrendamente brutta, ma non penso nemmeno di essere bellissima. Sono nella media. Sono solo Melanie.

Mio padre, invece, è felice di sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. "Mi fa piacere," dice con un sorriso. "Vorrei ricordarvi, come ho detto a Melanie per tutti questi anni, non sono un vostro amico. Sono il vostro guardiano e quello che è responsabile per voi. Seguite queste regole, e andremo d'accordo." Si volta verso di me."Melanie, perché non mostri ai nostri ospiti le loro stanze."

"Ehm, certo. Prendete le vostre cose e seguitemi." Roteo gli occhi internamente al tremore della mia voce. Ho bisogno di farmi vedere forte, non debole, di fronte a loro.

"Quante stronzate," si lamenta Hannah ad alta voce, quando raggiungiamo il secondo piano. Mi volto con gli occhi spalancati. Non sa che questi muri sono praticamente di carta?

"Che problema hai agli occhi? Calmati," dice, tirandosi dietro la valigia.

"Abbassa la voce. Mio padre ti ucciderà se ti sente dire le parolacce," sussurro. Ora, mi piacerebbe pensare che queste persone siano innocue e che seguiranno le regole senza lamentarsi, ma sfortunatamente, c'è una ragione per cui sono stati mandati qui, e non penso sia per essere stati educati e per aver seguito le regole.

Hannah alza gli occhi al cielo ed entra in camera sua, sbattendomi la porta in faccia. Sospiro prima di voltarmi.

Il ragazzo più grande è il prossimo.

Il corridoio è troppo pieno di gente, e sono costretta a schiacciarmi contro il muro per evitare un tizio con la videocamera mentre filma.

"Louis, vero?" chiedo. Lui annuisce e sparisce nella sua stanza senza dire una parola.

E ne rimasero due.

La presenza di Harry non mi rimane indifferente. I suoi occhi sembrano voler creare un buco sulla mia nuca, ed è difficile ignorarlo. Nascondo le mani nelle mie tasche posteriori e cammino velocemente di fronte a lui. Il breve percorso è imbarazzante e silenzioso, e sembra che passi un'eternità prima che riprenda parola.

"Smettila di comportarti come sevolessi ucciderti."

Mi volto e corrugo la fronte in confusione. La mia bocca si apre per chiedergli a cosa si riferisca, ma lui mi batte sul tempo.

"Le tue spalle sono tese, e la tua postura è rigida. Cammini mille passi davanti a me, e ti comporti come sevolessi saltarti addosso da un momento all'altro. Smettila di essere così critica. Non sprecherei il mio tempo con te," dice maleducatamente.

Il suo commento mi lascia spiazzata. Non gli ho mai neanche rivolto la parola, perché deve essere così cattivo? Non lo stavo giudicando. Non lo conosco nemmeno!

La mia mente sembra non voler collaborare con la mia bocca, e non mi viene niente da dirgli. Apre la porta ed entra nella stanza, quando si accorge che non riceverà risposta. Decido di lasciar perdere, nonostante la vocina nella mia testa che continua a ripetermi di dirgliene quattro.

"Aspetta," dico, appoggiano la mano sulla porta. I suoi occhi incontrano immediatamente i miei, e io provo a non rimanere immobile ancora. "Il pranzo sarà pronto tra poco."

Mi osserva per un momento prima di scoppiare a ridere. La sua voce crea una profonda risata, che sarebbe piacevole da ascoltare, se non fosse diretta a me. Le sue fossette mi prendono in giro, e improvvisamente mi sento una completa idiota.

Okay, ho deciso che per il momento posterò questa storia ogni due giorni, così mi porto avanti :):) e poi sono così felice che vi piaccia :) <3<3

Ho avuto dei piccoli problemi con la gif... Ma ora ho risolto ;)

Troubled. [Italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora