-Allora, che stiamo facendo?- chiese per la decima volta Colin.
-Stiamo andando in un posto fantastico, gira a destra-
-Mena dimmi dove-
-Ora alla prossima di nuovo a destra- indicai un posto davanti a noi -Dobbiamo arrivarci camminando-.
-Ricordi quello che mi hai promesso- gli chiesi.
-Di fare tutto ciò che mi dirai di fare senza rompere- mi imitò con una voce molto più acuta della sua. Io trattenni a stento una risata.
-Eccoci arrivati!- mi misi davanti all'insegna e spalancai le braccia.
Lui sbiancò di colpo -Oh non se ne parla nemmeno! No no no! Tu sei pazza!-
-Cosa? perché no?-
-Ma perché no! E poi mica posso così su due piedi! Che cavolo dovrei dire a mia madre?-
-Hai diciannove anni!-.
Eravamo davanti a un negozio di tatuaggi. Il ragazzo che li faceva era un amico di papà.
-È un pessima idea-
-È un idea fantastica!- dissi entrando e trascinandolo per un braccio.
-Hey Lizzy, che fai tu qui?- mi chiese Joe.
-È per un tatuaggio-
-Tua madre te lo lascia finalmente fare, o di nuovo in un posto dove non si veda?-
Colin mi guardò stranito.
-Non ancora, ma oggi non è per me, è per lui- indicai Colin
-Il tuo ragazzo-
-Non era una domanda- lo corressi
-Non lo è- lui mi fece l'occhiolino e si rivolse al biondo al mio fianco -Allora ragazzo, cosa posso fare per te?-
-Non saprei, posso vedere qualche tuo lavoro?- Joe prese un album dove c'erano tutti i suoi tatuaggi -A lei- disse lasciandoci soli e tornando a preparare l'inchiostro.
-Questo è fantastico!- dissi vedendone uno che prendeva tutto il braccio.
-Non se ne parla nemmeno... Tu cos'hai?-
Alzai i capelli e gli dissi di abbassare la maglietta da dietro. Sulla spalla c'era una corona con sotto la scritta: 'non tutte le regine hanno bisogno di un re per essere tali...'
-E questo per che cos'è?-
-Un giorno, sentì i miei litigare forte, e si rinfacciavano costantemente che nessuno dei due potrebbe essere dovè adesso senza l'altro, io non sono come loro, come lei. Io non ho bisogno di nessuno per essere ciò che sono- dissi tutto d'un fiato, tenendo lo sguardo basso.
Lui mi prese il mento tra pollice e indice -Aspetta qui- poi si avvicinò a Joe, parlarono per qualche minuto poi lui annuì e lo fece stendere sul lettino dopo avergli fatto togliere la maglietta.
Io mi avvicinai a lui -Cosa ha scelto?- chiesi.
-Vedrai-
Ci volle più di un ora per finire il disegno ma Colin non mi permise di vedere il procedimento.
-Finito- disse Joe, pulì il disegno e fece cenno a Colin di aspettare un attimo.
-Ora posso vedere?-
-Si- disse lui, e vidi il suo nervosismo
-Comunque sei stato bravo, non hai fatto nemmeno smorfie per il dolore-
Lui sorrise e arrossì.
Quando fui dietro di lui mi vennero le lacrime agli occhi. Sulla parte alta della schiena era disegnata una corona.
Con sotto la scritta in corsivo: 'Anche dietro il più grande dei re c'è sempre un uomo e la sua regina'
-E questa per che cos'è?- chiesi sorridendo asciugandomi gli occhi.
-Questa è una frase che mio padre mi ripeteva sempre quando ero piccolo, mi diceva sempre che per quanto lui fosse diventato ricco e famoso, sarebbe stato solo un uomo, e che molto di ciò che era lo era anche grazie alla sua regina: mia madre-
-Ti rendi conto di che grande contraddizione è questo tatuaggio?- chiesi -Talmente uguale al mio ma talmente diverso- sussurrai sfiorandolo. La pelle al fatto era calda. Lui sobbalzò sotto il mio tocco e espirò rapidamente.
Facendo pressione sui gomiti alzò la schiena e voltò la testa verso di me.
Ora i nostri visi erano a pochi millimetri di distanza.
-Colin...- sussurrai
Lui si sporse e mi baciò. Se all'inizio fu un bacio tenero? Si... Per la prima volta feci esattamente quello che ci si aspetta da un libro romantico: tutto partì da un bacio lento, solo dopo tutto si accese sul serio.
La sua lingua esplorava con la bocca, e per la miseria, ci sapeva fare con quella lingua.
Misi le mani sui suoi avambracci e lui contrasse i muscoli, e mentre con una mano iniziava ad tenermi più stretta a lui... Un colpo di tosse ci riscosse.
-Ragazzini avete delle case per queste cose- disse Joe ridacchiando con le braccia incrociate al petto.
Joe mise delle bende sul tatuaggio di Colin e gli fece pagare un prezzo ridotto.
-Ora che facciamo?- chiese quando uscimmo dal negozio -È ancora presto- disse. Effettivamente era presto: le sette e un quarto circa.
-Mi è venuta un idea- dissi -Dammi il telefono-
Lui me lo passo -Ma perché il mio?- si lamentò con un sorriso.
Io non lo ascoltai e chiamai Ed.
-Hey, hai da fare oggi?-
-Em.. Innanzi tutto buonasera, comunque no, perché? Usciamo?-
-Non esattamente, pensi che i tuoi ci possono lasciar stare sul terrazzo questa sera?-
-Si, credo di si-
-Bene, chiama Ale, Kassie e Riley, ci vediamo da te alle nove, dite ai genitori che dormite fuori oggi. Ah, appena arrivate preparate il tavolo del terrazzo e le sdraio-
-Che stai combinando Liz?- chiese lui
-Fidati di me, a dopo- chiusi la chiamata e restituì il telefono a Colin.
-Dobbiamo passare un attimo da casa mia, e poi dobbiamo andare a fare compere- dissi incamminandomi verso il suo Pick-up.
Lui mi chiamò ma io non mi voltai, consapevole che alla fine mi avrebbe seguito.
Dopo essermi cambiata quella gonna con degli shorts, e aver comprato una focaccia e qualche cosa da bere ci avviammo verso casa di Ed.
-Questa è la casa della madre di Ed, perlomeno di quando lei era piccola-
Spiegai.
Salimmo di corsa le scale fino al terrazzo.
-Che cazzo ci fa lui qui?- urlò Ed appena ci vide.
-Ed- lo guardai fisso negli occhi e lui si tranquillizzò, o per lo meno fece finta.
Posammo le focacce sul tavolo e poco dopo tutti iniziammo a cenare.
In 5 minuti ci eravamo seduti e in meno di 2 tutto era finito.
Ci sedemmo sulle sdraio.
-Tra quanto riparti Kassie?- chisi io. Ero sdraiata sul petto di Colin, tutti seduti intorno a un tavolino con una decina di candele a fare luce.
-L'uno- mi spiegò.
-Sapete quest'anno non ho voglia di festeggiare un bel niente- dissi -Niente di quelle stronzate che fanno tutti come la festa in ristorante o in discoteca-.
-E cosa vuoi fare?- mi chiese Ale.
Restai un paio di minuti in silenzio -Questo- dissi solo.
Colin mi baciò sulla tempia stringendomi a se.
-Ragazzi mi è venuta un idea, qualcuno sa suonare la chitarra?- chiese Riley
-Io no- disse Ed
-Io nemmeno- assentì Ale
-Io-. Mi voltai: era stato Colin a parlare.
-Bene, Ed tu hai una chitarra?-
Ed scese e prese la chitarra, la porse a Colin e tornò a sedersi sulla sua sdraio.
-Cosa ci suoni?- chiese Ale.
Io mi alzai dandogli lo spazio necessario per mantenere la chitarra e posizionate le dita.
-Conoscete gli extreme? La canzone: 'More than words'?-
Lui iniziò subito con un accordo di sol, e proseguì cambiando varie volte la posizione della mano mentre intonava:
~Dire ti amo~
Non sono le parole che vorrei sentire da te
Non è che ti voglio
Non sono cose da dire, ma se solo sapessi
Come sarebbe facile mostrarmi cosa provi
Più delle parole è quanto devi fare per renderlo reale
Così non dovrai dirmi che mi ami
Perché lo saprei giàChe faresti se il mio cuore fosse strappato in due
Più che parole da mostrare senti
Che il tuo amore per me è reale
Che diresti se togliessi quelle parole
Allora non potresti fare nuova ogni cosa
Solo dicendo ti amoPiù delle parole
Ora ho provato a parlarti e farti capire
Non devi far altro che chiudere gli occhi
allungare le mani e toccarmi
Tienimi stretto non lasciarmi mai
Più delle parole è ciò che ho sempre avuto bisogno tu mi mostrassi
Così non dovrai più dirmi che mi ami
Perché lo saprei giàChe faresti se il mio cuore fosse strappato in due
Più che parole da mostrare senti
Che il tuo amore per me è reale
Che diresti se togliessi quelle parole
Allora non potresti fare nuova ogni cosa
Solo dicendo ti amo~Più delle parole~
Quando la canzone finì ci guardammo negli occhi.
Aveva capito che non volevo più le parole, tutti erano bravi a usarle, ma solo in pochi erano capaci di darti davvero ciò che davvero dicevano di volerti dare.
Proprio mentre ci baciavamo mi arrivò un messaggio da mia madre.
Papà domani e fuori per lavoro, Jackson passa la giornata da Abby, i genitori l'hanno invitato a mangiare, io avrò da fare, riesci a trovare qualcosa da fare per il pranzo.
Io fissai il telefono. Nessun 'ciao' o 'tutto bene?' Ma infondo era meglio così, io non sarei mai stata gentile con lei, e non mi aspettavo più che lei lo fosse con me.
Si scrissi e spensi il telefono.
-Tutto bene?- mi chiese Colin.
-Tutto bene- annuì, e stranamente, era vero. Stavo bene.Ciao ragazzi!
Oggi sto aggiornando in tempo!
Se vi fa piacere potreste davvero sentirla la canzone, a me è piaciuta molto.
Ho visto che c'è gente che mi segue e vota le mie storie e voglio ringraziarvi di cuore. Siamo quasi arrivati alle cinquecento visualizzazioni e per me è un traguardo assolutamente fantastico!
Sono davvero contenta a vi ringrazio di cuore.
Baci, Ny
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ChickLitPensavo che mi stesse salvando, e invece mi ha spinto ancora più giù... Sara aveva ragione, gli scrittori non scrivono mai romanzi rosa tra un bravo ragazzo e una cattiva ragazza perché non può esistere un lieto fine per loro... Ed io che pensavo di...