Capitolo 8: Second chance

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Ragazze, sono davvero contenta che alcune di voi abbiano commentato nel capitolo precedente. Potete fare la stessa cosa anche in questo?

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Come aveva potuto dirmi una cosa del genere? Come? Con che coraggio ha avuto rinfacciarmi ciò che era successo anni fa in questo modo? So che avevo sbagliato anni fa e me ne pento, ma non voglio ricordarlo in questo modo. Non voglio essere chiamata puttana per quella cosa, è successo perché ero ubriaca e non volevo di certo fare un pompino al mio migliore amico... e scoparci pure.
È per questo che non volevo più vederlo, perché mi avrebbe sempre ferita alla fine e lo odio per questo. Era il ragazzo più dolce che avessi mai incontrato in vita mia anni fa, ma poi si è dimostrato codardo e stronzo.

Mio padre si incazzerebbe tantissimo con me se gli dicessi che ho rivisto Harry e che l'ho anche fatto entrare in casa. Sa cos'è successo, tutti sanno cos'è successo quel giorno e lui non l'ha mai perdonato per quella cosa. Ha detto che lo avrebbe preso a botte se mai si fosse presentato davanti a lui e non potevo biasimarlo; io sono sua figlia e vuole solo il meglio per me.

Mia madre era la più comprensiva e aveva detto che vedeva nei suoi occhi il rimorso per quel giorno, ma che avrei dovuto aspettare che lui si facesse avanti per chiedermi scusa... ma non l'aveva mai fatto, se non per messaggio.

Sua madre era solamente delusa ed è forse proprio per questo che lui ha smesso di essere il ragazzo di sempre con lei. Cioè, sempre gentile, uno che aiuta in casa e che le dice "ti voglio bene".

Io provavo un mix di delusione, rabbia e tristezza. Solo quelli e l'ho provato fino alla fine degli anni del liceo, anche se tutt'ora provo ancora quei sentimenti. Ma solo perché Harry è tornato... prima stavo bene.

«Ehi!» Katy entra e appena mi vede per terra in lacrime il suo sorriso morire. «La...» aggiunge alla fine. «Ehi, cos'è successo?» si avvicina a me e mi aiuta a mettermi seduta sul divano.

«Harry» singhiozzo e piango sulla sua spalla.

«Cos'è successo stavolta?» mi accarezza la schiena.

Alzo la testa e mi guardo le mani sulle gambe. «È ve-venuto qui poco fa»

«Che cosa? E come fa sapere dove abiti? Oh, mio Dio! È uno stalker!» sclera, ma io sospiro e basta. «Cos'è successo? Ti ha fatto del male? Ti ha toccata?»

«No...» una lacrime scende lungo il mio viso. «Stavamo discutendo su quello che era successo in passato e lui alla fine ne è uscito con un "non è colpa mia se quando sei ubriaca diventi una puttana che succhia il mio cazzo e insiste di fare video e foto" » mi mordo il labbro nervosamente.

«Quel cazzone...» sibila. «Dai, non piangere. Ci sono qua io e ogni volta che tu lo vedrai davanti a te dovrai obbligatoriamente avvisarmi, così lo prendo a martellate in testa»

«Le martellate non basterebbero per fargli subire ciò che ho subito io negli ultimi anni, non credi?» piango e lei sospira. «Tutta la scuola mi aveva presa in giro per quella cosa e lui non mi ha neanche aiutata. Poi, negli anni successivi non mi ha più rivolto la parola e ci sto tutt'ora ancora male perché lui avrebbe dovuto essere il mio migliore amico e ora torna qui e mi parla come se fosse solo tutta colpa mia»

«Ehi» mi prende il viso fra le mani. «Non lo ascoltare quello stronzo. Tu sei una ragazza stupenda e tutti noi commettiamo sbagli nella vita, ma si impara sbagliando. So che è stato davvero tragico, imbarazzante e doloroso ciò che ti è successo al liceo» mi dice dolcemente guardandomi negli occhi. «Ma tu sei Chelsea e sarai sempre la Chelsea buona, gentile con tutti, divertente e laboriosa che io conosco... non dimenticare questo, va bene?»

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