Capitolo 11: Anemones

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«Avresti dovuto vedermi, morivo dalla voglia di strozzarlo mentre guidava!» sbotto mangiandomi una patatina fritta.

«Io te l'avevo detto che stronzo sarebbe rimasto comunque» Katy fa spallucce mangiando anche lei una patatina. «Cambiamo argomento, dai. Quindi i tuoi genitori verranno qui a New York?»

«Già e abbiamo deciso di fare una cenetta tutti insieme e apriremo i regali tutti insieme» sorrido. «Sarà per il prossimo anno, Katy. Riuscirò a convincerli di tornare di nuovo» ridacchio e lei pure. «Tranquilla, so già cosa regalarti.» le faccio l'occhiolino.

«Davvero? E cos'è? Dai, dimmi!» mi chiede come se fosse una bambina curiosa.

«Non te lo dico, aspetterai a Natale! Per la cena, i miei hanno detto di no, ma durante il giorno faremo tutti un giro insieme per le strade di New York.»

«Lo so, ma non voglio aspettare per così tanto tempo.» piagnucola e io alzo gli occhi al cielo. «Un piccolo indizio?»

«Non ti dirò neanche quello» rido e lei mette un finto broncio sulla faccia. «Almeno io non ti sto chiedendo cosa mi regalerai a Natale»

«Ma sei cattiva con le soprese! Sai tenere bene la bocca chiusa.»

«Lo so, grazie.» faccio spallucce continuando a ridacchiare. «Allora, come va con Noah?»

«Benissimo, le nostre famiglie passeranno il Natale tutti insieme come abbiamo fatto da cinque anni.»

«Aw, Giulietta ha trovato il suo Romeo.» le pizzico la guancia. «Se prova soltanto a ferirti digli che avrà i giorni contati.» le dico scherzosamente.

«Ahaha, va bene» annuisce. «Ma perché ci stiamo mangiando queste schifezze?» chiede indicando con la testa il piatto di patatine fritte.

«Perché si vive una volta sola e se mai ingrassi puoi sempre fare la dieta.»

«Hai ragione» annuisce e si mangia un'altra manciata di patatine. «Ho fatto bene a correre qui fino a casa tua appena mi hai chiamata.»

«Sì, hai fatto molto bene. Dici che tornerà da me per chiedere scusa?»

«Molto probabile, ma tu stavolta ascoltami e ignoralo. Deve imparare che per quanto sia ricco e famoso, il mondo non gira intorno a lui e per ricevere qualcosa deve guadagnarselo.»

«Esatto, lo ignorerò.»

«Lo farai davvero?» mi chiede con occhi sospetti.

«Sì» annuisco. «Lo giuro.»

«Mmh, bene.»

***

È sabato ed è sera e ciò significa giorno libero e posso andare a comprare i regali per i miei genitori, Katy e Harry.
Sono al centro commerciale da quasi mezz'ora e ho già comprato i regali di mamma e papà. Il regalo di Harry e Katy, in teoria, li ho già comprati ma li ho ordinati su Internet e dovrebbero arrivarmi fra qualche momento a casa e forse sono anche fin troppo buona a fare a quell'uomo un regalo anche dopo quello che è successo ieri.
Sto per uscire dal centro commerciale quando una mano si poggia sulla mia spalla e mi gira spaventandomi a morte. Quando guardo chi era la persona che mi aveva girata come una trottola sul mio viso appare un sorriso enorme.

«Oh, mio Dio, Niall!» lo abbraccio intorno il collo il biondo irlandese che conosco da quando sono bambina, ma che non l'ho più rivisto dopo essermi laureata. «Sono passati, non so, due anni?»

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