Capitolo 22: Gunshots

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La voglia di vivere si stava esaurendo e volevo soltanto seppellirmi viva e morire in santa pace.
Questo mondo è crudele e in pochi riescono a capirmi.
Con quale coraggio era venuto lì da me per dirmi che voleva parlarmi? Ma era matto o stava solo fingendo? Non riesco a capire la sua logica. Infatti, sin da quando eravamo ragazzini che non riesco a capire i suoi ragionamenti.
Avevo bisogno di vivere. Dovevo tornare a vivere come prima. Devo tornare a divertirmi come prima. Non posso andare avanti a stare rinchiusa in casa a deprimermi perché è quasi passato un mese da quando l'ho fatto.
Prendo il cellulare e cerco il numero di Niall.

«Pronto?» risponde felice, come sempre.

«Niall, usciamo stasera e divertiamoci un po' in discoteca. Ho voglia di distrarmi un po', ti va?»

«Sì, passo a prenderti alle nove e mezza questa sera» , risponde un po' incerto «Sicura di stare bene?»

«No, ma voglio solo spassarmela questa sera. Non voglio pensare a lui almeno questo giorno.»

***

Avevo scelto il giorno giusto per andare in discoteca. Era venerdì, quindi anche se domani dovessi svegliarmi con la sbornia almeno non dovevo andare a lavorare.
Io e Niall stiamo bevendo insieme ad altri due suoi amici ridendo come coglioni senza un preciso motivo. Mi ha fatto conoscere Clark e Hannah, due persone così diverse da me ma che ci vado comunque d'accordo. E per diverse da me intendo molto diverse; sono quasi ricoperti di tatuaggi e ciascuno di loro hanno dei pericing sul labbro e sul sopracciglio.
All'inizio credevo stessero insieme, ma poi ho scoperto che sono fratelli gemelli ed io mi sono messa a ridere per l'imbarazzo.

«E poi, dovevate vederlo quel giorno in cui ha avuto la sua prima erezione da bambino. Si era svegliato all'una di notte con una torre lì in mezzo alle gambe ed è corso da nostra madre in lacrime!» ci racconta Hannah del passato oscuro di suo fratello.

Clark le lancia uno sguardo omicida, ma poi inizia a ghignare.

«Dovevate invece vedere lei quando all'età di sedici anni ha perso la sua verginità con un tipo che non ci era andato per niente piano con lei e mi ha telefonato lei in lacrime perché le bruciava lì sotto... e mi chiedeva pure cosa doveva fare!»

Io e Niall ridiamo come matti e Clark e Hanna iniziano a bisticciare come due bambini di otto anni dandosi a vicenda dei colpi sulle braccia.
Chiedo a Niall di passarmi un altro bicchiere di vodka e lui mi accontenta senza problemi. Ora che mi ricordo, Niall è l'unico che non ha ancora bevuto; aveva deciso di riportarci tutti a casa sani e salvi.

«Chi vuole ballare?» chiedo e Hannah si alza in piedi per tirarmi verso la pista da ballo.

Mi stavo divertendo e la vodka mi stava facendo dimenticare Harry solo per questa notte, grazie al cielo. Io e Hannah balliamo ondeggiando i nostri fianchi al ritmo della musica e vengono da noi due ragazzi che mettono le mani sulla nostra vita e ondeggiano i bacini contro i nostri sederi. Mi considero un po' troia in questo momento, ma non può fregarmene più di tanto. Harry non era più mio ed io non ero più sua. Posso ballare con chiunque io voglio ballare.

«Ehi, mi chiamo Michael» dice il ragazzo che sta ballando con me.

«Chelsea»

«Sei davvero sexy con questo vestito» mi dice avvicinandosi al mio orecchio.

«Grazie» arrossisco.

Neanche un momento dopo inizia a mordicchiarmi il lobo dell'orecchio.

«Ti va di... be', sai...» ghigna ed io lo guardo storto.

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