HARRY'S POV
Entrai e sbutio riuscii a scorgerla seduta accanto al biondo tinto, mentre chiacchierava con il barista.
Slittai il mio sguardo nei suoi occhi e mi avvicinai al bancone.
Mad:"hey Harry!" Mi sorrise.
Ricambiai il sorriso e le baciai una guancia.
Non mi piacevano le occhiate che le mandava quel barista.
Le cinsi la vita con le braccia quando lo sorpresi a fissarla nuovamente mentre lei scambiava quache parola, di una conversazione a me sconosciuta, con il biondo.
Il barista, Camiran Cameret o come cazzo si chiama, ricambiò il mio sguardo in modo torvo.
Lo fissai ancora di più serrando la mascella e stringendo Madison al mio corpo.
Lei se ne accorse e mi guardò, facendomi distogliere l'attenzione da Cameret.
Madison:"Harry?" Mi richiamò con sguardo interrogativo.
Io:"andiamo, Liam ci aspetta in auto." Mentii.
Lei salutò il biondo con un bacio in guancia e stessa cosa fece per quel Cameret.
Avrei solo voluto prendere Madison, sbatterla a muro e baciarla per dimostrare a tutti che è mia, mia e di nessun altro. Ma non potevo. Non posso farlo.
Madison:"ciao Cameron, ciao Niall. A stasera!" Salutò mentre varcavamo la soglia della porta.
Entrammo in auto, e non dissi una sola parola.
Madison:"perchè hai mentito?" Chiese mentre metteva la cintura.
Io:"non lo so." Risposi abbastanza sincero.
Dopo quella domanda, non parlò. Probabilmente aveva capito fosse meglio non parlare per il momento.
Ma la copla non era la sua, cazzo. Lei non aveva fatto niente. Ero io che continuavo ad essere geloso e possessivo, ingiustamente.
Lei non era la mia ragazza e non io non le piacevo.
In più le cose tra di noi erano apparentemente impossibili.
Lei stava soltanto cercando di ricostruirsi una vita e io non stavo facendo altro che ostacolarla.
Magari si era presa una cotta per il barista e io continuavo a metterle i bastoni tra le ruote.
Si, è così. Sono stato solo uno stupido.
Mi ero detto che se lei fosse stata felice lo sarei stato anch'io. E invece mi sto conportando da fottuto egoista impedendole di avere ciò che vuole.
Perchè sbaglio sempre tutto?
Una volta arrivati, spengo il motore.
Devo starle lontano. Devo farlo o soffrirò e tanto anche. Ma so che non ci riuscirò, non riuscirò mai a starle lontano come vorrei. È più forte di me, più forte di tutto.
Ma ho bisogno di non stare più così vicino a lei, ho bisogno di distrarmi, di fare altro, di pensare ad altro. Magari potrei incominciare a fare dello sport, chissà...
Madison:"Harry? Mi vuoi dire che hai? Se non potevi venire a prendermi, bastava che me lo docessi e-"
Io:"no." Risposi tagliente più del dovuto scendendo dall'auto.
Mi imitò, e semplicemente mi seguì dentro casa dove trovammo Liam gia intento a cucinare.
Salii in camera mia senza guardare in faccia a nessuno dei due.
Chiusi la porta e poi mi stravaccai sul mio letto.
Chiusi gli occhi, ma me ne pentii subito dopo, rivivendo ciò che avevo passato con Madison.
È vero, non ci conosciamo da molto, ma è come se sentissi di conoscerla da una vita.
Quel giorno che arrivai a casa Kooper, quando mi strinse la mano diventando rossa...
Mi ricordo anche di come mi guardava timida, come se quasi avesse paura che avrebbe potuto farsi del male anche solo guardandomi.Risi amaramante al ricordo di qundo mi diede più volte del lei, e di quando provò a trascinare su per le scale la mia valigia che era più pesante del suo esile corpo.
Oh, e quando mi tolsi la maglietta davanti a lei rimanendo a petto nudo: diventò talmente rossa in viso che quasi credetti si confondesse col colore della sua felpa.
Ricordo anche di quando le medicai la ferita sulla guancia, di come scoprii che ciò che mi avevano detto quei due farabutti fossero solo bugie.
O quando voleva togliersi la vita buttandosi dalla finestra della soffitta. Ricordo perfettamente che la fermai ben due volte, ma dopo smise di respirare e non so come la salvai ugualmente. Quella fu l'unica volta che assaggiai le sue labbra, senza godermele ovviamente, ma ricordo chaiaramente che poggiai la mia bocca sulla sua.
Ricordo anche quel giorno in cui la trovai svenuta sul pavimento della sua stanza. Aveva la febbre alta siccome non mangiava da giorni e dormiva costantemente al freddo. La portai in camera mia e la spogliai vestendola con le mie cose. Lei era così bella, e i miei vestiti le stavano enormi, era incredibilmente tenera.
Ma il giorno che ricordavo meglio di tutti era quello in cui quel figlio di puttana di Orazio stava per violentarla. Lei, il mio angelo, giceva lì su quel pavimento freddo mezza nuda e ricoperta di lividi.
Se soltanto ci ripenso, piango. Piango di rabbia e di dolore.
Il mio cuore soffriva in una maniera impossibile al ricordo di quell'orribile giorno.
Qualcuno bussò alla porta, così mi alzai e aprii.
Madison:"è pronto il pranzo, Harry." Mormorò lei con un pizzico di timore negli occhi -che non riuscivo a vedere chiaramente-.
Io:"ok." Risposi freddo sorpassandola.
Non volevo, non era mia intenzione comportarmi in questo modo, ma tutto questo doveva finire.