17. Stiles va in corto circuito

7.3K 347 205
                                    


Era finalmente arrivata l'ora di pranzo ed ero così affamata che non riuscivo più a pensare ad altro. La signora della mensa era stata così gentile con me, riempiendomi il vassoio, che non potevo certo far raffreddare tutto questo ben di Dio - anche se sappiamo tutti quanti che il cibo della mensa è vomitevole.

"I sogni non sono ricordi," mormorò Stiles per non farsi sentire da tutta la scuola. Avevamo appena adocchiato un tavolo vuoto e ci stavamo fiondando alla conquista, come dei conquistadores in America latina. Beh non sempre: una volta ho sognato di quando mi svuotasti un secchio pieno di biglie nella maglia, quindi...

"Allora non è stato un sogno," rispose Scott, "è successo qualcosa ieri notte, ma non mi ricordo che cosa. Rose, secondo te dovrei andare a chiedere spiegazioni a Derek?"

Inutile dirlo, appena il mio regale fondo schiena aveva toccato la sedia, avevo già iniziato ad abbuffarmi di patatine surgelate e mollicce. Non disprezzavo certo una piacevole conversazione a tavola, ma se dovevamo parlare di morti e roba del genere, allora preferivo pranzare in silenzio. Ma quei due non riuscivano a stare zitti un secondo se messi nella stessa stanza, perciò non ero molto contenta di essere stata interrotta da quel costante ronzio che mi tartassava le orecchie. "Perché credi che Derek abbia tutte le risposte?" Chiesi confusa che avesse chiesto, per una volta, la mia opinione. Bob, spero tu riesca a sentire tutto il mio rancore.

"Perché durane la luna piena lui non è cambiato, lui aveva il controllo totale," iniziò a spiegare guardandosi in torno, "invece io sono riuscito addirittura ad aggredire una persona innocente."

"Questo non lo sai. Come fai a sapere se quella persona era innocente o se sei stato effettivamente tu a ridurla così?" gli chiesi, facendo movimenti strani con la  forchetta prima di puntargliela addosso. Mi sentivo come una vecchia saggia che dava delle massime sulla vita - o come l'albero-nonna di Pocahontas.

"Beh questo non lo sai nemmeno tu," sospirò abbassando lo sguardo, non aveva toccato cibo. "non devo uscire con Allison, lo annullo."

"No, non annulli, ok? Non puoi annullare tutta la tua vita," disse Stiles bloccandolo dal prendere il telefono.

"Bella questa, fammela segnare sul libretto delle citazioni," dissi contenta mentre cercavo nello zaino, ma ricevetti delle occhiatacce, "che c'è? Ero seria...io mi sentirei importante se fossi in te." Quei due dicevano così spesso stupidaggini che, quando dicevano cose intelligenti, era meglio appuntarselo e segnarlo sul calendario.

"Scott inventeremo qualcosa," disse Stiles per cambiare discorso, a quanto pare non riusciva a credere che potessi parlare senza sarcasmo o ironia. Escandalo. Però, scherzi a parte, rimasi piacevolmente colpita da quanto Stiles fosse di sostegno al suo migliore amico.

"Inventare che cosa?" chiese Lydia mettendosi a sedere al nostro stesso tavolo, alla sinistra del moro, "parlavano di compiti...non li hanno fatti," dissi la prima cosa che mi venne in mente. Vedi Stiles? Questo si chiama mentire.

"Rose, perché si è seduta con noi?" mi chiese. Che ne so, non sono mica sua amica...credo?

"Aspetta, fammi controllare nel mio quaderno delle risposte," dissi sfogliando un quadernino a caso che avevo nello zaino "...mmm, vediamo. NON LO SO."

"Alzati," Jackson era arrivato poco dopo insieme a tutti i titolari e ad Allison e già aveva iniziato a dare ordini.

"Perché non lo chiedi a Danny?" chiese offeso il ragazzo seduto a capotavola, alla sinistra di Lydia, prima di alzarsi e sedersi di fianco a me.

"Perché io non fisso le tette della sua ragazza," rispose il portiere della squadra, facendomi ridere. Danny, tu non fissi le tette di nessuna ragazza. Te preferisci giocare con le biglie che con le bocce.

Touch || Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora