30. Lite matrimoniale fra Stanlio e Ollio

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"Sono passati due giorni Stiles, dovresti parlargli," dissi mentre mi sedevo al banco di fianco al suo. "Almeno spiegami perché ce l'hai con lui. Non è stata colpa sua se un puma è entrato nel parcheggio della scuola."

"Mio padre è stato quasi investito da una macchina."

"Ma mica la guidava Scott. Ti aspettavi che la fermasse come superman fa coi treni?"

"Non lo so." Quel ragazzo era più lunatico di Scott ed io messi insieme, si impuntava nelle cose più stupide.

"E allora perché sei arrabbiato con lui?"

"Perché si."

"Non è una risposta. Ricapitoliamo: non è colpa di Scott se è arrivato un puma a scuola e ha creato il panico, non è nemmeno colpa sua se tuo padre è stato praticamente investito. E allora: perché sei arrabbiato con lui?"

"Perché ti schieri dalla sua parte?" Di nuovo con questa storia, perché vuole il mio appoggio in ogni cosa che fa? Non sono mica sua madre. 

"Non mi schiero dalla parte di nessuno. È solo che mi dà noia il fatto che usi Scott come capro espiatorio per quello successo a tuo padre." Erano due giorni che Stiles non rivolgeva la parola a Scott, senza nessun motivo, ed io mi ero stancata di fare tramite tra loro due. Tutte le volte era un continuo Rose, dì a Scott che se gli parlassi gli direi che è un coglione.

In quel momento entrò in classe Scott, facendo zittire il castano. Parli del diavolo...

"Ancora non vuoi parlarmi?" chiese il moro sedendosi al banco dietro l'amico. Ma non ricevette alcuna risposta. "Almeno dimmi se tuo padre sta bene. È solo un livido, vero? Qualche costola rotta? Niente di grave?"

"Sta bene, tranquillo," risposi mettendomi in mezzo, anche se odiavo fare da ambasciatrice per tutti e due. Se non rispondo io qui non si va nessuna parte.

"Sono davvero...mortificato, ok?" Scott aveva imparato quella parola il giorno prima a letteratura inglese e stava continuando ad usarla. Che carino, era così contento di aumentare il suo vocabolario. I'm a proud mom.

"Ma per cosa? Io non capisco..." mormorai diventando ogni minuto sempre più frustrata: se Stiles non avesse smesso nel giro di un minuto giuro gli avrei lanciato un banco in faccia.

"D'accordo. E se ti dicessi che sto cercando di risolvere il problema e...ho chiesto a Derek di aiutarmi?"

"Tu cosa?!"

"Se ti parlassi direi che sei un idiota a fidarti di lui," disse finalmente il castano, "ma ovviamente io non ti parlo."

"Si, certo," mormorai sorridendo, finalmente si era deciso a mettere da parte l'ascia di guerra: c'erano problemi più gravi che un livido sulla schiena dello sceriffo.

In quel momento suonò la campanella e tra noi calò il silenzio, che però durò solo per qualche istante: Stiles moriva dalla voglia di girarsi e continuai subito la conversazione. "Avanti, chiediglielo. So che vuoi farlo," gli dissi. 

Stiles per la prima volta in due giorni mi diede ascolto e si girò verso Scott. "Che cosa ti ha detto?"

"Vuole che ti arrabbi e che tiri fuori il tuo lato animalesco?" chiese Stiles mentre uscivamo dall'aula.

"Si." Scott aveva incontrato Derek negli ultimi giorni. Diceva che gli stava dando lezioni di autocontrollo. Per esempio, lo aveva inseguito nei parcheggi sotterranei del centro commerciale, facendogli venire un colpo al cuore dallo spavento. Derek era anche la causa del suo telefono sempre irraggiungibile: glielo aveva rotto. Che ottimo insegnante: distruggere la proprietà dell'alunno per fargli capire meglio la lezione.

Scott aveva anche detto che la sera prima aveva visto di nuovo l'alfa. Lo aveva seguito da casa di Allison fino alla sua macchina. Disse che l'unica cosa che fece fu fare una spirale sul finestrino appannato della sua honda. Aveva chiesto a Derek cosa significasse - dopotutto Laura era stata seppellita sotto una spirale - ma non volle rispondergli. Suspicious.

"Correggimi se sbaglio, ma quando lo fai cerci di uccidere qualcuno e di solito siamo io e Rose."

"Lo so. Lui mi ha detto che è l'unico modo per insegnarmelo," rispose cercando di non dare spallate alla moltitudine di ragazzini nei dintorni.

"Non credo lo abbia mai fatto a qualcun altro." Risi alla sola idea di Derek che insegna ai piccoli lupacchiotti del suo branco come trasformarsi. Tipo Kronk che insegna a parlare agli scoiattoli!

"Devo controllarmi da solo."

"E come ti insegnerà a farlo?" Chiese Stiles guardandolo confuso.

"Non lo so, credo che neanche lui lo sappia."

"Che vi dicevo?" Lo avevo detto, lo avevo detto ah! L'idea che Derek cercasse in tutti i modi di insegnare cose a lui automatiche a Scott senza nessun compenso, se non il desiderio di aiutarlo mi faceva sentire piena di miele. Che cosa adorabile.

"Ok, quando devi rivederlo?" chiese Stiles esasperato.

"Mi ha detto di non parlarne e di comportarmi normalmente."

Stiles fermò Scott dandogli una pacca sul petto. "Quando?"

"Mi passerà a prendere alla clinica dopo il lavoro," rispose il moro. Poverino, il suo turno sarebbe finito sul tardi - probabilmente avrebbe passato la notte in bianco.

"Dopo il lavoro...bene, questo vuol dire che c'è ancora tempo."

"Che intendi fare?" chiesi impaurita dal tono con cui lo aveva detto: stava sorridendo.

"Insegnargli una cosa. Incontriamoci al campo di Lacrosse nella nostra ora di buco dopo pranzo," mi bisbigliò facendomi venire dei brividi lungo la schiena. Non erano quelli belli, però. Ho un brutto presentimento.

marzo2019

Author's Note:

Non ci avevo fatto caso ma questi ultimi due capitoli sono cortini rispetto al solito lolol

Non ci avevo fatto caso ma questi ultimi due capitoli sono cortini rispetto al solito lolol

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☝ Quando Stiles ignora per l'ennesima volta Scott

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