38. Jackson è gay

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Erano passati quattro giorni dal nostro incontro ravvicinato con il Tristo mietitore e non mi ero ancora ripresa completamente, come del resto gli altri.

Fortunatamente riuscii a non destare sospetto e stupore a gli occhi dei paramedici quella sera, me la cavai con un paio di punti. Rimasero molto perplessi sul come mi fossi fatta male ma per fortuna la mia pessima capacità nel mentire ed i miei balbettii, fecero bere a tutti la storia del "non me lo ricordo è successo così velocemente, ecc...". A quanto pare avevo la lingua ammaliatrice.

Fatto sta che la scuola venne chiusa per tutto il fatto delle finestre rotte, sangue dappertutto, bidello morto, bla bla bla... e mi godei i giorni di vacanza senza Harris che mi assillava. Mi feci una maratona di serie tv come NCIS, bevendo cioccolata calda sul divano.

Non uscii di casa nemmeno una volta: il medico mi aveva detto di non fare sforzi e di rimanere a letto per evitare che mi si aprissero i punti e, come già detto, non ci pensai due volte. Gli unici che mi facevano visita erano Lydia e Stiles. Scott ed Allison si erano chiusi in casa per la depressione post-rottura. 

Si, esatto, si erano lasciati. La mia OTP si era spezzata come il mio cuore, e quello dei diretti interessati del resto. Ero separata in due fazioni: non sapevo se schierarmi dalla parte di Scott e cercare un modo di rimetterlo con Allison o dalla parte di quest'ultima e fare l'amica matura. La cosa migliore da fare era tenere Allison lontana da questa storia e questo significava porre fine alla Scallison. Era come se avessi dovuto scegliere se schierarmi dalla parte dei Montecchi o dei Capuleti. Per me tutta Beacon era diventata la Verona californiana.

Alla fine scelsi di arrivare ad un compromesso: fare la buona amica e consolare Scott ma senza aiutarlo a rimettersi con Allison. Era ancora troppo presto e tutti e due avevano bisogno di tempo per riflettere. Ma alla fine sarei ritornata in scena per fare la parte di Galeotto per rimetterli insieme (forse lessi anche Lancillotto. Avevo molto tempo: non giudicarmi Bob, ok?).


Lunedì arrivò in fretta, fui costretta ad andare a scuola e qual è il miglior modo per tornare nel posto in cui sei quasi stata uccisa? Ma con un compito di chimica, mi sembra ovvio! Bob, spero tu abbia notato il mio sarcasmo.

Quando Stiles parcheggiò la macchina mi fiondai subito in classe per ripassare, avevo davvero paura per quel compito, quindi non mi fermai nemmeno a parlare con lui e Scott o a cercare le mie due amiche.

Mi misi a ripassare tutto il programma che avevamo fatto fino ad ora, sotto stretta sorveglianza di Harris, che stava rileggendo le tracce per correggere eventuali errori prima del compito. A quanto pare aveva paura che scrivessi qualcosa sul banco o dei bigliettini per copiare. Per chi mi aveva presa?

Nel giro di dieci minuti l'aula cominciò a riempirsi, ma dei miei amici non vi era l'ombra, quand'ecco che entrò Stiles che si sedette al mio fianco.

"Che fine avevi fatto?" Ci chiedemmo in coro, facendomi sorridere.

"Questo dovrei chiederlo io a te, signorina," disse tirando fuori il suo astuccio, pieno di penne mangiucchiate e senza inchiostro. "Sei scappata appena scesa dalla macchina."

"Sono rimasta tutto il tempo a ripassare chimica con il fiato di Harris sul collo, e non è stata una bella esperienza," dissi rabbrividendo. Avrei preferito avere il fiato di qualcun altro sul collo...da tutte le fanfiction che ho letto dovrebbe essere una bella sensazione, no? "Tu invece dove sei stato?"

Stiles annuì, facendo finta di essere davvero interessato a ciò che stavo dicendo; stava spettando il suo turno per parlare. "Mio padre è di nuovo andato a parlare col preside, adesso ha anche l'aiuto degli agenti federali."

Touch || Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora