48. Segreti di famiglia

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Quando Peter se ne andò, continuai a guardare il punto in cui si era allontanato, fino a che Lydia non fu costretta a schioccarmi le dita davanti alla faccia per attirare la mia attenzione. Mi fece provare più di dieci vestiti, sperando di poter coinvolgere anche Allison. L'atmosfera tra noi era meno ostile, dato che l'avevo salvata da quel mostro, ma cercai di ignorala il più possibile.

Tornai a casa poco dopo le 14:30, avevo pranzato con Allison e Lydia. "Sono a casa," dissi chiudendomi la morta alle spalle, aiutandomi coi piedi - avevo le mani piene di buste.

"Ciao, Rose!" Zia Rose spuntò fuori dalla cucina, venendomi incontro. "Per quale occasione hai comprato così tante cose?"

Posai tutte le buste sul tavolino da caffè e mi sedetti sul divano, sfinita. "Te lo avevo detto; stasera vado con Stiles al ballo."

Per un secondo la zia sembrò rattristarsi ma subito mi guardò sorridente sedendosi con me sul divano. "Fammi vedere cosa hai comprato. Ancora non ci credo che finalmente tu e Stiles vi siete messi insieme."

"Già." Presi le buste, pronta a fargli vedere il bel vestito che avevo comprato,  ma quel suo sorriso triste non faceva che riempirmi la mente di dubbi. "Zia, c'è qualcosa che non va?"

"No, perché?" Zia Meg inizialmente sembrò sorpresa ma poi fece un lungo sospiro, facendomi preoccupare sempre di più. "E' il momento della verità, non credi?"

Posai subito le buste per terra e, presa dal panico, iniziai a farfugliare gesticolando furiosamente. Sa dell'alfa o che sono una ninfa? "Zia, avevo intenzione di dirtelo, solo che non riuscivo a trovare il momento giusto..."

"Cosa?" Mi guardò confusa, corrugando le sopracciglia. "Non so cosa tu voglia dirmi, ma io ti devo dire la verità sulla nostra famiglia."

"Eh?"

"La nostra non è una famiglia normale, penso tu l'abbia capito. Ho cercato di tenertelo nascosto, ma tu hai iniziato ad avere visioni..."

"Come fai a sapere delle mie visioni?"

"Rose, noi non siamo esseri umani," disse giocando nervosamente con le dita. "O almeno, la maggior parte di noi. Le donne della famiglia sono quasi tutte ninfe. Sai cosa sono?"

"Sono dee della mitologia greca."

"Non ci definirei "dee" - non siamo immortali, anche abbiamo una vita molto lunga. Un tempo eravamo un popolo numeroso, idolatrate dai mortali, ma adesso siamo rimaste in poche. Cacciate dalle nostre terre, perseguitate da chi brama i nostri poteri, siamo state costrette a nasconderci."

Più o meno sapevo della mia specie ma feci finta di non sapere niente, sperando che zia Meg mi dicesse di più. "Quindi... sono una ninfa?"

"Sì... beh, più o meno. Tuo padre era una semplice essere umano, questo fa di te una chimera - metà umana, metà ninfa. Hai ereditato i poteri da tua madre e..." Zia Meg si fermò, guardandomi con gli occhi pieni di tristezza.

Capì subito cosa intendesse. "E la mortalità da mio padre."

"Mi dispiace."

Non mi importava della mia vita corta: fino a due minuti prima non mi sarei mai aspettata di vivere fino a cinquecento anni. Una domanda invece si fece spazio tra i miei pensieri. "Ma se la nostra gente si nasconde dagli umani, allora perché io... esisto?"

"Tuo padre era un ricercatore e durante uno dei suoi viaggi incontrò Heleni; tua madre si innamorò subito di lui. Cercammo di dissuaderla dal seguirlo ma fu troppo tardi. Quella testarda era già su un volo per le Americhe, incinta di te - non ebbi nemmeno il tempo di salutarla."

Ridacchiai, "sì, posso immaginarmelo; mamma era molto impulsiva."

"Rose," disse zia Meg dopo qualche minuto di silenzio, "Beacon non è più un posto sicuro."

"Che vuoi dire?"

"Non fare la finta tonta. Siamo in pericolo qui: sette morti in pochi mesi, perfino l'FBI gira a vuoto. Dobbiamo tornare in Grecia."

Mi sentii il mondo crollarmi addosso. Non potevo partire: la mia vita era sempre stata a Beacon Hills, non potevo abbandonare i miei ricordi, i miei amici, Stiles. "Non ci penso proprio!"

"Rose, è la cosa migliore da fare! Questo porto è maledetto e tu sei troppo debole in questo momento per poterti difendere," disse mia zia. "Dobbiamo tornare a casa nostra, dove mia madre ti insegnerà a usare i tuoi poteri."

"Casa nostra? Questa è casa mia!" Mi alzai di scatto, in preda alla rabbia. "Non me ne vado da tutti i miei amici, dalla mia città, dal giardino della mamma, dalle tombe dei miei genitori per andare dalla famiglia che non si è mai interessata a me!"

"Non ti permettere ti insultare la nostra famiglia." Zia Meg si alzò in piedi, rimproverandomi con uno sguardo di ghiaccio - non l'avevo mai vista così arrabbiata. "Chi credi mi abbia mandato qui a proteggerti?"

"Beh, io non ho bisogno di qualcuno che mi protegga," dissi incrociando le braccia al petto. "E poi non c'è bisogno che io vada in Grecia per imparare ad usare i miei poteri - puoi insegnarmi tu."

Zia Meg mi guardò triste in volto e si mise di nuovo a sedere. "Non posso, non ne sono capace." Mi guardò rossa in volto, come se si vergognasse di se stessa. "Sono una ninfa senza poteri."

Mi sedetti vicino a lei, confusa. Come una maganò di Harry Potter?

"Rose, non ti voglio costringere a cambiare vita ma questo è per il tuo bene. Promettimi almeno che ci penserai." Sospirò col viso tra le mani. "Inoltre, so che dietro tutto questo casino c'è un alfa e so che tu sei coinvolta. Per questo dico che questa città è pericolosa."

"Come fai a saperlo?"

"Non sono nata ieri." La sentii ridacchiare, "so distinguere tra un lupo mannaro e un leone di montagna."

"Direi che è arrivato il mio momento di dare delle spiegazioni," dissi sospirando. Le raccontai di tutto quello successo negli ultimi mesi, dal cadavere nella riserva all'attacco a scuola, dalla famiglia Argent alla famiglia Hale.

"Oh miei dei, mi gira la testa," disse portandosi le mani ai capelli. "Ma cosa vi salta in testa a voi tre?! Quando dicevo che eri coinvolta non pensavo fino a questo punto!"


Passarono minuti di silenzio tra noi due e l'orologio a pendolo suonò le 16 in punto. Decisi che, se volevo fare le cose senza affannarmi, avrei dovuto iniziare a prepararmi di lì a poco; fare le cose in fretta mi metteva molta ansia e più ansia provavo e più mi mettevo a fare le cose in fretta, creando un circolo vizioso. Mi alzai e dissi a mia zia che sarei andata a farmi una doccia. Lei mi disse che mi avrebbe aiutato molto volentieri con i capelli e col trucco, considerando il fatto che non ci sapevo fare per niente. "Consideralo come un modo per fare a menda di tutto il tempo che non abbiamo passato insieme in questi ultimi mesi."


giugno 2019

Author's note:

Capitolo filler a cui ho dedicato più tempo del dovuto :D Ho modificato un bel po' il capitolo, diciamo che adesso è un più utile per quanto riguarda la storia.

Ho risposto ad alcune domande che qualcuno si è fatto? Inoltre ne ho volutamente creare altre, così da poter sviluppare la storia della famiglia di Rose (specialmente nel sequel). Sì, sequel: se tutto va secondo i miei piani, appena finisce questa storia, inizierò a lavorare al seguito (sperando di non farlo altrettanto lungo perché se no mi sparo :D)

Touch || Stiles StilinskiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora