Mi svegliai di soprassalto in una stanza bianca con una gentile signora sulla quarantina che controllava qualcosa sul monitor alla mia destra. "Ei ei stai giù" mi disse facendomi sdraiare di nuovo. Io cercavo di tranquillizzarmi dall'incubo dal quale mi ero svegliata. "Dove sono?" Chiesi con una voce flebile incapace di emettere un suono più forte "in ospedale, una macchina ti ha investito, ma miracolosamente hai avuto solo una leggera commozione" rispose lei decisa. Aveva qualcosa di familiare.. "mi chiamo Leila, piacere" dissi sorridendo e lei mi sorrise di rimando ma guardandomi come se avessi detto una cosa ovvia. "Io sono Melissa, sono la madre di Scott" in quel preciso istante Stiles entrò come una furia e si precipitò a fianco a me "oh dio grazie! Come stai? Sei intera? Quante sono queste? Mi dispiace tanto non ti ho vista! Non volevo davvero!" Io risi. Era così tenero. Non sapevo che fosse stato lui ma se anche prima sarei stata arrabbiata ora tutta l'energia negativa era scomparsa. "Stai tranquillo Stiles, sono viva e vegeta. Ci vuole molto di più di una Jeep per uccidermi" lui sospirò e, tranquillizzato si diresse in un luogo a me sconosciuto fuori dalla porta. "Posso andarmene Melissa? Sto bene. Ti prego" lei sorrise e poi mi diede i vestiti per cambiarmi. Cinque minuti dopo uscii e con mia sorpresa trovai Lydia, Malia, Scott e Stiles tutti in sala d'aspetto. Appena mi videro mi salutarono con talmente tanto affetto che per poco non mi mettevo a piangere. Nessuno mi abbracciava da quando la mia famiglia era morta, mio zio non mi sopportava e non dimostrava mai affetto. Pensare che avevo trovato gente che mi voleva così bene mi riscaldò il cuore.
Tornata a casa l'idea di mettermi a ritinteggiare non mi allettava per niente, ma prima o dopo avrei dovuto farlo e quel pomeriggio avevo ben poco da fare. O almeno così credevo.Verso le quattro decisi di andare a fare una corsa nel bosco. Presi la macchina fotografica, che mi portavo ovunque, e cominciai a correre prendendo un sentiero che non conoscevo. Passai davanti ad una casa recintata che pareva bruciata. La mia curiosità prevalse sulla ragione e senza che neanche mi accorgessi scavalcai la recinzione ed entrai il quel edificio di legno. Davanti alla porta verde c'erano delle scale centrali che portavano ad un piano superiore e a fianco c'era lo stipite di una porta che ti dava il benvenuto in un antico soggiorno. Feci un paio di foto ai segni sul muro per poi cercare di capire cosa fossero una volta tornata a casa. Uscita dal soggiorno salii le scale e trovai tre camere da letto che attirarono la mia attenzione. In una c'erano anche dei vestiti in un cassettone che sembravano appena lavati. I colori erano in netto contrasto con il legno scuro della cassettiera e questi colori mi servirono una fotografia stupenda. Dopo di che tornai a casa per farmi una doccia e per sviluppare le fotografie. Arrivata mi sorpresi di vedere la porta aperta e una berlina nera parcheggiata sul vialetto. Prendendo il mio fedele spray al peperoncino e stringendolo il mano pronta a tutto, mi feci coraggio ed entrai. Andai in cucina ma setii un rumore nella mia stanza al piano di sopra così salii le scale e un rumore di passi si diffuse per il piano ma era palesemente proveniente dalla mia camera da letto. Mi avvicinai e mentre stavo per entrare nella stanza vidi un uomo alto venirmi in contro e, chiudendo gli occhi, iniziai a spruzzare a caso fino a quando non sentii una voce familiare imprecare e cadere a terra. Aprii gli occhi e trovai un Derek in tutta la sua oscurità "ma che ti è preso?!" Mi chiese strofinandosi gli occhi "Ma scusa, sono tornata a casa e ho trovato la porta aperta! Pensavo fossi un ladro!" Mi avvicinai a lui e abbassandomi mi misi alla sua stessa altezza "ti brucia ancora?" Il suo silenzio confermò la mia domanda così lo feci alzare e lo portai in cucina "siediti" gli dissi con tono sicuro. Lui mi guardava interrogativo con gli occhi rossi e che lacrimavano cosa che lo rendeva solo più buffo.
Presi il succo di mela e ne misi un po' in una bacinella per poi diluirlo con l'acqua. Fatto ciò bagnai uno straccio e tornai da Derek che mi guardava terrorizzato "rilassati, è un rimedio al bruciore forte agli occhi. Me l'ha insegnato mia madre." Era silenzioso e mi guardava interessato mentre mi avvicinavo. Gli alzai il viso con due dita permettendogli di guardarmi negli occhi e mi incantai per qualche secondo nel verde chiaro dei suoi occhi. Cercavo in qualche modo di capirlo, di leggergli l'anima, ma era troppo difficile quindi lasciai perdere. Quando intinsi di nuovo lo straccio nel liquido e lo avvicinai al suo occhio destro lui mi fermo stringendomi il polso con una mano "fidati di me" gli sussurrai sapendo che qualunque tono usassi lui mi sentiva. Mi lasciò il polso e io continuai. Tamponai l'occhio destro e poi passai a quello sinistro. Essere così vicino a Derek mi metteva agitazione, ma cercavo di non farglielo capire. "Allora, perché sei venuto qui?" Gli chiesi mentre si asciugava il viso. "Ti stavo cercando" risi "beh. Menomale perché non si capita tutti i giorni in una casa come questa" gli dissi prendendolo in giro. "Scott vuole che ti porti in un posto. Loro sono già tutti là e probabilmente ci danno per dispersi" accennò un sorriso e intravidi i suoi denti bianchissimi dietro quelle labbra carnose. "E dove sarebbe questo posto?" "In Messico" quasi mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo. "E io dovrei rimanere sola con te in macchina per tutto il tragitto fino in Messico?! Non ci penso neanche! Probabilmente lo spray al peperoncino ti ha dato alla testa." Lui mi fulminó con lo sguardo e poi disse "guarda che non l'ho deciso io, ma Scott. Non ti vuole far venire da sola e, essendo l'unico rimasto in città che sa la strada, mi ha praticamente imposto di accompagnarti. Se fosse per me non ci sarei neanche venuto qui" io alzai gli occhi al cielo. La mia voglia di rimanere sola con lui per quasi quattro ore, era meno di zero. Probabilmente avremmo litigato come al solito e sinceramente non ne avevo nessuna voglia, ma Scott è Scott. "Ok, ma ad una condizione: se ascoltiamo musica (e noi ascolteremo musica) vedi di avere musica decente. Altrimenti andiamo con la mia" lui si alzò senza rispondermi e si diresse fuori dalla porta. Presi la borsa, il telefono e le chiavi e poi lo seguii. Accidenti a me che non seguo mai la mia testa...
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Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019
Werewolf"Cosa sono io, Leila? Dimmelo." Non riuscivo a ragionare. 'Sei l'amore che non credevo di poter trovare.' Pensai ricacciando subito il pensiero indietro, io non potevo amarlo: lui era il mio φαρμαχον (farmacon), veleno per il cuore ma antidoto per l...