Deucalion?! Ma che nome è? "Mi spieghi che hai fatto agli occhi? Dio sei inquietante" quell'uomo mi faceva davvero schifo; lo disprezzavo. Si sentiva al di sopra di tutti e, solo perché era un bravo persuasore, pensava di avere il mondo nelle sue mani. Aveva sempre avuto tutto ciò che chiedeva e questo mi dava fastidio. "Diciamo che diventare alfa ha avuto un prezzo. Ma ora sono l'alfa di un branco di alfa. Ci serve una delta per comunicare tra noi quando facciamo un attacco completamente trasformati" risi. Non avevo nessuna intenzione di riallacciare i rapporti con quella serpe. "Non sperarci. Non ci vengo nel tuo branco" mi fece segno di uscire infastidito dagli occhi dei miei ospitanti, ma io non mi mossi e lui parlò. "Davvero vuoi rimanere un'omega per sempre? Tesoro lo sai, voi siete le puttane tra i lupi. Ti derideranno tutti. Io sono l'unica famiglia che ti rimane" scoppiai a ridere. Quest'uomo mi faceva morire. "Cosa ti fa pensare che non abbia un branco? Mi sono fatta una famiglia e i componenti della quale non mi lasciano sola nel momento del bisogno. Tu non sei mai stato la mia famiglia. Mi hai fatto passare cose orribili e ti ringrazio ancora di avermi lasciato qui. Sono rinata. Ora permesso, devo tornare a casa - lo oltrepassai riuscendo a prendergli le chiavi della macchina dalla tasca. Erano le chiavi di una volante della polizia, il che non prometteva bene. Poi mi ricordai di una cosa - ah e non pensare di poter venire a vivere in casa MIA". Aprii la macchina e mi ci infilai dentro notando un Stilinski addormentato sul sedile dei passeggeri. Probabilmente quell'idiota gli aveva dato un colpo dopo essere arrivato qui. Partii, l'avrei controllato una volta allontanatomi abbastanza da mio zio. Il cavallo era già andato via e Maria e Luis Jose avrebbero capito. Il navigatore mi portò in poco tempo su una strada asfaltata. Mi fermai e cercai di svegliare lo sceriffo. Respirava regolarmente e sembrava tranquillo. Mi bastò sfiorarlo che lui fece un balzo. "Che succede? Dove sono?" Mi fece sorridere "Sono io, va tutto bene" mi guardò spaventato e appena mi mise a fuoco sorrise come mai avevo visto. "Oh grazie al cielo sei viva. Mio figlio sta impazzendo, per non parlare di Lydia" lo abbracciai e ripartii. "Si, sto bene. Stiles è sempre in ascolto, giusto?" Chiesi riferendomi alla radio e lui annuì. Quindi presi la ricetrasmittente in mano e parlai "Stiles sei in ascolto?" Qualche secondo di silenzio e poi una risposta "Papà?" Risi "No, Stiles, sono Leila. Volevo solo dirti che sto tornando a casa, ora puoi scendere dalla Jeep e rilassarti" sentii un sospiro "LEILA!! Oddio sei viva! Hei aspetta un attimo.. come facevi a sapere che sono nella J.. va beh, dove sei? Sei ferita? Sanguinante? Oppure sei sana come un pesce? Dio mio quanto sono felice" mi faceva troppa tenerezza quel ragazzo. "Stiles sto bene, tuo padre ed io stiamo tornando. Lì va tutto bene?" Avevo paura di chiedere direttamente se Derek stava bene, non volevo una risposta negativa e tremavo all'idea che potesse arrivare. "Si dai, qui è a posto. Ora lasciamo libera la radio per comunicazioni importanti. Comunque qui tutto l'ufficio di mio padre sta gioendo, solo perché tu la sappia". La sua voce tremolante e insicura mi fece venire un timore che mi rimase per tutto il viaggio. Volevo solo riabbracciare Derek, non desideravo altro.
Dopo due ore di viaggio finalmente sorpassammo il confine; in quanto Americani non ci fecero storie, per fortuna avevamo la volante che ci rese praticamente invisibili. Mii chiesi che fine avesse fatto mio zio, speravo solo che non avesse fatto del male a Maria o a Luis. "Dai fai guidare me, così tu dormi un po', hai l'aria di una che non dorme da troppo tempo" mi scambiai con Stilinski e poi mi adagiai con la testa sul finestrino cadendo, in pochi minuti, in un sonno profondo.Sono in un bosco. Mi guardo intorno e vedo solo alberi. Non ci sono rumori. Non c'e' niente che io possa riconoscere. Non so dove sono. Vedo una donna in un vestito blu venirmi in contro e poi un urlo "LEILA!" ha una voce maschile, familiare. Si avvicina e mi scuote. "LEILA SVEGLIATI!" Ho paura. Fa un passo indietro e mi guarda poi qualcosa le esce dal corpo. Urlo e chiudo gli occhi.
"Hei tranquilla. E' stato solo un brutto sogno. Leila, fai un respiro" Sentivo il cuore battermi all'impazzata e sentii, dopo troppo tempo, il tatuaggio bruciare. "Derek" sussurrai il suo nome per la prima volta da una settimana il suo nome e mi sembro' essere mancato alle mie labbra. "Cosa?" mi chiese lo sceriffo facendomi accorgere che mi trovavo sulle sedie del suo ufficio con Stiles li' con lui. "Dov'e' Derek?" ripetei piu' decisa guardandolo negli occhi. "Vieni. Ti porto da lui" Mi disse Stiles ed io ero gia' in piedi aspettando che mi facesse strada. Salimmo sulla Jeep e il mio cuore si fermo' al solo pensiero che fossimo diretti al cimitero. Come se mi avesse letto la mente Stiles mi disse "Non stiamo andando al cimitero. Non e' ancora morto nessuno." Sollievo. Poi un'altro battito mancato. Eravamo all'ospedale. Terrore. "Neanche all'obitorio Leila." Altro Sollievo. Entrammo e un profumo di profumo e candeggina mi invase. Odiavo gli ospedali. Da quando erano morti i miei mi ero rifiutata di entrare in un ospedale per qualsiasi visita. Pure per farmi prescrivere la pillola avevo fatto venire la ginecologa a casa. Ma per Derek... questo ed altro. Salimmo tre piani con l'ascensore e poi la madre di Scott ci accolse con una faccia triste. Nessuno disse niente, camminammo soltanto verso una stanza che pareva vuota. 299 era il numero. Ironico, il mio giorno di nascita. "Entra" mi richiamo Stiles ricordandomi come camminare. Trovai la forza e, toccandomi il tatuaggio, entrai. "Derek" una voce spezzata che non era la mia interruppe il silenzio dei miei pensieri. Una ragazza era seduta a fianco a lui e gli teneva la mano. Guardai Stiles e lui mi sorrise infondendomi il coraggio di cui avevo bisogno. "Chi sei?" le chiesi. Si volto' verso di me lasciando che i capelli scuri spostandosi rivelassero una ragazza dalla pelle scura e una cicatrice sul volto. "Chi sei?" ripetei piu' minacciosa. Non mi fidavo, per niente. La gelosia aveva spazzato quasi del tutto il mio buon senso. Si alzo' e, asciugandosi le lacrime' mi porse la mano. "Sono Braeden". E adesso questa che cosa voleva?
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Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019
Werewolf"Cosa sono io, Leila? Dimmelo." Non riuscivo a ragionare. 'Sei l'amore che non credevo di poter trovare.' Pensai ricacciando subito il pensiero indietro, io non potevo amarlo: lui era il mio φαρμαχον (farmacon), veleno per il cuore ma antidoto per l...