Quel martedì iniziò abbastanza tranquillamente. La mattina andai a correre con Lydia e, dopo essermi fatta un bagno di due ore, a pranzo andai a mangiare con Stiles e Jordan.
Il vero casino iniziò verso le quattro del pomeriggio. Stavo leggendo un libro in salone quando Jordan, che stava lavorando sul computer a fianco a me, ricevette una chiamata dalla centrale. "Vice sceriffo Parrish" si presentò con un tono molto autoritario (mi sfiorò anche il pensiero di trovarlo estremamente sexy). Lo guardavo notando il cambio di espressione che aveva subìto dopo aver preso la chiamata. "Si" disse al suo interlocutore dall'altra parte del telefono. "Cos'è successo?!" Ora aveva assunto uno sguardo preoccupato che fece preoccupare anche me. Mi rivolse una rapida occhiata, ma non abbastanza lenta da notare la mia espressione interrogativa. "Arriviamo subito." AMO? Si alzò di scatto, prese pistola e distintivo e poi mi lanciò il suo cappotto da poliziotto "Devi venire con me, ma senza quello non puoi quindi mettilo". Ok, aveva decisamente ignorato la mia faccia contrariata. "J" lo chiamai sperando che mi calcolasse, ma lui mi trascinò letteralmente fuori da casa nostra. "J!" Ancora niente; oramai eravamo arrivati al pick up. Staccai la mia mano dalla sua. Mi stavo davvero alterando. "Jordan Parrish!" Si fermò e mi guardò, notai che era davvero preoccupato. "Leila ti spiego mentre andiamo, per favore." Entrai nel furgone e lui partì come una scheggia. "Quindi?" Gli chiesi mentre stavamo correndo lungo le stradine di Beacon Hills. "Leila c'è un problema. Riguarda Derek." Mi si chiuse lo stomaco e come un tic mi raddrizzai sul sedile. Il mio cuore prese a battere all'impazzata e all'improvviso mi ritrovai insofferente. "Cos'è successo?" Mi guardò, prese un bel respiro e strinse il volante, era nervoso. "Era in un pub e si è ubricato" si fermò "alle quattro del pomeriggio?" Continuò ignorando la mia domanda "ha iniziato a fare a botte con un tizio - si fermò di nuovo e io lo guardai interrogativo chiedendomi come mai avevano chiamato il vice sceriffo per la rissa in un bar - Derek si è trasformato Leila. L'hanno chiuso dentro al bar, ma l'hanno visto in molti" ok, questo è grave. "Ha fatto male a qualcuno?" "A parte il tipo che ha picchiato, no. Sono solo tutti molto spaventati. Cosa possiamo fare?" 'Scappare in Groenlandia' pensai "Dobbiamo puntare sul fatto psicologico. Erano tutti un po' ubriachi, magari i drink erano drogati. I poliziotti l'hanno visto?" "No, per fortuna. Diremo loro che era un giaguaro di montagna entrato dal retro e che i drink drogati aveva fatto venire loro delle allucinazioni assurde; ottima idea. Ti farò entrare come se fossi della polizia anche tu. Fai la faccia da dura".
Arrivammo al bar che era circondato da macchine della polizia. La gente fremeva per cercare di guardare dentro e i giornalisti continuavano a scattare fotografie a delle serrande chiuse. "Ho un'idea - dissi - hai una sacca porta corpo?" Non fece domande e me la passò poi con discrezione passammo sotto lo striscione che delimitava l'area pericolosa. Aprii la porta del pub e velocemente entrai richiudendomela alle spalle. Quel posto era un disastro. Segni di artigli avevano ridotto uno schifo tutti i mobili e i divanetti. C'erano bottiglie rotte e sedie completamente frantumate ovunque. In un angolo in fine vidi Derek raggomitolato a terra con un pezzo di una sedia tra le mani. Lo stava rigando probabilmente per sfogarsi. "Derek" richiamai la sua attenzione e lui si girò verso di me con una velocità che mi fece tremare. Non avevo mai avuto paura di Derek, ma lo sguardo che vidi non era il suo, era lo sguardo di un animale affamato e a digiuno da parecchi giorni.
Non si mosse, ma tenne il suo sguardo fisso nel mio. Appoggiai il sacco nero vicino alla porta e lentamente mi avvicinai a lui. Mentre mi avvicinavo lui cercava di allontanarsi ma invano perché era costretto dalle pareti. "Derek sono io, va tutto bene". Mi fece segno di fermarmi ma lo ignorai e mi avvicinai ancora fino ad essergli quasi addosso. Mi accovacciai e vidi la sua volontà di non farmi del male. "Derek tu non mi farai del male. Io mi fido di te. - mi rivolse uno sguardo incredulo - Si, hai sentito bene. Io mi fido di te. Ti rivoglio nella mia vita. In realtà ti avevo perdonato già il giorno dopo che avevamo litigato, ma dovevo fartela pagare in qualche modo. Derek devi ritornare in te, non lasciarti battere dalla bestia; non perdere la tua umanità. Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno e queste tre settimane mi hanno fatto capire che non posso proprio lasciarti andare e, da quanto vedo, non puoi neanche tu. Quindi per favore ritorna in te perché io ho davvero bisogno di te". Dopo questo discorso gli presi la mano con gli artigli e appena gliela posai sulla mia guancia lui tornò umano. "Oh Derek" chiusi gli occhi sollevata che avesse funzionato e lui si avvicinò a me senza togliere la mano dal mio collo e mi baciò. Un bacio disperato e bisognoso che mi lasciò senza fiato. "Leila io.." Lo fermai subito, non volevo rovinare quel bellissimo momento. "Muoviti dobbiamo riempire quel sacco con dei cuscini e poi dobbiamo fare in modo da farti sembrare reduce da una feroce battaglia contro un giaguaro di montagna". Lui rise e il mio cuore perse un battito. Mi era mancato.
"Ok, ora signora poliziotta, cosa facciamo?" Avevamo riempito il sacco e stavo cercando un modo per ferirlo. Avevo un'idea ma era decisamente fuori di testa. "Fallo." Aveva capito. "Ma Derek, non so se..." "Fallo".
Mi semitrasformai e guardai Derek per un ultimo consenso e lui mi fece un sorrisetto che non fece altro che innervosirmi. In un secondo gli graffiai il petto con gli artigli, gli graffiai il viso e gli feci sanguinare il naso. Non avevo mai pestato un uomo, ma l'immagine di lui a letto con Braeden mi aiutò molto ad ignorare i suoi gemiti di dolore. Quando riaprii gli occhi, tenuti chiuso per evitare di vedere la sua faccia sofferente, sembrava proprio appena uscito da una lotta contro un animale feroce (o una fidanzata gelosa eh eh). "Oh wow" dissi guardando il suo viso stanco "ti fanno tanto male?" Gli chiesi seriamente preoccupata "no, tranquilla. Usciamo prima che inizi a guarire". Sparai un colpo di pistola contro il bancone e poi, dopo una decina di minuti, uscimmo portando il sacco pieno di cuscini come se fosse stato il corpo del giaguaro. Tutti applaudirono e Jordan mi "aiutò" a mettere il 'corpo' sul pickup. Venni intercettata da dei giornalisti e decisi di raccontare la storia che avevamo deciso con Parrish. "È iniziata una rissa in cui era coinvolto quel signore - indicai Derek - ad un certo punto lui ha sentito provenire uno strano rumore dal bagno e quindi è andato a vedere e ha scoperto che si trattava di un giaguaro di montagna. Purtroppo abbiamo capito che quasi tutti avevano bevuto drink corretti e quindi hanno scambiato quel poveretto per un mostro, ma in realtà è solo colui che li ha salvati. Mi ha aiutato ad uccidere quell'animale che adesso è sul mio pick up e lo porteremo a farlo esaminare per vedere se il virus che l'ha fatto impazzire e contagioso. Questo è tutto." Proprio mentre me ne stavo andando una signora urlò una domanda "perché hanno aspettato lei per intervenire?" Io sorrisi "Sa, per questo genere di animale, soprattutto se in preda alla rabbia, c'è bisogno di un esperto perché altrimenti si rischia di farsi davvero molto male. Io principalmente lavoro con animale quindi si può dire che sia l'esperta. Ora scusate, ma dobbiamo portare questo animale al fresco; arrivederci" e detto ciò entrai nel pickup dove mi aspettavano Derek, ormai guarito del tutto, e Jordan che aveva un sorrisetto soddisfatto che non gli stava affatto bene.
Ruppi il silenzio imbarazzante con una domanda che mi frullava in testa da quando Jordan mi aveva distratto dalla mia lettura pomeridiana "Derek posso farti una domanda?" Lui mi fece segno di si "Noi non possiamo ubriacarci, perché tu ci sei riuscito?" Lui prese un bel respiro "Leila ho tralasciato un particolare..."
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Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019
Werewolf"Cosa sono io, Leila? Dimmelo." Non riuscivo a ragionare. 'Sei l'amore che non credevo di poter trovare.' Pensai ricacciando subito il pensiero indietro, io non potevo amarlo: lui era il mio φαρμαχον (farmacon), veleno per il cuore ma antidoto per l...