Chapter 22

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Durante il periodo di tranquillità Jordan aveva lasciato quel buco di un appartamento in cui viveva venendo a casa da me e stessa cosa fece Stiles, anche se passava molto più tempo con suo padre che a casa. La mia vita era un po ' meno vuota, il fatto che fossi riuscita a riempire due delle sei camere da letto che erano rimaste, mi rendeva molto orgogliosa; riempire quella casa con altre persone voleva dire accettare una volta per tutte la morte della mia famiglia.
Oramai casa mia/nostra era diventata il quartier generale del nostro branco. Era sempre piena di gente che girovagava e quando era vuota c'era Derek. Non mi ero ancora concessa a lui pur essendo passati due mesi da quando ufficialmente ci eravamo messi insieme; probabilmente lo stavo facendo soffrire ma la mia verginità mi era preziosa e, pur sapendo che la volevo donare a lui, non ero ancora pronta. L'amore che provavo per lui mi sorprendeva sempre un po' di più; già solo il fatto che riuscissi a provare un sentimento così forte per qualcuno, mi sorprendeva. Avevo finalmente smesso di sognare i suoi occhi iniziando a fare sogni normali per un (quasi) essere umano.
Incredibilmente anche la scuola andava bene; eravamo tutti talmente felici che niente avrebbe potuto tirarci giù di morale.

Poi successe qualcosa.

Una sera io e Derek eravamo a casa da soli come al solito a guardare un film horror per farci due risate. Ero davvero in estasi quella sera e avevo anche una mezza idea di concedermi a lui, perché era sempre così dolce con me e avevo davvero il desiderio di ripagarlo. Fatto sta che quella sera ad un certo punto sentimmo una finestra del piano di sopra spaccarsi. Entrambi corremmo a vedere se Stiles stesse bene, ma al suo posto trovammo un omone che speravo di non aver mai più dovuto vedere. Juan era in piedi nella stanza di Stiles con ai piedi un mattone e in mano una spada. La voglia di vederlo morto si impossessò di me e in un attimo mi trasformai troppo in preda alla rabbia. "Leila stai calma" mi disse Derek cercando di far rallentare il battito del mio cuore. "Questo bastardo ha ucciso la mia famiglia" pensai sapendo che anche Derek avrebbe sentito. Con un salto mi precipitai su di lui facendogli svariati graffi sul petto, ma con un colpo lui mi lanciò via scombussolandomi i sensi tanto da lasciarmi a terra, ma non abbastanza da svenire. Vidi Derek veramente incazzato per la prima volta, ma che dico incazzato... lui era furioso. Mi guardava e i suoi occhi azzurri erano diventati di un blu intenso. Si scaraventò su Juan con tutta la ferocia che avevo in corpo. Gli fece talmente male che in cinque minuti Juan era già a terra che cercava di non lasciarsi sopraffarre. Io guardavo la scena impotente protetta nel mio angolino. Non mi ero ancora ri-trasformata per poter essere pronta a tutto. Riuscivo a malapena ad alzarmi, ma il fatto che Derek stesse perdendo il controllo mi indusse a dirigermi verso di lui. Juan ormai era svenuto per terra, ma Derek continuava a colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo così mi avvicinai e anche quando gli toccai la spalla lui continuò imperterrito. Allora mi accovacciai alla sua altezza e prima che potesse scagliare un altri colpo gli presi il viso tra le mani lasciandomi pizzicare dalla sua leggera barba e baciai la sua bocca sempre morbida. Quando mi staccai il respiro era tornato regolare e i suoi occhi erano tornati verde smeraldo. "Ehi, tranquillo. È svenuto ormai. Alzati forza" non mi importava di essere completamente nuda davanti a lui, perché in quel momento l'adrenalina mi faceva pensare a tutt'altro. "Oh amore mio" mi disse con un tono quasi dispiaciuto probabilmente di aver perso il controllo. "È finito Der, è finito" gli dissi accarezzandogli la nuca mentre le sue braccia mi avvolgevano il corpo infreddolito. Quando ci staccammo mi accorsi che di finito non c'era niente.
L'omone si era già ripreso e come se niente fosse colpì con la sedia Derek che svenne cadendo a terra. Fatto ciò si mosse verso di me e mi diede un colpo che mi fece cadere a terra e, guardando gli occhi chiusi di Derek, i miei si serrarono lentamente speranzosi che, una volta riaperti, tutto fosse tornato come prima.
Purtroppo non fu così. Quando mi svegliai sballonzolavo nel retro di un furgone. La voce di Juan che parlava al telefono mi faceva davvero tanto irritare e il fatto che non avevo idea di dove stessimo andando non tranquillizzava la situazione. Mi aveva cambiata probabilmente prendendo dei vestiti in camera mia. Non ero più nuda ma con addosso la mia tuta da casa. La felpa che mi scaldava mi fece ricordare che Derek era svenuto quando avevo perso i sensi e il panico mi avvolse. Stava bene? Dio quanto lo speravo. Solo l'idea di perderlo mi stava uccidendo, dentro e fuori. Ed ero quasi sicura che non sarei sopravvissuta a lungo senza avere la certezza matematica che stesse bene e al sicuro. Non mi importava dove mi stessero portando o cosa avessero intenzione di farmi, io avevo la mente ferma sull'immagine degli occhi chiusi di Derek sdraiato a terra ed immobile. E il mio cuore sembrrava lontano, non lo sentivo nel petto; il mio tatuaggio bruciava e questo non mi tranquillizzava affatto. "Ue bell'addormentata! Sei pronta a fare un bel giretto sulla grata della morte? Bel nome vero? Modestamente è una mia invenzione, e adesso che ci penso ci ha fatto un giro pure il tuo ragazzo un po' di tempo fa" le sue parole mi provocarono un brivido; disprezzavo tutto di quell'uomo, persino quanto grave fosse la sua voce. Detestavo il fatto che l'uomo che mi aveva rovinato la vita fosse lì a ridere e scherzare e io, pur essendo ad una lastra di metallo di distanza, non potevo fare niente. Ero in catene, letteralmente. Il metallo delle manette mi aveva scavato i polsi a fuoria di tentare di liberarmi. Avevo smesso circa due ore prima, quando avevo capito che non c'era niente da fare. Il dolore fisico in un certo senso mi distraeva dal dolore morale che stavo provando da quando avevo lasciato casa mia. Avevo chiamato Scott poco prima che Juan mi prendesse in braccio; probabilmente aveva sentito le mie urla dall'altra parte della cornetta perché non ero riuscita a dirgli niente: nè chi mi avesse presa, nè che Derek era in pericolo. Speravo soltanto che fosse stato scaltro ad andare a controllare.
Mentre mi perdevo nei miei pensieri sentii il furgone fermarsi e i passi di Juan sulla ghiaia. Aprì le porte e prima che potessi vedere dove mi avevano portato, mi mise un sacco in testa oscurandomi, ancora una volta, la vista.
La luce accecante di lampade a neon mi illuminò il viso quando il sacchetto fu sfilato dal mio capo. Ero in una stanza enorme, come fosse un capannone, ma sembrava più una cantina da quanto era buia. Juan era dietro di me che controllava i nodi delle corde che mi tenevano ferma. Ero costretta su una fredda sedia si metallo e davanti a me una figura nell'ombra camminava avanti e indietro. "Allora, finalmente ci incontriamo Leila. Tu non mi conosci, ma io conosco te. Mi sei scappata una volta; non succederà ancora. -venne avanti facendosi illuminare dalle lampade. Vidi il suo viso sorridente e malvagio e un calore mi si formò nel ventre. Solo odio riuscivo a provare - direi che mi hai riconosciuta, sono io. L'assassina della tua famiglia".

Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora