Chapter 12

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Quando ci dividemmo iniziai a sentire freddo. Il calore del nostro bacio mi aveva fatto dimenticare che eravamo in pieno inverno e che c'erano svariati gradi sotto lo zero. L'unica cosa che riuscimmo a fare per almeno cinque minuti fu guardarci fissi negli occhi. Probabilmente stavamo cercando di esprimere le parole che non saremmo mai riusciti ad dirci a voce poi il silenzio fu interrotto dalla voce grave di Derek: "comunque non cucini male" sorrisi "e tu non sei poi così terribile, ma resti odioso" mi guardò come per dire 'ah davvero?' E poi si avvicinò a me costringendomi contro la parete. "Sarei odioso?" Io annuii e lui cominciò la sua dolce tortura baciandomi il collo. Era il mio punto debole e lui l'aveva scoperto, non sapevo cosa sarebbe successo, ma presto avrebbe capito che con un bacio sul collo poteva indurmi a fare qualunque cosa. Poi sentimmo un rumore. Sapevo chi era; me lo aspettavo. "Scott, Stiles, venite fuori". Derek mi prevalse e mi tolse le parole di bocca. I due ragazzi venirono fuori dal piano superiore affacciandosi e sorridendo. "Heeei! Anche voi qui? Che coincidenza!" Alzai gli occhi al cielo "Stiles, cosa ci fate qui?" "Volevamo dimostrarvi che avevamo ragione!" "È stato solo un bacio, Stiles, non vuol dire niente. Tra noi non nascerà mai niente quindi, per favore, smettetela di spiarci" le parole di Derek ruppero qualcosa in me; forse una speranza o forse qualcosa di più, ma qualcosa si ruppe, io mi ruppi e i pezzi iniziarono a cadere uno ad uno mentre io cercavo di raccoglierli prima che qualcuno se ne accorgesse. Stiles mi guardò e capì, perché lui capiva. Io guardai Derek ancora esterefatta e anche un po' delusa e anche lui capì forse leggendomi nella mente o semplicemente guardandomi negli occhi; le lacrime minacciavano di scendere e chiunque si sarebbe accorto che qualcosa non andava, che qualcuno non andava. Perché io non andavo, mai; non ero mai abbastanza e mi sentivo sempre di troppo, non ero abbastanza bella, non ero abbastanza brava a cucinare o a cantare, non ero brava a scuola e non ero particolarmente intelligente; l'unica cosa di speciale in me era la lupa bianca che a volte decideva di manifestarsi, ma quella non ero io come il lupo nero non era Derek.
Presi la mia borsa e la giacca e corsi via nonstante i richiami continui di Derek e degli altri due. Avevo appena provato le stesse cose che avevo provato quando avevo visto i sacchi dei corpi della mia famiglia. Il mio cuore già tenuto insieme solo da pezzi di scotch oramai era solo un cumulo di macerie e giurai di sentire il lupo che c'era in me ringhiare. Volevo solo scappare lontano e insultarmi per aver pensato anche solo per un attimo che tutti i sentimenti che vedevo in Derek fossero reali, tutto ciò che sembrava provare potesse provarlo davvero. Non rimproveravo niente in lui, a parte il fatto di non essersi accorto di quanto io fossi presa da lui. Continuai a camminare fino a che mi ritrovai al nemeton, come sempre. C'era una rosa su di esso e questo mi stupì ma comunque non ci cascai perché il pensiero che fosse per me mi sfiorò, si, ma non volevo più avere illusioni di alcun tipo. È un dolore troppo forte e rischiare di provarlo una terza volta mi toglieva tutte le speranze. Così la scansai e mi sdraiai come ormai facevo abitualmente; un senso di sollievo si impossessò di me e mi fece rilassare così tanto che mi addormentai e sognai la prima notte in cui avevo incontrato gli occhi blu del lupo nero, di nuovo.
"Leila, svegliati" aprii gli occhi e mi trovai in una stanza dalle piastrelle bordeaux. Un faccione dalla pelle scura mi guardò illuminato dalla lampada a neon posta sopradi me. "Dove sono?" "Sono il dottor. Deaton. Sei nella mia clinica veterinaria; ti ho trovato svenuta sul nemeton" ah, quindi era lui Deaton! Un timore crebbe in me "hai detto a Scott che sono qui?" Lui annuì. Maledizione. "Sono qui?" Chiesi sperando negasse "sono appena andati via, ma è rimasto Derek, tutta la notte." Rivolse lo sguardo in un punto dietro la mia testa al chè mi girai scoprendo Derek addormentato in un angolo. Era rimasto tutta la notte per terra, per me. "Non voglio che mi vedano sveglia, ti prego" sarò anche stata vigliacca, ma non me la sentivo di parlargli e dopo avermi osservata Deaton parlò: "ok. Sdraiati e fai finta di dormire, io lo sveglio e lo mando a casa". Mi sdraiai e chiusi gli occhi. Quando Deaton toccò Derek lui saltó, probabilmente aprendo gli occhi di scatto "come sta?" Lo sentii parlare ancora con la voce impastata dal sonno "sta bene, ora dorme, ma tu dovresti andare a casa. Quando si sveglia ti chiamo" Derek si era alzato e sentivo il suo profumo molto vicino e quando sentii la sua mano calda accarezzarmi la guancia, capii perché. Aveva un tocco delicato come se avesse paura che mi rompessi; beh, Derek è tardi, sono già sgretolata. Si allontanò e un brivido mi percorse la spina dorsale e la pelle d'oca si formò sulla pelle. Sentii un tessuto coprirmi e il profumo mi fece capire che era la giacca felpata di Derek. Quando sentii la porta chiudersi aprii gli occhi e mi sedetti sul borso del tavolo di metallo. "Grazie." Lui mi sorrise e poi mi vennero in mente tutte le cose che volevo chiedergli "Deaton, io cosa sono? Cosa posso fare? Posso anche semi trasformarmi?" "Leila tu sei una delta. I delta sono coloro che fanno da tramite. Leggete nel pensiero e comunicate attraverso di esso, ma è difficile e serve esercizio. Siete intuitivi e logici. Non siete forti corporalmente parlando, voi vincete grazie alla vostra mente. Siete molto veloci e siete attraenti per gli altri lupi, per questo tutti si preoccupano per te. Tu sei il frutto della luce lunare con la luce solare; molto rara. Riuscirai a semi trasformarti quando sarai padrona dei tuoi poteri" ero meravigliata, io potevo fare tutto ciò? "E come faccio a imparare?" "Devi farti insegnare. Derek ti insegnerà, lui è bravo in queste cose. Devi perdonarlo, per il tuo bene." Scossi la testa, non avrei ricominciato con gli allenamenti con Derek; dovevo farmela passare e stare sola con lui non avrebbe aiutato "non c'è nessun altro?" Lui mi guardò come se non fosse sicuro di volermi rispondere "in realtà qualcuno ci sarebbe, ma devi stare attenta, ha un animo malvagio. Vieni con me; ti accompagno da lui" si diresse verso l'uscita e il lo seguii dopo aver preso la borsa e la giacca di Derek.

Arrivammo ad una casa rossa non molto lontano dalla casa incendiata nel bosco. Non entrammo in casa ma in un'apertura nel terreno. Dopo essere scesi da una scala di legno ci trovammo in una stanza buia dove aleggiava un leggero odore di umido. "Aspetta qui" Deaton sembrava preoccupato e questo faceva preoccupare anche me. Chi era questa persona? Chi mi dovevo aspettare? Mi avrebbe aiutato? Era davvero così pericoloso e malvagio? Troppe domande mi frullavano in testa, avevo l'ansia che cresceva non vedendo tornare Deaton. Poi sentii dei passi; alcuni erano di Deaton ma non era da solo; era accompagnato da qualcun'altro con il passo deciso. Mi stavo arrovellando su chi potesse essere quando Deaton entrò seguito da un uomo alto e muscoloso con i capelli scuri, la barba e gli occhi azzurri. Aveva qualcosa di familiare che non riuscivo a capire. Aprì le labbra in un sorriso e poi con una voce calda e leggermente grave disse "Ciao, io sono Peter". E la mia nuova avventura cominciò.

Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora