Chapter 24

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"Dovevamo lasciarla lì" sentii una voce scura; come finta, un po' meccanica. Non riuscivo a muovermi e non riuscivo ad aprire gli occhi, ma sentivo ciò che mi stava attorno. Ero sdraiata su qualcosa di morbido e peloso, come una pelliccia. "È una delta, abbiamo bisogno di lei" un'altra voce, un po' più femminile, ma sempre meccanica. "Si arrabbierà e vorrà combattere, lo sai.. Leila non ce la farà mai contro di Lui" "Ce la farà, deve". Non so di chi stessero parlando, ma comunque non ce l'avrei fatta neanche contro una coccinella. Ero migliorata, si, ma non abbastanza da poter combattere contro un esperto. Non ne sarei uscita viva chiunque questo Lui fosse. "No. Mi rifiuto. Non possiamo farla combattere contro di Lui. Non posso mandarla a morire così. Cerchiamo di svegliarla e diamole un cavallo. Se ne deve andare. È troppo importante. Noi dovremmo essere guardiani dei branchi, non distruttori. Se tu non vuoi, vai pure" detto questo mi sentii poggiare due mani sul petto. Sentii una scossa. Immagini del passato mi passarono davanti come un lampo e poi una luce. Un'altra scossa. Ora vidi Derek e sentii il bruciore ormai familiare del mio tatuaggio. Vidi una donna bionda e una ragazza mora; vidi Derek adulto e Derek bambino. Vidi miguel e sua madre incazzata perché mi aveva liberata. Un'altra scossa più forte. Vidi la luce. Una luce abbagliante che mi fece schiudere gli occhi. La luce bianca si trasformò in due figure distinte, probabilmente i possessori delle voci.. sembravano mascherati, come in costume. Mi sembrava di essere in una tenda. Loro erano coperti da pellicce di ogni tipo e in mano avevano lance e asce. "Dove sono, chi siete?" Chiesi confusa. Loro si guardarono e poi quello che sembrava un uomo mi prese in braccio e iniziò a camminare verso l'esterno della struttura. Cercai di divincolarmi non sapendo se fidarmi o meno. "Se non stai calma smetto di aiutarti" mi disse deciso e guardai l'altra che alzò gli occhi al cielo ridendo. "Qui c'è un cavallo che ti riporterà a casa. Qualunque cosa accada non fermarti, continua a correre il più velocemente possibile. Il cavallo tornerà qui da solo, tranquilla. Parti" mi aveva messa su un arabo nero. Avevo già cavalcato prima, si.. ma questo sarebbe stato un viaggio lungo e chissà se sarei sopravvissuta. Dovevo passare il deserto sotto il sole per chissà quanto tempo. La mia vita sarebbe stata nelle mani di un cavallo.
Iniziai ad essere capace di trasmettere informazioni ai miei muscoli circa un'oretta dopo essere partita; il mezzo coma e l'avanzata disidratazione a cui il mio corpo era stato sottoposto, non aveva aiutato per niente i miei muscoli a svegliarsi. Il cavallo continuava a correre e, per fortuna, non sembrava soffrire il calore intenso del sole.
Dopo un'altra ora finalmente vidi tracce di civiltà. Una specie di osteria stonava nell'orizzonte piatto del deserto. Mi avvicinai tirando le redini leggermente per rallentare l'andatura del cavallo e mi fermai davanti alla porta sporca di sabbia.
"Tesoro il far west è finito da un po'" un simpatico ometto sulla cinquantina mi guardava fumando un sigaro dalla sedia di plastica sul portico del locale. "Salve. Avete un telefono?" Lui mi guardò e urlò facendomi sobbalzare "MARIA! DAI IL TELEFONO A QUESTA BELLA BAMBINA". Sentii un fremito lungo la schiena, ma comunque entrai nella struttura; avevo bisogno di chiamare qualcuno.
Entrata un odore di legno e alcohol mi diede il benvenuto. "Prego cara, chiamami quando hai finito". Una dolce signora mi sorrise svoggiando i suoi denti bianchissimi resi tale dal colore caffelatte della sua carnagione latina. Ringraziai e presi la cornetta in mano. Non ricordavo per intero nessun numero che potesse essermi utile. Decisi di chiamare la polizia, mi sarei fatta passare lo sceriffo Stilinski. "Polizia, cosa desidera?" Sentii la voce giovanile di una donna. "Salve, posso parlare con lo sceriffo di Beacon Hills?" Qualche secondo di silenzio "Ora è occupato, sta risolvendo un caso. Può dire a me." Diede un tono così autoritario alla voce che senza rendermene conto mi chiusi nelle spalle "Per favore. Gli dica che sono Leila. È questione di vita o di morte" il mio tono stanco doveva averla fatto pena perché sentii un po' di frastuono e poi una voce familiare mi fece tirare un sospiro di sollievo. "Leila! Dove sei finita?!" Mi chiese allarmato. Sorrisi "Mi hanno rapita, ma credo che Derek vi abbia raccontato. Sono scappata e ora sono in mezzo al deserto in Messico, non so bene dove. Vieni a prendermi, ti prego" sentii un silenzio preoccupante "sceriffo?" Chiesi per essere sicura che fosse ancora in linea. "Si, tesoro arrivo. Non ti muovere, noi rintracciamo la chiamata e arriviamo" chiuse la chiamata lasciandomi nel silenzio dei miei pensieri. Uscii sul portico. Ritrovai Maria e l'uomo col sigaro a chiaccherare. "Ehm.. mi stanno venendo a prendere, ma ci metteranno un po'. Posso rimanere qui o do' fastidio?" Maria mi sorrise "stai qui quanto vuoi. Anzi.. è da anni che non abbiamo una cliente, vieni dentro che ti faccio qualcosa" la ringraziai e tornai dentro assicurandoni che il cavallo fosse all'ombra. L'accento spagnoleggiante di Maria mi piaceva da morire; in effetti lei al completo mi piaceva. Doveva avere circa una quarantina di anni, ma ne dimostrava trenta. La pelle ambrata stava a meraviglia con i suoi occhi verdi. Le labbra carnose incorniciavano la dentatura perfetta e il tutto era coompletato da un fisico niente male. Era davvero una bella donna.
"Allora, cosa ti porta qui?" Mi fece sedere sullo sgabello alto al bancone. "A grandi linee sono qui per una serie di sfortunati eventi tra cui l'essere stata rapita e l'essere svenuta in mezzo al deserto" mi aveva servito un bicchierone di acqua ghiacciata che io apprezzai con tutto il cuore. "E stai cercando di tornare a casa?" Annuii mentre sorseggiavo il liquido fresco "da dove hai detto che vieni?" "Non l'ho detto" puntualizzai "vengo dalla California, da una cittadina chiama Beacon Hills" lei sorrise "Dicono che succedono cose strane lassù" scoppiai a ridere. Strane era un eufemismo. "Seh, diciamo che più che strane sono... particolari, ma niente di preoccupante. Ognuno vive la propria vita e nessuno si fa domande. È così che và su da noi." Mi porse un toast e io inizia a gustarmelo volentieri. Non inghiottivo cibo solido da molto tempo, ormai. "MARIA! PORTAMI IL WHISKEY!" Sentii l'urlo dell'uomo col sigaro e vidi Maria uscire con la bottiglia in mano subito dopo aver alzato glli occhi al cielo sorridendo.
Passarono due ore e dello sceriffo ancora nessuna traccia. Fino ad allora avevo visto passare solo iguane e serpenti. Avevo fatto amicizia con quei due. Lui si chiamava Luis Jose ed era innamorato di Maria dall'età di 11 anni. Solo all'età di 16 aveva avuto il coraggio di dirglielo scoprendo che era un amore corrisposto. Maria aveva passato un'ora a raccontarmi tutte le pazzie che avevano fatto insieme. Dio quanto avrei voluto un amore come il loro. "E tu? Hai il tuo Luis?" Mi chiese mentre sorseggiavao uno dei migliori caffè della mia vita. "Si, ce l'ho. Ora che ci penso ha il carattere molto simile a Luis. L'ultima volta che l'ho visto era per terra, con la testa sanguinante e gli occhi chiusi. Non so come sta e non vedo l'ora di scoprirlo". Per tutto il tempo era stato più come se stessi pensando ad alta voce, fissando la tazza di caffè. "Oh tesoro, mi dispiace. Sono sicura che è a casa a farsi la tua stessa domanda" sorrisi ancora persa nei miei pensieri. "MARIA! C'È UN POLIZIOTTO ALLA PORTA!" Sentimmo l'urlo di Luis e ci guardammo. Dopo pochi secondi mi scaraventai verso la porta. Stavo per buttarmi sull'uomo davanti a me, ma appena viidi chi era, mi bloccai. "Ciao Leila" persi un battito "Ciao zio, perché sei qui? Cosa ti è successo?" Un ghigno si formò sul suo viso. "Ora ho un altro nome. Io sono Deucalion".

Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora