Chapter 7

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I giorni seguenti andai a scuola ma non me la sentivo di parlare con nessuno del gruppo. Stiles ci aveva provato, ma me n'ero andata.
La mia idea era di trovare l'assassino e ucciderlo, ma solo dopo di aver imparato a controllarmi. Dovevo cercare qualcosa che mi spiegasse come fare; tornata a casa, infatti, cercai in soffitta e in cantina qualche libro che me lo spiegasse. Dovevo imparare a controllarmi prima del tramonto; ci sarebbe stata la luna piena e io non avevo idea di cosa avrei fatto. Potevo anche semitrasformarmi o potevo solo trasformarmi del tutto? Mi sarei ricordata ciò che avrei fatto e avrei avuto ancora un po' di senno anche con la luna pieno o non sarei stata in grado di pensare lasciando prevalere il mio lato animalesco? Avevo davvero tanto da imparare e lo studio speravo che mi avrebbe aiutato.
Passai tutto il pomeriggio chiusa in casa, avevo appreso vari modi per il controllo sia per trasformarmi a comando, sia una volta trasformata. Non sapevo se avrebbero funzionato, ma lo speravo. Mi ricordavo tutto ciò che avevo fatto nel capannone e non avevo idea di come, ma speravo che avrei fatto lo stesso.
Già dalle prime ore del pomeriggio, inizai a sentire la necessità di trasformarmi ma riuscii a reprimerla. I problemi cominciarono quando sorse la luna, alle ultime ore del tramonto. Le unghie erano ormai uscite e non riuscivo a tenerle dentro e, avendo appena finito di ritinteggiare tutto il salone, volevo davvero evitare di rigare i muri. Non riuscivo a rallentare il respiro e il battito. Sentivo la trasformazione imminente. Una volta semi trasformata, sentivo che non era finita e che mi sarei trasformata completamente; così uscii di casa e corsi nel bosco. Appena toccai il terreno del bosco mi ritrovai a quattro zampe e i miei sensi da lupo si accesero. Sentii Scott correre in casa mia e poi correre fuori una volta constatato che non ero più in casa. Sentivo in terreno bagnato sotto le zampe e la forza che si insinuava in me.
C'erano un numero indefinito di odori; alcuni erano di paura, alcuni di ansia e altri di preoccupazione ma mentre camminavo in mezzo agli alberi sentii un odore che mi colpì: un odore familiare che mi fece tornare alla sera dell'omicidio dei miei, un misto di legno bagnato e qualcosa simile alla nostalgia. Iniziai a seguire quell'odore così particolare e, dopo essere passata in mezzo ad un cespuglio che lasciò le goccie rimaste dalla pioggia pomeridiana sul mio pelo bianco, arrivai in un luogo aperto al centro del quale c'era la base di una quercia secolare e un flashback mi riportò alla sera in cui vidi il lupo nero. Ero qui quella notte e l'odore mi aveva portato qui anche ora. Mi avvicinai all'albero e mi ci sdraiai sopra curiosa di riprovare la sensazione, volevo ricordare quella notte, quei tre giorni che nella mia mente mancavano. Mi sdraiai sulla base e all'improvviso ricordai tutto, come una magia le immagini che mi erano state oscurate per quattro anni si fecero spazio nella mia memoria. In quei tre giorni mi ero trasformata, per questo non ricordavo nulla. Rimasi sdraiata su quel tronco per un'eternità e poi sentii qualcosa arrivare dal bosco; qualcosa a quattro zampe con un battito regolare e un profumo che avrei riconosciuto ovunque: Derek.
Un lupo nero con gli occhi azzurri spuntò da dietro un albero e venne verso di me. Qualcosa dei tre giorni di buoi mi mancava, sapevo che mancava qualcosa. Non mi ricordavo quando ero tornata umana, come ero tornata umana e qualcosa mi diceva che Derek lo sapeva.
Si avvicinò trotterellando sulle zampe e una volta vicino al tronco si sedette davanti a me esattamente come quattro anni prima. "Si chiama Nemeton" sentii la sua voce nella mia testa e mi alzai di scatto. "Com'è possibile?" Pensai. "I lupi come te leggono nel pensiero e riescono a comunicare attraverso di esso. Nei branchi di lupi sono coloro che fanno da mezzo di comunicazione tra l'alpha e i beta. Tu dici ciò che non si annusa." Rispose lui lasciandomi senza parole. Dovevo andarmene. Io non potevo restare di nuovo sola con lui, erano due settimane che non vedevo nessuno e non credo che sarei stata mai pronta a rivedere neanche uno dei ragazzi. "Devo andare" gli dissi prima di dileguarmi. Quando mi accorsi che mi stava seguendo iniziai a correre zigzagando tra gli alberi per cercare di seminarlo ma continuava a starmi alle calcagna. Mi stavo irritando e molto. Dopo circa dieci minuti che correvamo mi fermai di colpo e mi girai. Gli ringhiai contro e quando cercò di avvicinarsi la rabbia si impossessò di me e tentai mi morderlo ma si scansò in tempo. Non capivo più nulla e i suoi occhi erano attenti ai miei movimementi; io continuai ad attaccarlo con unghie e denti ma non lo beccai mai, era troppo veloce. "Leila calmati!" Lo vidi in piedi, umano. Aveva le mani verso di me. Guardandolo ritrovai il senno e mi resi conto di ciò che avevo fatto. Non sapevo come fosse riuscito a tranquillizzarmi. Le cose che avevo appreso dai libri non mi avevano aiutato, avevo provato in tutti i modi a tranquillizzarmi, ma non ci ero riuscita e lui dice di calmarmi e io mi calmo. Com'è possibile? Lo guardai "Leila devi calmarti se no il lupo si impossesserà di te. E per quanto mi duola ammetterlo, ti preferisco di gran lunga umana che lupa." Aveva ancora le mani avanti e io feci una cosa che neanche io capii: mi mossi in avanti senza staccare gli occhi da lui fino a quando non sentii la sua mano sul mio capo. Lui era sorpreso e anche io. Lui era in grado di tranquillizzarmi e avrei utilizzato questa cosa a mio vantaggio. L'avrei sopportato per imparare a controllarmi e sapevo che mi avrebbe aiutato perché mi doveva un gran favore visto che gli avevo praticamente salvato la vita. "Mi sto per trasformare quindi puoi darmi la tua felpa e puoi girarti?" Gli dissi mentalmente. Lui si tolse la felpa e me la porse per poi girarsi. Tornai umana e mi misi la sua felpa che mi copriva fino a poco sopra le ginocchia non essendo molto alta. Non parlai e lo superai camminando tanto sapevo mi avrebbe seguito. "Vieni. Ti porto a casa mia, fa troppo freddo e tu sei praticamente nuda, siamo lontani da casa tua. Ti porterò in macchina" lo seguii senza fiatare, non avevo voglia di parlare.
Quando arrivammo a casa sua mi diede un paio di boxer e una tuta lasciandomi la felpa. Una volta vestita andai nella cucina e mi preparai un the per scaldarmi. Poi andai nella stanza delle vetrate per parlare con Derek. Lo vidi, come previsto, fare qualcosa sulla scrivania. "Derek" attirai la sua attenzione. "Devo imparare a controllarmi. Ho studiato libri, fatto tentavi su tentativi ma l'unico che riesce a tranquillizzarmi sei tu e non so perché. Quindi ti prego aiutami. Quando imparerò non mi vedrai mai più, ma propongo una tregua momentanea alla nostra guerra." Lui ascoltava attento le mie parole e valutando la mia proposta disse "Ma io non ti davo sui nervi?" io risi "Si, giusta osservazione, mi dai sui nervi. Ma ho bisogno di qualcuno che mi insegni e tu sei l'unico che è riuscito a tranquillizzarmi, quindi o tu o tu. E sappi che se dici di no tiro fuori la carta del salvataggio dai cacciatori eh." Sorrisi e lui mi guardò divertito ma senza sorridere, probabilmente non mi avrebbe mai rivolto un sorriso vero. "Ok, ma solo perché sono in debito con te, sia chiaro. Faremo le cose seriamente e non ti dovrai lamentare degli esercizi che ti farò fare per imparare a combattere. Così magari la prossima volta che tenterai di uccidermi almeno un graffio me lo farai." Odiavo il suo sarcarmo e odiavo lui, ma questo era l'unico modo di poter vendicare la mia famiglia. Strinsi la mano che mi aveva allungato per sigillare il patto.
Era troppo tardi quando mi accorsi del guaio in cui mi ero andata a cacciare.

Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora