Arrivai a Leawenworth alle 4 del mattino. C'era una leggera nebbia che sfumava la luce dei lampioni. Il paese era immerso nel silenzio e nel fruscio delle foglie dei pini. L'aria fresca di montagna mi faceva rilassare tutti i muscoli e i ricordi mi facevano cadere in una sorta di malinconia che mi accompagnò fino a casa. Vedevo le estati passate in quel paesino rappresentate tutte attorno a me; vedevo i giochi all'aperto, le passeggiate, i pic nic con gli amici. Tutto intorno a me era diventato come un film e io mi sentivo sempre peggio.
Dopo circa un'oretta sentii un piagnucolio provenire dal pineto e decisi di seguirlo giusto per distrarmi.
Per evitare di inciamparmi ovunque usai la mia vista da lupo. Di odori ce n'erano a migliaia: animali di tutti i tipi, piante e fiori, escrementi; c'era talmente tanta roba che mi fu impossibile identificare da cosa provenisse il lamento. Era acuto, piccolo e decisamente disperato; l'udito mi portò davanti ad un pino enorme. Era contornato da piante e quasi non si vedeva la base. Il lamento arrivava da dietro il tronco, tra i cespugli e, appena mi affacciai, una palla di pelo grigio chiaro mi saltò addosso. Non ebbi neanche il tempo di capire che sentii i lamenti di quel piccolo essere, affievolirsi mentre lo stringevo tra le braccia. Solo poco dopo capii che quel cosino non era altro che un cucciolo di lupo: ma guarda un po' il destino. Si strusciava sul mio petto per trovare conforto; probabilmente la madre lo aveva abbandonato. Appena gli guardai il musetto mi apparì un nome in testa: Makoon. Tornata in macchina mi addormentai con Makoon in braccio e mi svegliai quando il sole era alto nel cielo. La vita era tornata a risplendere in quel paesino nel mezzo del nulla. Io mercato riempiva il panorama di colori accesi, profumi e rumori. La messa doomenicale molto probabilmente era appena finita perché molti vecchietti passeggiavano frenetici tra i banconi alla ricerca del loro pranzo. Macoon era ancora straiato su di me, ma era sveglio e guardava con interesse le persone che passavano a fianco alla mini. Appena capì che io ero sveglia iniziò a scondinzolare come un dannato; dio santo, sei un lupo, fai almeno finta di essere aggressivo cucciolo!
"Andiamo, dobbiamo andare a trovare Clarisse e Buddy" dissi al lupetto che mi guardava incuriosito mentre prendevo un foular e glielo infilavo attorno al collo. Presi la corda che avevo preso dal capannone della barca e la legai al foular; poi scesi dalla macchina seguita dal mio nuovo compagno di avventure.
Stranamente molte persone mi riconobbero mentre cmminavo tra le viuzze; insomma, pensavo di essere cambiata un po'. Comunque riuscii ad arrivare a destinazione abbastanza in fretta senza contare quelle due/tre volte in cui mi persi. La casa era un po' più rovinata di quanto ricordassi. Il gelsomino era salito lungo le grate attaccate al muro e l'umidità aveva scrostato buona parte dell'intonaco pesca che colorava quella caso tanto familiare. I gerani crescevano nei vasi sul balcone e nell'aria areggiava il profumo del ragù che mangiavo quando ero piccola. Presi un respiro e suonai. Nessuna risposta. Suonai di nuovo e appena staccai il dito dal campanello un vecchietto con la pancia e le mani rovinate dal troppo lavoro nell'orto mi regalò un sorriso a 36 denti (giallognoli, ma era comunque un sorrisone). Io risposi alla stessa maniera non sapendo bene cosa dire. "Chi è Bud? Testimoni di Geova?" Mi venne da ridere, ma non feci in tempo che Buddy le rispose "No cara, è una dolcissima sorpresa! Vieni a vedere chi è venuto a trovarci" io mi sentivo decisamente lusingata, ma non vedevo l'ora di riabbracciare Clarisse. La vidi arrivare nel suo grembiulino tutto infarinato. Era abbastanza bassa, con i capelli lunghi legati in uno chignon e due occhioni azzurro-ghiaccio. L'avevo sempre reputata una seconda mamma, perché quando c'era la luna piena e i miei andavano a fare le loro robe, io finivo sempre a casa loro che, puntualmente, mi cucinavano pasta alla Clarisse e rolata di maiale. "ODDIIIIOOOOOOO TESSSSOROOOOO!!!!!!" Urlò Clarisse appena si accorse che ero io. Mi corse in contro per abbracciarmi e Makoon incominciò a ringhiare. Cla si fermò prima di completare l'abbraccio per vedere da che animale ferocissimo arrivava quel ringhio. "E questo mostriciattolo chi è?" Chiede abbassandosi per avvicinarsi al cucciolo. "Lui è Makoon, l'ho trovato ieri nella foresta che piangeva, probabilmente la madre l'ha abbandonato. Appena mi ha vista mi è saltato addosso ed è stato amore". Sorrisi, erano passate poche ore e già amavo quella palla di pelo. "Ma che amore! L'hai adottato direi! Hai fatto bene. Ora entrate dai, che il pranzo è pronto. Aggiungiamo un posto a tavola e una coppetta a terra e ci stiamo tutti quanti". Sentendo il profumo del ragù non riuscii a negare l'offerta ed entrai in un'altra parte del mio passato.
Durante il pranzo raccontai tutto quello che era successo da quando la mia fida era passata allo zio, ovviamente tralasciando alcuni particolari. Raccontai anche di Derek, della sua famiglia. Raccontai della casa, degli amici. Era strano parlare del mio presente a persone che facevano parte del mio passato. Passai il pomeriggio tra le loro domande ed il mio imbarazzo e, negando l'offerta di rimanere a cena, partii alle 7 verso casa.
Mentre viaggiavo la radio mi faceva compagnia insieme al lieve russare di Makoon. Non vedevo l'ora di presentarlo ai ragazzi, ma soprattutto ero curiosa di sapere cosa avrebbe fatto quando mi sarei trasformata. Saremmo stati uguali. Io la sua mamma. Dio santo che impressione; appena un anno prima non avevo nulla e ora avevo addirittura un cucciolo.
Arrivai ad un bed and breakfast a mezza notte. Ero a metà strada, ma la notte quasi in bianco della notte prima mi aveva distrutta. Aprendo la porta una campanella mi introdusse al ragazzo mezzo addormentato sul bancone. Appena mi vide balzo sulla sedia raddrizzando la schiena e trattenendo uno sbadiglio. "Emh.. ciao" mi disse imbarazzato. "Ciao, c'è una stanza in cui posso alloggiare?" Mi guardò come incantato per qualche secondo e poi scosse il capo e iniziò a sfogliare un librone. "Si, si. Per quante notti?" "Solo questa. Possono entrare gli animali?" Sperai che Makoon potesse venire con me, appena ero scesa dalla macchina aveva già iniziato a piangere. "Si, si. Hai un cane?" sorrisi "Un lupo, ma è cucciolo". Rimase sciockato. Andai in macchina a prendere Makoon e poi rientrai con il ragazzo che mi aspettava per accompagnarmi in camera.
La stanza era semplice, i muri di un arancione pastello e le tende beige davano un'aria antica al tutto. La luce fievole delle lampade illuminava la stanzina abbastanza da non farmi andare a sbattere contro i mobili.
Mi svegliai la mattina dopo accaldata, eccitata come non lo ero stata mai. Senza nessun motivo, neanche a dire ho sognato qualcosa di particolarmente hot, avevo sognato mia nonna quindi. Comunque ero davvero in preda all'eccitazione, ma cercai di non farci caso. Andai a fare colazione con il fiatone e anche mentre salivo in macchina avevo il fiatone. Per tutto il viaggio ebbi il fiatone, poi un flash. La voce di Deaton mi risuonò in testa "sentirete le vostre reciproche sensazioni esattamente come lo sente l'altro". La mia eccitazione poteva voler dire solo una cosa.
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Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019
Werewolf"Cosa sono io, Leila? Dimmelo." Non riuscivo a ragionare. 'Sei l'amore che non credevo di poter trovare.' Pensai ricacciando subito il pensiero indietro, io non potevo amarlo: lui era il mio φαρμαχον (farmacon), veleno per il cuore ma antidoto per l...