Arrivata a Beacon Hills avevo ancora il fiatone ed ero ancora eccitata. Non pensai neanche di andare a casa mia. Mi diressi subito verso casa di Derek. Entrata in ascensore sentii l'allarme di Derek suonare, probabilmente i sensori avevano captato il mio umore poco tranquillo. Uscii dall'ascensore e, senza accorgermene mi ritrovai davanti alla porta rossa. Pensai di suonare, ma poi mi parve più ad effetto aprire la porta di scatto, tanto lui non la chiudeva mai. Entrai nel loft e mi ritrovai puntata addosso una pistola ed un fucile a pompa, ma questo non fu la cosa peggiore. Derek, con la pistola in mano era a petto nudo mentre ,con il fucile, c'era Braeden anche lei mezza nuda.
Oh, fantastico.
Avevo la rabbia che mi usciva da tutti i pori e facevo davvero fatica a controllarmi. Derek aveva abbassato la pistola e mi guardava come un cane bastonato. Non avevo parole. Guardavo incredula la scena che avevo davanti e non sapevo cosa dire . Non avevo mai avuto la schiena così dritta, mai ero stata più tesa. Avevo le mani lungo il corpo chiuse a pugno e le unghie mi stavano perforando il palmo. "Leila i.." non lo feci finire. Alzai il braccio indicandogli di tacere. Non volevo ascoltarlo. Con una lentezza snervante mi diressi verso Braeden. Passai davanti a Derek sfiorandogli il corpo, ma non lo degnai di uno sguardo. Arrivai da lei e, guardandola negli occhi, gli tolsi dalle mani il fucile. Vedevo una scintilla di paura, come se non sapesse cosa volessi fare. Alzai il fucile senza rompere il contatto visivo e sentii Derek fare un passo avanti, ma con un movimento della mano lo feci fermare. Probabilmente aveva paura che fossi incosciente.
Avevo ormai il fucile nelle due mani e guardavo fissa gli occhi di quel microcefalo femminile. Caricai il fucile e sentii i cuori dei due amanti accelerare. Con un colpo secco spezzai a metà il fucile. Rimasi impressionata anche io della forza che utilizzai; ruppi un concentrato di accaio come fosse uno stuzzicadenti. Le sbattei le due metà del fucile in mano godendomi la sua aria terrorizzata e sorpresa; le avevo dato la prova che ero molto più forte di quanto potessi sembrare.
Dopo di che mi diressi con la stessa lentezza verso Derek.
Era rinato: in tre giorni sembrava non essere mai entrato in coma.
Era bello, bellissimo: gli occhi erano più verdi del solito e le labbra arrossate anche se non volevo sapere perché.
Mi fermai davanti a lui, ma non lo guardai; gli presi la mano e gliela posi sul mio fianco sinistro. Volevo fargli sentire quello che avevo provato quando mi ero resa conto di cosa stesse succedendo, volevo fargli vedere come aveva rovinato la felicità che Makoon mi aveva dato. Volevo farlo sentire in colpa e ci riuscii. Non avevo segreti per lui. Non avevo fatto niente di male. Io.
Quando finii lo guardai; aveva gli occhi pieni di lacrime. Guardava triste e pentito i miei occhi apatici ed il mio cuore in mille pezzi. Lo guardai negli occhi per urlargli quanto lo amassi e quanto lo odiassi allo stesso tempo. Non avrei avuto bisogno di lui. Ce l'avrei fatta. Non ero più sola ormai. Me ne andai senza guardarmi indietro. Uscii dal loft lentamente, camminando sul filo della tensione. Volevo farlo soffrire il più possibile. Volevo uscire a testa alta, senza una lacrima versata. Volevo avere il controllo di me stessa, della mia forza, del mio dolore, del mio cuore. Il sole che si era acceso in me si stava spegnendo. Il calore dell'amore che fino a qualche ora prima mi scaldava, ora era diventato ghiaccio. Non sentivo nulla. Avrei potuto camminare sul carbone ardente senza reazione. Arrivai alla macchina e mi sedetti lentamente. Appena chiusi la portiera una palla di pelo mi si accoccolò addosso come per tranquillizzarmi. Un leggero calore mi scaldò il cuore, ma niente in confronto a prima.
Accesi il motore e, guardando nello specchietto, vidi Derek che guardava verso di me. Braeden se ne stava andando e lui non sapeva cosa fare. Mi osservava andare via e basta.
Mi allontanai senza staccare gli occhi dallo specchietto retrovisore. Volevo vedere se mi avrebbe rincorso, volevo vedere cosa avrebbe fatto per farmi restare. Pensavo soltato "se mi ferma, resto"; ma non mi fermò.
Entrai nella carreggiata e appena mi resi conto che non mi avrebbe fermata, scoppiai a piangere. Ero incazzata più che triste. Mi ero fidata, ancora una volta, della persona sbagliata. Ancora una volta avevo sbagliato ragazzo, luogo. Forse avevo sbagliato vita o forse ero io sbagliata. Tornai a casa e le lacrime mi erano già finite. Preparai la cuccia di Makoon e posizionai le coppe che avevo coprato per strada. Non avevo neanche voglia di andare nel bosco, non avevo lo stimolo di trasformarmi. Volevo urlare, correre, volare. Avevo voglia di essere libera da tutti i dolori, i pensieri. Arrivai a casa e mi sentii svenire e allora feci quello che facevo quando ero da mio zio: presi una bottiglia di vodka e la bevvi tutta. Un sorso dopo l'altro. Ad ogni sorso mi sentivo più sciolta, più tranquilla. Makoon aveva smesso di ringhiare alla bottiglia e io avevo smesso di capire dove fossi. Tutto girava e la bottiglia vuota che avevo a fianco mi aveva messo tristezza. Non ero abbastanza ubriaca da svenire, così tornai all'armadietto degli alcolici. Presi una bottiglia di qualcosa tipo sambuca che tempo mezz'ora aveva fatto la stessa fine della vodka. Questa volta non avevo più l'equilibrio neanche per trascinarmi e, proprio quando stavo per scoppiare a piangere, qualcuno entrò come una furia in casa mia e corse da me. "Leila! Dio santo... ma che cos'è successo?" Mi aveva messo sul divano mentre una seconda persona, che mi fece venire da vomitare, era entrato insieme al tizio a fianco a me. "Mi ha visto con Braeden." Vomitai. Non so se per quello che avevo sentito o perché l'alcool nel mio corpo era troppo. "Derek, sei un coglione". Avevo capito poco, ma ero decisamente d'accordo con lui. "Leila, riesci a parlare?" Avevo la vista appannata, ma guardai il ragazzo a fianco a me e mi uscii un verso simile ad un "no". Allora mi fece sdraiare e, poco dopo, caddi in un sonno profondo.Mal di testa. Sapore di vomito. Decisamente mal di testa. Amnesia. Ok, mi ero presa una sbronza. Aprii un occhio e vidi Scott sdraiato sul divano con me, Derek per terra e Stiles sulla poltrona. Cosa cavolo facevano loro qui? Ero certa di essermi sgolata la bottiglia di vodka completamente in solitudine e un po' meno sicura per la bottiglia di sambuca, ma sicuramente non avevo invitato Derek a bere con me. Sentii i conati tornare, ma sapevo bene che non sarebbe uscito nulla. "Scott". Lo chiamai e poi notai che a Derek era apparso un occhio nero. "Scott!" Gli diedi un colpo e lui sobbalzò. "Oh ciao. Come stai?" Mi chiese in uno sbadiglio. "Come può stare una che la sera prima si è sgolata due bottiglie intere di superalcolici" risposi sarcastica alzandomi per andare a recuperare una tachipirina e un succo d'arancia. "Tu?" Poi aggiunsi. "Come può stare uno che ha dormito tutta la notte sul divano dopo aver evitato che Stiles spaccasse il naso a Derek". Ero senza parole. "È stato Stiles a fargli l'occhio nero? Avrei voluto vederlo."
Mentre Scott preparava il caffé io svegliai Stiles con un abbraccio. "Cosa ne facciamo di lui?" Mi chiese Stiles indicando Derek ancora addormentato sul mio tappeto. Tirai fuori dal frizer un sacchetto con del ghiaccio e con dolcezza lo feci cadere rovinosamente sulla faccia di Derek "Tieni. Sto bene. Ora fuori da casa mia". Avevo preso la tazza di caffè bollente in mano e la stavo stringendo così forte che temevo si potesse rompere da un momento all'altro. "Leila io..." lo bloccai "Non ti ho detto di parlare, ti ho detto di uscire da casa mia" "Lé forse dovresti dargli almeno la possibilità di spiegare" risi "Scott, ieri aveva la possibilità di parlare, gli ho dato la possibilità di fermarmi. Ma niente. Mi ha guardato andare via e basta. Sono stanca dii dargli possibilità". "Solo.." lo bloccai di nuovo. Derek non aveva il diritto di parlare e mi sorprese che Scott stesse dalla sua parte. "Se non te ne vai tu, me ne vado io". E in un batter d'occhio mi ritrovai a quattro zampe che correvo nei boschi seguita solo dalle zampette corte di Makoon che mi guardò stranito. Poi sentii una vocina nella mia testa. La voce di un bambino. "Leila, ma sei tu?" Mi bloccai, mi girai e guardai Makoon. "Non ci credo" sussurrai tra me e me. "Posso parlare con te?!" Ero euforica, insomma, potevo parlare con il mio lupo da compagnia!
Passai due ore a farmi raccontare da Makoon la sua storia scoprendo di avere tantissime cose in comune con lui. "Sapevo che eri speciale, ma non pensavo tanto" mi disse ad un certo punto. "Si, l'ho scoperto l'anno scorso". E così iniziai a parlare della mia di storia, sentendomi raccontare tutto ciò che avevo passato per filo e per segno. Probabilmente da fuori saremmo sembrati pazzi. Un lupo enorme bianco e un cucciolo grigio seduti a fissarsi. Il nostro momento fu interrotto dal battito dei un cuore involontariamente sincronizzato al mio. "Leila! Ti prego esci fuori" ed ecco la sua voce così calda e roca. Esattamente come la prima volta che l'avevo sentita. La stessa voce che inconsciamente mi aveva fatta innamorare.Dissi a Makoon di rimanere nei cespugli e poi, sempre a quattro zampe, uscii allo scoperto. Trovai un Derek realmente preoccupato e il sospiro che tirò quando mi vide, devo ammettere che un po' mi fece piacere. "Inizia" pensai consapevole che lui potesse sentirmi. "Ecco, io..."
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Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019
Werewolf"Cosa sono io, Leila? Dimmelo." Non riuscivo a ragionare. 'Sei l'amore che non credevo di poter trovare.' Pensai ricacciando subito il pensiero indietro, io non potevo amarlo: lui era il mio φαρμαχον (farmacon), veleno per il cuore ma antidoto per l...