Chapter 8

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Dopo scuola con mia somma gioia sarei dovuta andare al loft di Derek per la prima lezione di autocontrollo. Avevo intenzione di imparare bene a combattere in modo da vendicarmi per l'assassinio dei miei. Quei messicani dovevano pagarla.
Tra l'altro avrei avuto anche ripetizioni da Stiles la sera quindi non sarei riuscita ad andare avanti con la tinteggiatura della casa. Avevo pensato di fare la mia stanza bordeaux, adoravo quel colore, aveva un non so che di malinconico e sexy. Avrei fatto il bagno con piastrelle verdi e le camere dei miei fratelli con i loro colori preferiti. La stanza dei miei genitori l'avrei fatta diventare una libreria e in cantina avrei fatto l'area svago con tanto di biliardo. Avevo chiesto a mio zio altri venticinquemila dollari per comprare tutti i mobili e i letti nuovi e ovviamente lui me li concese solo dopo che lo minacciai di dire alla polizia che aveva abbandonato un minore.
Il salone aveva già iniziato a prendere forma: avevo comprato un divano beije che avevo coperto con una stoffa panna, il televisore non era più per terra ma ero appeso alla parete con i decoder e la wii su un mobiletto messo sotto di essa, avevo messo tutti i dvd e le cassette in ripiani che riempivano tutta la parete bianca con un apposito contenitore per i telecomandi. Avevo lucidato il lampadario e rilaccato il tavolo in legno. Mancavano le tende e i quadri che, a differenza degli altri mobili, non li avrei scelti via internet, ma sarei andata di persona a cercarli. Probabilmente molti quadri sarebbero state fotografie fatte da me, tra cui quella della cassettiera con i vestiti della casa incendiata nel bosco.
"Signorina Flowersun può per favore ripetermi ciò che ho appena detto?" La professoressa di biologia mi riportò alla realtà. "Ehm.. stava parlando di.. biologia (?)" Dissi sapendo di essermi cacciata nei guai, infatti mi mandò dal preside sostenendo che l'avessi presa in giro. Per fortuna me la cavai con un'ora di punizione dopo scuola, Derek se ne sarebbe fatto una ragione, non avevo neanche il suo numero quindi non sapevo come avvisarlo.
Dopo che la campanella suonò iniziò la mia ora di punizione. Avrei dovuto mettere a posto tutto il magazzino del laboratorio di teatro che probabilmente non veniva aperto da decenni. Incredibilmente finii di ripulire in tempo e il professore, vedendo il mio lavoro impeccabile, mi lasciò andare via venti minuti prima del dovuto. Ovviamente mi diressi verso casa di Derek, probabilmente mi stava già insultando perché non ero venuta.
Entrai nel loft e non trovai nessuno. "Derek?" Il mio cuore batteva forte, e se i messicani l'avessero preso? E se dei demoni fossero entrati e l'avessero ucciso? E se l'avessero rapito? E se.. I miei pensieri furono interrotti da un corpo caldo che si scaraventò su di me facendomi cadere mentre una voce familiare ridacchiava ancora sopra di me. Si alzò sui gomiti così da non pesarmi troppo e mi guardò: "Derek puzzi, sei sudato e appiccicoso. Puoi levarti da sopra di me?" Fece la faccia pensierosa e poi rispose: "Non credo mi toglierò. È la seconda lezione, la prima è stata che non devi mai abbassare la guardi. La seconda è che devi imparare a liberarti dalle situazioni difficili." Lo guardai malissimo e poi osservai il luogo attorno a me cercando di conservare un po' d'aria nei polmoni. Poi vidi qualcosa che attirò la mia attenzione; "D..Derek... c..ch.che cos'è q..quello?" Chiesi non distogliendo lo sguardo da un punto dietro la sua schiena. Lui si girò lasciandomi abbastanza spazio per scivolare via. Stavo per liberarmi del tutto quando mi prese la caviglia attirandomi a sé. Mi ritrovai di nuovo sotto di lui con le gambe intrecciate alle sue in modo che non potessi scappare. Mi aveva bloccato i polsi ed era cosí vicino che ero costretta a girare la testa per non far toccare i nostri nasi. Lo spazio era opprimente e il suo respiro mi faceva venire i brividi. Dovevo spostarlo. "Derek levati." Gli dissi sussurrando. Lui si avvicinò al mio orecchio e poi con una voce roca mi risponse piano "se vuoi che mi sposti dovrai trovare il modo di farmi spostare." Alzai gli occhi al cielo, ne avevo già abbastanza di queste lezioni. "Derek non riesco a muovermi, come faccio a spostarti?" Lui rise forse troppo vicino al mio punto debole, il collo. Mi fece venire dei brividi lungo la spina dorsale. "Pensa, guardati intorno e trova una via d'uscita. Ce la puoi fare." Volevo dirgli che non riuscivo a pensare con il suo corpo così vicino, ma gli avrei fatto pensare solo cose sbagliate. Io non ero abituata ad avere un uomo così vicino, gli unici che si avvicinavano così tanto e per così tanto tempo erano i miei fratelli. Questa vicinanza mi faceva sentire a disagio, e tanto. Osservai la stanza che ci circondava per trovare qualcosa che mi facesse venire qualche idea. Poi cercai di concentrarmi su come Derek mi tenesse ferma; mi affidavo totalmente al tatto studiando come le gambe fossero intrecciate. Probabilmente se fosse stato davvero un malintenzionato sarei già morta, ma il profumo di Derek non mi aiutava a concentrarmi di più. Sentii che il ginocchio riusciva a piegarsi e se l'avessi piegato abbastanza velocemente, probabilmente sarei riuscita ad allontanarlo. Così feci e riuscii nel mio intento tanto da farmi respirare, ma non abbastanza da scivolare via. Ora il peso di Derek era tutto sulle mie gambe che erano piegate tra il suo busto e il mio. Almeno adesso avevo le gambe libere. Continuava a tenermi i polsi, ma ancora per poco. "Avvicinati Derek, devo dirti una cosa." Lui abbassò il viso scivolando in avanti in modo che le mie gambe fossero all'altezza della sua anca. Quando si abbassò abbastanza tirai su le gambe con tutta la forza che avevo in corpo facendolo capovolgere e con un tonfo cadde a terra. Mi trovai libera finalmente, dopo un tempo che mi sembrò infinito; potevo finalmente respirare aria che non fosse il suo profumo.
"Bene. Brava. -mi guardò- Però non sempre conosci il tuo avversario. Devi cercare di pensare come se fossi uno sconosciuto. Tu spesso non sai come il tuo avversario reagirebbe a determinate cose, quindi devi imparare a ragionare sotto questo punto di vista." Si alzò e mi aiutò ad alzarmi. "Ora dovrai cercare cogliermi di sorpresa e poi, quando ci riuscirai, sarò io a doverti cogliere di sorpresa." Mi porse una benda che probabilmente avrei dovuto legargli dietro la testa cosicché non mi potesse vedere ma dovesse usare l'udito. Quando fui sicura che non vedesse me ne andai e mi nascosi. Mi tolsi le scarpe per fare meno rumore e al suo via uscii dal mio nascondiglio al piano rialzato e mi diressi alle scale. Lui era rivolto verso la vetrata ma era sull'attenti. Sapevo che sentiva il battito del mio cuore che, stranamente, era regolare; io d'altronde sentivo il suo che era tranquillo come al solito. Ero finalmente arrivata al fondo della scala a chiocciola e pochi metri mi dividevano dal mio besrsaglio. Quando fui a due metri dalla sua schiena iniziai a correre e lui si girò nel esatto momento in cui stavo saltando ma fu più veloce e invece di farlo cadere lui riuscì a rimanere in piedi mentre io capitombolai sul letto sul quale rimbalzai, evidentemente sembrando buffa perché per la prima volta vidi Derek sorridere. Non avrei mai pensato che potesse avere un sorriso così bello. Rimasi a guardarlo ridere sorpresa senza dire niente fino a quando non smise e mi guardò interrogativo, ma non avrei risposto a quelle domande perché neanche io sapevo bene cosa avessi. "Di nuovo. E non barare" gli dissi prima di avvicinarmi per ricoprire i suoi bellissimi occhi con la stoffa della benda. Questa volta non mi nascosi, ma rimasi dietro a Derek cercando un modo, come avevo fatto prima per scivolare via da lui. Dopo circa tre minuti andai in cucina per vedere se c'era ciò di cui avevo bisogno. Tesi una corda di spago dietro di lui più meno all'altezza dei suoi stinchi per poi allontanarmi. Per distrarlo misi una vibrazione costante al mio telefono e lo posai per terra in modo che si diradasse per tutto il loft di legno. Fatto ciò capii che ero riuscita a distrarlo quando girò la testa dalla parte del telefono in modo da potermi avvicinare dalla parte opposta. Quando fui davanti a lui guardai il filo teso e poi guardai Derek sorridendo. Lui era ancora concentrato sulla vibrazione del cellulare e questo mi diede la possibilità di spingerlo così da fargli fare un passo indietro, ma prese il filo e cadde all'indietro tirandomi con sé. In un batter d'occhio mi trovai sopra di lui con le ginocchia ai lati del suo bacino e le mani sul suo petto mentre ridevo. "Ce l'ho fatta?" Chiesi entusiasta. Lui annuì sorridendo e io in preda all'euforia lo abbracciai ancora sopra di lui. Lui mi strinse ma appena mi accorsi della mia posizione mi alzai facendo alzare anche lui. Avevo le guance arrossate dall'imbarazzo e lui se ne accorse per poi ridere. Amavo la sua risata; aveva un sorriso stupendo e la sua risata aveva un'armonia particolare che diradava felicità. Per la prima volta vidi l'oscurità della sua anima illuminata e sorrisi rendendomi conto di una cosa: la sua luce ero io.

Il girasole che girava al contrario. #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora