3.

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Un coltello, una nuova speranza


Era calata la notte ormai, stavo seduta a terra sperando che quello che era successo la sera precedente non sarebbe accaduto di nuovo. Più i minuti passavano più credevo che il mio visitatore non sarebbe venuto e mi sentivo poco più sollevata. Chiusi gli occhi e sperai di riuscire ad addormentarmi nonostante la paura.

Improvvisamente sentii la porta aprirsi e il mio cuore cominciò a balzare nel petto. Cominciai a tremare e piangere in silenzio perché non volevo attirare la sua attenzione. Una mano si posò sulla mia spalla e capii che quello era il momento di guardare in faccia la realtà e il mio aggressore. Aprii gli occhi; il suo sguardo era ancora più pungente della notte precedente.


- Ciao bellezza.

Sussurrò accarezzandomi il viso.


- Come stai? Ieri non ci siamo salutati adeguatamente.


Rimasi in silenzio.


-Parlami, dai.


Posò le sue labbra sulle mie e cominciò a baciarmi, era inutile anche lottare, sapevo che non l'avrei fermato ma non risposi al bacio, lui si allontanò da me e mi guardò male.


- Sai io non capisco perché hai così tanta paura di me. Io non ti farei del male, mai.


Lui mi stava facendo già soffrire, perché non mi lasciava in pace e basta? Possibile che non lo capiva?


-Rispondimi quando parlo.

Tuonò. Avrei voluto dire qualcosa per non farlo arrabbiare, ma non trovavo nulla da dire e non avevo il coraggio e la forza per aprire bocca.

Mi prese per un braccio e mi spinse con il volto a terra.


-Io non vi capisco, io sto così bene con voi, vi chiedo come va, se volete una mano e voi non mi rispondete neanche. In cosa sbaglio?


Voi? Di chi stava parlando? Io e tutte le altre ragazze rapite che erano finite come me?

Mi feci forza sperando di non peggiorare la situazione e dissi balbettando:


-T-tu non mi tratti bene.

Pensavo mi volesse picchiare invece si alzò e si allontanò per raggiungere un armadietto e lo aprì. Rimase in silenzio per molto tempo, girato di spalle. Ogni minuto che passava aumentava la tensione, cosa voleva fare? Improvvisamente disse con calma:


-Credi che io non ti tratti bene? Non capisco perché. Credo che il problema sia tu perché non sai distinguere le cose belle dalle cose brutte.


Poi si girò, aveva in mano qualcosa che alla luce della luna sembrava metallo.


-Beh, quello che facciamo noi è bello, vuoi sapere quale sarebbe una cosa brutta? Vuoi vedermi davvero cattivo?


Scossi la testa spaventata, intanto lui si avvicinò a me io mi alzai e indietreggiai.

-Guarda invece, così poi mi dirai se sono cattivo o no, perché io non penso di esserlo.


Sembrava pazzo, come se non capisse che davvero era cattivo e mi faceva soffrire. Si avvicinò vicino a me, mi tappò la bocca con le mani e avvicinò l'oggetto metallico alla tempia.
Non capii cosa fosse finché non sentii bruciore e la guancia bagnata e calda, come se qualcuno ci avesse rovesciato sopra qualcosa.
Solo dopo qualche secondo realizzai che quelle erano gocce di sangue.

These Four WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora