Piccola
Dopo la morte di Peter la mia vita lì era migliorata notevolmente. Justin sembrava volermi bene ogni giorno di più, non avevo dubbi su di lui; io ero sempre più forte e passavo le giornate con Justin che mi doveva insegnare tutte le regole che doveva seguire un capo in determinate circostanze. Non so perché lo facesse, ma diceva che era sempre utile conoscerle. Nei mesi seguenti ricevetti molte lezioni da Luke, ero felice di passare del tempo con lui, in fondo poteva essere considerato un amico, diceva che avevo talento nel riconoscere il linguaggio del corpo e io mi sentivo lusingata. In tutto quel tempo, però, non incontrai mai Stivie, lui aveva riferito a Luke che non voleva vedermi perché aveva paura che dopo gli sarei mancata ancora di più e io rispettavo la sua decisione, benché volessi rivederlo. In quei mesi tutto si era svolto abitualmente, la mattina stavo con Justin, il pomeriggio prendevo lezioni da Luke e la sera tornavo da Justin che mi coccolava; le domeniche, invece, io e Justin uscivamo fuori, ma non ci allontanavamo mai più di 10 metri dalla porta della società, nonostante ciò non mi dava affatto fastidio. Il giovedì, invece, tutta la giornata era dedicata al controllo settimanale della società, seguivo quindi Justin in quasi tutte le stanze per controllare se fosse tutto in regola, nessuna droga, nessun cadavere, nessun attrezzo o documento mancante. Non avevo capito perché, ma Justin non voleva che lo seguissi nell'ala est della società, non mi insospettivo più di tanto però.
"Un giorno ti porto a teatro, ti andrebbe?" Mi aveva detto Justin un pomeriggio, questo mi faceva capire come si fidasse di me, nonostante tutto ero io che non volevo lasciare la società, lì mi sentivo a casa e protetta, non volevo tornare nel mondo reale.Nel mondo reale sembravo la ragazza più felice della terra, ma non lo ero, nella società ero la ragazza più felice della terra anche se non lo dimostravo.Justin, inoltre, stava diventando sempre più bravo nel modo di comportarsi con me, mi faceva quasi paura per come stesse imparando in fretta.
**
-Stai dormendo?
Chiesi sussurrando rientrando in camera dopo la lezione con Luke, Justin era steso sul letto su un fianco, con le coperte fino alla vita, e aveva gli occhi chiusi, sembrava un angelo. Lo raggiunsi sporgendomi per guardarlo in faccia, respirava lentamente e il suo petto nudo si alzava ed abbassava ritmicamente, mi trasmise subito calma. Le sue labbra erano socchiuse e le guance pallide, avevo la tentazione di accarezzarlo, ma non volevo svegliarlo. Mi spostai dalla mia parte del letto e mi tolsi la maglia, le scarpe e i pantaloni, ero immersa nei miei pensieri quando sentii una mano posarsi sulla mia pancia nuda, sussultai. Quella stessa mano mi tirò indietro e caddi con la testa sul petto di Justin, lui mi sorrise.
-Non volevo Svegliarti.Gli dissi.
-Non stavo dormendo, ti aspettavo.
Mi tirai un po' su, sedendomi sulle sue gambe, lui si sollevò insieme a me e mi mise una mano dietro la schiena e l'altra avvolta alle mie gambe.
-Scusa, oggi la lezione con Luke è stata particolarmente faticosa e mi sono liberata tardi.-Davvero?
Disse Justin con un tono basso, poi mosse l'indice lentamente lungo la mia schiena, quasi sfiorandomi, fino a raggiungere le mie mutande. Nel continuare a muovere il dito me le abbassò di lato e un brivido mi percorse la schiena. Poggiai la mia testa sulla sua spalla e cominciai a massaggiare delicatamente la sua schiena con una mano, lui in risposta mi diede una serie di baci sul collo.
-Ti va di farlo un'altra volta?
Mi sussurrò all'orecchio. Sapevo cosa intendeva, un'ondata di enfasi mi pervase. Non mi scomodai neanche a rispondere perché credevo che avesse compreso la mia risposta anche lui. Io lo amavo con tutta me stessa, anche se non glielo avevo mai detto. Questa volta con più decisione mi abbassò la biancheria, finché non me ne liberai completamente. Posò una mano sul inguine e cominciò a baciarmi, io lo fermai.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...