Coraggio
Erano passati diversi giorni da quando Peter era morto, ma ancora io e Justin non ci parlavamo. Lui voleva spiegarsi, ma io lo allontanavo sempre, ogni giorno che passava, Justin mi mancava sempre di più, allora perché non riuscivo a perdonarlo? Probabilmente non era solo per questo, ma anche perché continuavo a chiedermi se Justin davvero provasse dei sentimenti forti per me, da quando Peter mi aveva colpita con la frase "Diciamo la verità, chi in questa società vuole davvero bene a qualcun altro? Diciamo di essere amici, ma chi lo è veramente?".
Già molte volte ero stata ferita in quel posto ed era come se avessi creato un vero e proprio scudo psicologico per non accettare nessun tipo di sentimento, per sopravvivere lì non dovevo provare nulla, dovevo essere forte. Ecco perche tutto era andato tanto bene prima che arrivassi io, Justin non provava setimenti ed era più semplice comandare su tutto. Intanto nella mia mente stava nascendo un nuovo piano di vendetta contro qualcuno che già mi aveva causato troppi guai, ma non mi dovevo fare scoprire così l'avevo messo appunto, senza che nessuno lo scoprisse e adesso era il tempo di attuarlo.
Avevo scoperto dove alloggiava la mia prossima vittima e in piena notte mi recai lì. Solo una porta mi separava dalla mia vendetta. Girai la maniglia senza fare rumore, sperando che i miei calcoli fossero esatti e lì dentro ci fosse colui che cercavo. Mi chiusi la porta alle spalle e vidi nel buio che qualcuno dormiva profondamente su un lettino dall'altra parte della stanza, mi avvicinai. Aveva ancora dei lineamenti da bambino, poco sviluppato e non sarebbe mai diventato un vero uomo. Rimasi a guardarlo per un po', mi dispiaceva per lui, non volevo davvero ucciderlo, ma dovevo farlo. Una cosa che avevo imparato stando lì era che la vendetta veniva sempre prima di tutto. Mi ripromisi almeno di non fargli male. Misi velocemente una mano sulla sua bocca, per non farlo urlare. Lui aprì gli occhi spalancandoli e iniziò a muoversi per allontanarmi, ma io non mi smossi. Gli feci segno di fare silenzio e calmarsi, lui lo fece. I suoi occhi brillavano, nonostante la luce fosse davvero poca, le sopracciglia erano corrugate e mostravano tutta la sua preoccupazione, dopo pochi secondi cominciò a piangere silenziosamente. Non potevo commuovermi, io dovevo essere più forte. Impugnai il coltello.
-Scusami, mi ero ripromessa che un giorno l'avrei fatto, adesso ho la forza e la volontà per provarci.
Le mani del ragazzino si strinsero forti alle coperte, poi chiuse gli occhi, forse non voleva vedere la sua fine.-Questo è per quando mi hai accusata al capo la prima volta che mi hai visto con Stivie mentre ci picchiavamo.
Strinsi ancora di più il coltello, deglutii e, facendomi forza, lo colpii al braccio.
Lui sussultò e le lacrime cominciarono a uscire dagli occhi. Chissà come era la sua vita prima di ritrovarsi nella società, chissà se anche lui era stato rapito come me, chissà se andava a scuola o aveva una ragazza. Comunque tutti questi problemi non se li sarebbe più dovuti porgere adesso.
-Questo è per la seconda volta che mi hai accusato dopo aver visto il mio bacio con Stivie.
Era piccolo e non era abituato a tutto quello, già quel taglio al braccio lo aveva fatto soffrire, così puntai direttamente alla gola. In pochi secondi smise di respirare mentre il sangue sgorgava. Rimisi il coltello al suo posto nella custodia e mi girai per raggiungere la porta. Diedi un'ultima occhiata al mio operato prima di andarmene come se non fosse successo nulla. Chi dice che gli uomini non possono togliere la vita? Io lo avevo appena fatto e non sentivo neanche un po' di sensi di colpa. Prima dovevo ammettere che mi era costato parecchio convincermi a ucciderlo, ma dopo si provava una bella sensazione.
**
Entrai nella camera da letto cercando di non fare rumore e non svegliare Justin, mi sedetti sul letto e mi tolsi le scarpe. Avrei dovuto eliminare ogni prova che poteva incriminarmi, magari lavando il coltello, ma aprendo l'acqua avrei svegliato Justin, così mi limitai a posare le armi e stendermi in silenzio. Non mi fidavo davvero di lui se non avevo il coraggio neanche di cercare la sua protezione.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...