Trasloco
-Mi hai chiamata?
Chiesi entrando nella stanza di Justin.
-Volevo sapere come stavi.
Forse stava ancora pensando al fatto che ero andata da lui piangendo il giorno precedente. Non sembrava, ma credo ci tenesse a vedermi serena.
-Tutto ok...
Se per ok si poteva intendere il fatto che tutti mi odiavano e avevo perso i miei due amici.
Justin si alzò dalla sedia e mi raggiunse, non posò gli occhi su di me, era nervoso.
-Senti, credi di potermi fare un favore?
Mi chiesi che cosa potesse volere da me di così importante da non essere a proprio agio.
-C-cosa?
Lui mi mise una mano sulla spalla, mi accorsi che le sue nocche erano bagnate di sangue ancora liquido.Immediatamente pensai che si fosse tagliato di nuovo, ma non sembrava fossero sue ferite, era come se avesse picchiato qualcuno fino a farlo sanguinare.
Quando si accorse che lo stavo fissando ritrasse la mano e continuò.
-Vorrei che prendessi la tua roba e... venissi qui.
Non me la sentivo di accettare, aveva appena picchiato qualcuno, avevo paura.
-Cosa hai fatto alla mano?
-Niente, ho solo sbattuto.
Rispose coprendola.
-Allora? Mi farai questo favore?
-P-perché? Cosa cambia a te?
-Preferisco così.
Disse incamminandosi verso la porta.
-Io no.
Sussurrai.
Lui si girò verso di me con aria interrogativa che si trasformò velocemente in collera.
-Perché? Cosa cambia a te?
Mi chiese usando le mie stesse parole.
Non sapevo che rispondere, cercai di farmi coraggio e essere sincera. Ero destinata a stare con lui, volevo o non volevo, tanto valeva provare a costruire un rapporto sulla sincerità.
-Io... ho... ho paura.
Dissi abbassando il volto.
Justin tornò verso di me.
-Di cosa?
Mi mise una mano sulla guancia e mi costrinse a guardarlo in faccia.
-Beh, non mi spieghi mai niente e ti arrabbi facilmente... io..
-Non sono bravo a mostrare i miei sentimenti.
Disse cercando di far cadere lì il discorso. Io non spostai lo sguardo sperando che mi dicesse più cose e infatti dopo pochi secondi aggiunse:
-Ascolta, voglio che tu venga a stare nella mia stanza perché credo che dove vivi, potrai non essere al sicuro.
-Cosa intendi?
-Male intenzionati, persone che ti vorranno fare del male, voglio solo che tu stia bene, fammi stare tranquillo.
Annuii. Forse non era una cattiva idea. Se davvero tutti mi desideravano era meglio avere qualcuno che mi potesse proteggere.
L'unico problema era che molto probabilmente vivendo nella stanza di Justin non avrei mai più incontrato Luke e Stivie, neanche per fare pace. Justin mi prese per una mano con delicatezza e ci diressimo alla mia camera.
Aprii l'armadio e presi un borsone; tutti i miei ricambi erano pantaloni neri, magliette nere, scarpe nere e biancheria nera. Nonostante ciò erano tanti e non mi sarebbe bastato una sola borsa per trasportarli. Tutti eravamo vestiti così in quel posto. Mi chiesi se conoscevano altri colori. Iniziai a infilare quello che potevo nel borsone e Justin, che fino ad allora era rimasto sull'uscio in silenzio, chiese:
-Vuoi una mano?
-Non preoccuparti.
Dissi continuando a piegarli.
Lui si diresse in bagno e dopo poco tempo tornò con una borsa abbastanza grande per aiutarmi.
Non voleva arrendersi a quanto pare.
Cominciò a ripiegare gli indumenti con me, preferii ignorarlo. Improvvisamente mi accorsi che si era fermato e mi girai verso di lui. Aveva la testa bassa e stava fissando qualcosa tra le sue mani. Un reggiseno. Non ne aveva mai visto uno dal vivo? Cosa c'era di tanto emozionante?
Si accorse che lo guardavo così disse solamente:
-Emh... scusami.
E, arrossendo, lo ripiegò nella borsa. Involontariamente sorrisi per la sua ingenuità e il modo inesperto in cui si comportava. Il mio Criss aveva visto un mio reggiseno così tante volte che ormai io stessa ci avevo fatto l'abitudine; invece Justin, molto probabilmente, non ne aveva visto uno neanche di sua sorella.
Avevamo quasi finito quando entrò qualcuno dalla porta, lo ignorai, mentre Justin gli passava uno dei due borsoni, io chiusi il mio e glielo porsi.
Mi ritrovai davanti Stivie che mi guardava con un'aria implorante. Aveva un occhio nero, un taglio sul labbro e il braccio su cui gli era arrivato il coltello doveva fargli molto male perché decise di caricarsi i due borsoni solo sull'altra spalla. Senza pensarci feci per riprendere una delle due borse, ma Justin mi fermò.
-Ferma, questo è il suo lavoro.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...