29.

2.2K 101 0
                                    

Rubacuori


Aprii gli occhi, cercando di ricordare cosa fosse successo. Ripensai allo sguardo di Peter, al suo sorriso prima sincero e poi che si era trasformato in una risata. Ero stesa sul letto e mi faceva male la testa. Mossi un braccio per abbassarlo visto che li stavo tenendo in alto, accanto al mio viso, mi accorsi che ero legata con delle corde al letto. Sia le mie mani che i miei piedi erano bloccati. Cercai di liberarmi tirando, sciogliendo i nodi, ma era tutto inutile. A furia di muoverli, cominciavo anche a sentire dolore ai polsi. Avrei voluto che Justin fosse lì a salvarmi, ma non c'era, stava rischiando la vita per la società in quel momento. Questo pensiero mi fece mettere in agitazione ancora di più. Gridare non mi avrebbe aiutato perché nessuno sapeva entrare in quella stanza a causa del codice da inserire per aprire la porta, nessuno tranne Peter; si era dimostrato tanto gentile e io gli avevo creduto. Che ingenua. Erano tutti uguali in quel posto, anche Justin che, molto probabilmente, mi aveva nascosto di tutte le ragazze a cui "aveva rubato il cuore". Proprio in quel momento la porta si aprì.

-Ti sei svegliata finalmente.

Era la voce di Peter. Mi sporsi per guardarlo.

-Hai dormito una nottata intera e...

Guardò l'orologio e si limitò ad aggiungere:

-... mezza giornata. È sera.

-Liberami! -ordinai. -Sto con il capo e posso impartire ordini. Liberami o te ne pentirai.

-Non ho paura di te.

Controbatté Peter con tutta la calma di questo mondo, poi si avvicinò al letto.

-Ma dovresti averne del capo. Lui ti torturerà e ti ucciderà.

-In realtà non so se lo farà perché siamo vecchi amici, ma se lo facesse non mi proverei né caldo né freddo. Io cerco vendetta.

-Cosa ti ha fatto?

Justin che faceva del male al suo migliore amico? Al suo mentore? Non credo. E in più decideva di lasciarmi con qualcuno a cui aveva fatto del male? Justin era innocente sicuramente o, se non lo era, non sapeva di aver fatto un affronto a Peter.

-Stai tranquilla, non ti voglio fare del male.

Mi passò una mano sul collo delicatamente.

-Ti ho fatto una domanda.

Cercai di mostrarmi il meno spaventata possibile, infondo non era la prima volta che mi trovavo in pericolo. Lui si inginocchiò sul letto accanto a me.

-E io non ho risposto.

Iniziò a fare sempre più pressione sul collo e io cominciai a tossire.

-Se ti può consolare, ancora devo decidere cosa farne di te, non voglio che tu soffra. L'unico a soffrire deve essere lui.

Al ricordo dell'affronto ricevuto, strinse ancora di più il mio collo.

-Lasciami.

Sussurrai.

-Giusto, non ti voglio uccidere.

Mi meravigliai di me stessa quando realizzai che ancora non stavo piangendo, anzi, ero sicura che se mi avesse liberato i polsi l'avrei nesso ko con le forme di lotta che mi aveva insegnato Justin.

-Almeno mi puoi slegare?

Risposi con aria seccata.

-Così da poter correre al riparo da Stivie? Non credo proprio.

These Four WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora