Domande
Mi risvegliai all'aria aperta, su una barella, con le mani legate con delle manette. Mi guardai intorno, molti dei membri della società erano ancora addormentati, altri li vedevo salire su dei furgoncini neri, ma non eravamo molti, la maggior parte era riuscita a scappare, ancora c'erano uomini che erano trascinati via dalla struttura. Mi colpì in particolare un ragazzo, non lo vedevo da tanto e, nonostante fosse lontano, lo riconobbi, era Stivie. In realtà non pensavo che l'avrei rivisto in quella circosttanza. Attorno a noi c'erano auto della polizia e luci lampeggianti. Mi tirai su e mi guardai a destra e a sinistra in cerca di quegli occhi color miele, ma non li vidi da nessuna parte, volevo il mio Justin, accanto a me che mi diceva che tutto sarebbe andato per il verso giusto. E pensare che due mattine prima stavo bene, ero accanto a Justin e pensavo che nulla avrebbe rovinato la mia vita e poi a farlo ero stata io. Justin aveva ragione, non sarei mai dovuta andare nell'ala est. Invece avevo fatto di testa mia e alla fine ero impazzita, tanto da pensare che la società non era un buon posto e avevo liberato la cavia. Non avrei dovuto.
Tutta l'ansia e la paura erano scomparse, ora c'erano solo la depressione e la rassegnazione. Il mio mondo era finito, Justin era finito, io ero finita.-Emmh.. Quinn, giusto?
Un uomo si avvicinò a me. Annuii, cercando di mostrarmi il più sicura possibile.
-Sei ancora un'indagata, ma credo che tu abbia il diritto di vedere qualcuno.
Non capii a chi si riferisse quando sentii qualcuno abbracciarmi da dietro. Il mio cuore iniziò a battere forte, non avevo riconosciuto chi fosse, ma il mio subconscio si. Quell'odore lo conoscevo, mi ricordava la mia infanzia.
-Mamma?
Sussurrai.
-Tesoro, Quinn, amore mio.
Piangeva come una disperata, non l'avevo mai vista così. Lei si portò davanti a me e mi prese le mani. Sentii qualcuno baciarmi sulla testa e stringermi forte. Mio padre si posizionò accanto a mia madre, anche lui piangeva. Erano invecchiati entrambi, mio padre aveva la barba bianca e mia madre qualche ruga in più. Non mi ero accorta di quanto mi mancassero, finché non li avevo visti lì davanti a me. Mi misi a piangere anche io.
-Mamma, papà.
Avrei voluto abbracciarli, ma avevo le mani legate, così mi appoggiai semplicemente alle loro spalle. Mi sentivo in colpa perché per molto tempo del mio soggiorno nella società li avevo completamente rimossi, il mondo esterno non esisteva,mi avevano fatto una specie di lavaggio del cervello che, pensandoci anche in quel momento, non mi aveva dato fastidio. Rimanemmo per qualche minuto a piangere silenziosamente, abbracciati tra di noi; era uno di quei momenti in cui senti di dover stare in silenzio ad assaporare ogni minimo istante perché hai paura che possa finire quella piacevole sensazione da un momento all'altro.
-Pensavo fossi morta.
Disse mia madre, di punto in bianco.
-Quando ci hanno chiamato, non potevamo crederci.
Disse mio padre piangendo, aveva gli occhi rossi e probabilmente io non ero messa meglio. Finalmente mi sentivo meno sola, mentre c'era gente lì senza nessuno.
-Ti hanno fatto del male?
Chiese apprensiva mia madre. Scossi la testa. Non volevo mettere nei guai nessuno lì.
-Ad aiutarmi è stato il mio ragaz...
Mi bloccai. Era inutile anche dirglielo, ammesso che era ancora vivo, loro non lo avrebbero approvato e comunque sarebbe finito sulla sedia elettrica presto.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...