6.

3.4K 138 3
                                    

Le risposte

- Ti aiuto a raggiungere quella finestra, dopo devi iniziare a correre velocemente. Stai attenta alle telecamere e non fare rumore, chiaro?

-E questo sarebbe il grande piano?

-Vedi di stare zitta.

Rispose fredda Alice. Annuii spaventata. Già era tanto che era disposta ad aiutarmi, anche se ancora non avevo capito perché.

-Dobbiamo fare velocemente perché LUI sta aspettando solo un passo falso da parte mia per...

Non riuscì a finire la frase, in quel momento mi vennero in mente le parole di Justin. "Un passo falso e tu sei dentro" il passo falso quindi non era mio, ma di Alice, stava parlando di lei.

Salimmo entrambe sul lettino della stanza sotto la finestra e mi prese in braccio. Senza sforzo riuscii ad aprire la finestra e a sentire l'aria fresca sul mio viso. Da quanto tempo l'aria pura non toccava la mia pelle. Questa sensazione mi fece stare immediatamente meglio e un certo desiderio di libertà mi colmò il cuore. Inspirai a fondo, mentre Alice mi spinse velocemente per farmi uscire. Cercai di darmi la spinta, ma non ero mai stata molto agile così tirai un calcio indietro e feci cadere Alice sul pavimento. Di conseguenza non avendo più qualcuno a cui appoggiarmi caddi anche io. Insieme procurammo moltissimo rumore. Rimanemmo in silenzio per circa 30 secondo prima di capire che probabilmente non l'aveva sentito nessuno.


-Silenzio, se ci scoprono è colpa tua.


Annuii mortificata. Ma lei sembrava agitata e spaventata.

Rimanemmo ferme sul pavimento per un po', quando sentimmo dei passi. Io rimasi immobile a terra, mentre Alice si nascose sotto il lettino. Nel buio nessuno avrebbe notato che che era là. I passi si fecero sempre più vicini fino a quando la porta non si spalancò. Era un ragazzo che non avevo mai visto prima, in un certo senso per il fisico assomigliava molto a Fred.


-Che fai per terra?


Non risposi.


-Ho sentito del rumore e il capo mi ha mandato qui.


Si guardò in torno poi alzò gli occhi e li posò sulla piccola finestrella aperta in alto.


-E quella?


Abbassai la testa sperando che non mi picchiasse.


-Rispondi.


Mi ordinò, dandomi un calcio. Non lo feci. Non potevo certo dirgli che avevo provato a scappare.

Si abbassò alla mia altezza e iniziò a tirarmi un orecchio.


-Hai provato a scappare?


Mi scesero delle lacrime per il viso.


-Rispondi.


Me lo tirò ancora più forte, mi faceva moltissimo male. Spostai il viso sulle mie gambe rannicchiate perché non sopportavo il suo sguardo accusatorio e la sua faccia a un palmo dal mio naso.


-Ti ha aiutato qualcuno per forza, altrimenti non ci saresti arrivata.

Ecco perché non avevano paura che potessi scappare, sapevano che non ero abbstanza alta. Senza qualcuno non ci sarei mai riuscita. In più in quella stanza non c'era niente che potevo impilare, senza che cadesse, e mettere come rialzo per raggiungere la finestrella.


-Allora? Chi ti ha aiutato?

Non avevo più forza per sopportare la sua mano che stringeva il mio orecchio, il dolore aveva ormai sorpassato la soglia consentita.

These Four WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora