28.

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Doppia faccia



Ero in camera da sola, seduta sul divano, avevo invitato Peter a non entrare e lui sembrava avermi dato ascolto, nonostante i miei cattivi pregiudizi su di lui mi sembrava un ragazzo normale. Pensavo a Justin, chi sa cosa faceva, se stava bene. Sicuramente non era ancora arrivato a destinazione. Erano solo le 8 di sera e se ne era andato verso le 11 del mattino. Non sapevo se il mio telefono funzionasse anche a distanza ma provai.

"Come stai?"

Inviai il messaggio. Sperai che gli arrivasse anche se era programmato solo per le chiamate all'interno della società, altrimenti avrei potuto chiamare la polizia o a casa quando me lo avevano dato, giusto?

Dopo pochi secondi mi arrivò una notifica, pensai fosse Justin che mi rispondeva, la aprii.

"Errore invio messaggio"

Sospirai, sapevo che sarebbe andata a finire così. Lasciai il telefono sul divano e mi guardai in torno per trovare il telecomando, non lo vedevo da nessuna parte. Nel solito posto accanto alla tv non c'era, cercai in posti più strani come sotto i cuscini del divano, per terra, sul letto. Improvvisamente sentii il telefono suonare. Lentamente lo raggiunsi, doveva essere Stivie o Luke che, sapendo che Justin non c'era, volevano vedermi o, magari, Peter che voleva chiedermi se avevo bisogno di qualcosa. Quando lessi sullo schermo "tanto so che ti manco" rimasi un po' spiazzata. Era Justin che mi stava chiamando? Ma io sulla rubrica non lo avevo salvato così sicuramente.

Risposi, tanto per telefono anche se non fosse stato lui che mi potevano fare?

-Pronto, sono Quinn.

-Lo so, sto chiamando io.


Era la voce di Justin, un sorriso mi si dipinse sulle labbra quando sentii il suono della sua risata.

-Ti sto chiamando con un altro numero, ti piace come l'ho salvato nella rubrica?

-Si.

Arrossii, ma lui non poteva vederlo, il mio cuore iniziò a battere più velocemente per l'emozione.

Rise e io risi con Lui. Non era come averlo al mio fianco, ma era tutto ciò a cui potevo aspirare, non l'avrei visto per, forse, una settimana.

-Come fai a chiamarmi? È un telefono speciale?

-Si.

-Come fai ad averlo?

-Dannazione, sono il capo.


Rise di nuovo, lo sentivo molto più sereno rispetto a quando mi doveva lasciare, ma probabilmente non lo era. Magari lo faceva solo per farmi stare tranquilla, solo i suoi occhi mi avrebbero detto la verità, ma io non li potevo vedere e tutto rimaneva un mistero.

-Dove sei?

Chiesi.

-In questo momento su un treno.

-Dove?

-Non posso dirtelo. Non è mai sicuro per telefono.

-Giusto.

Ancora sembrava che non avessi capito quanto fosse difficile vivere nella società, tutto doveva restare nascosto e io dovevo imparare a tapparmi la bocca.

-Lì tutto apposto? Ti diverti? Potresti aprire la tv, se non sai che fare.

Mi sembrò strano che prima avevo intenzione di aprirla e lui mi aveva consigliato di farlo, quasi come se mi avesse letto nel pensiero.

These Four WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora