Nostalgia
-Dammi il resoconto, lo porto al capo.
Era un ragazzo alto e magro con i capelli scuri e piercing ovunque, ogni giorno da quando lavoravo lì a fine giornata chiedeva il resoconto di quello che avevo fatto per portarlo a Justin.
-Non l'ho fatto, scusa.
-Come?
-No, oggi non ho concluso molto.
-Non voglio essere io a dirglielo, vai tu, se la prenderebbe con me, con te no.
Sembrava infuriato con me, l'avevo combinata grossa e adesso mi toccava andare da Justin che mi avrebbe massacrata sicuramente.
-No, vai tu e digli che non succederà più.
-No, vai tu e diglielo tu.
Disse fermo il ragazzo, capii che non potevo discutere, ero io nel torto. Mi alzai e uscii sospirando. Raggiunsi la porta dell'ufficio del capo pensando a che parole usare per non rimetterci la faccia. Ero così tanto immersa nei miei pensieri che spalancai la porta senza bussare.
-Ciao Quinn.
Justin sussultò. Sembrava sorpreso di vedermi lì.
Entrai in silenzio e mi chiusi la porta alle spalle. Avanzai trovando il coraggio per parlare, ma con scarsi risultati, anzi mi tremavano anche gambe e mani.
-Vieni a sederti.
Se qello doveva essere un invito mi sembrò più che altro un odine e ubidii.
-Cosa ti porta qui?
Era così freddo e distaccato, ripensai alle teorie che mi aveva detto Stivie, forse quella vera era che mi voleva solo per farmi del male quando gli andava, del resto più di una volta mi era sembrato di vederlo felice uccidendo qualcuno, l'ultima volta con Mike. Sicuramente anche a picchiare una come me ci avrebbe trovato un certo gusto.
-Allora?
Disse impaziente.
-Dovevo portare il resoconto ma...
-Ma?
I suoi occhi emanavano rabbia.
-Non ho concluso molto oggi.
Lui rimase in silenzio io mi affrettai a rispondere:
-Mi dispiace, dammi un'altra occasione.
Tutti i probabili discorsi che mi ero preparata non erano serviti, perché le parole mi erano uscite senza pensare. Adesso capivo perché tutti al suo cospetto sembravano conigli, anche io.
Lui rendeva la gente così, impaurita.
Si alzò e cominciò a girarmi intorno, come se stesse decidendo che cosa fare di me.
-Sai Quinn, la società e basata sul lavoro quindi sarebbe carino se lavorassi. Va bene?
C'era una nota di sarcasmo nelle sue parole, annuii spaventata.
-Non mi uccidere.
Ripetei a bassa voce.Mi sentii stupida, se aveva intenzione di uccidermi non mi avrebbe di certo risparmiato perché glielo chiedevo per favore.
Si fermò alla mia destra per un momento, subito dopo si allontanò, aprì un cassetto della scrivania e cominciò a frugarci dentro. Voleva prendere un coltello, una pistola, mi voleva fare male perché l'avevo fatto innervosire, vero? Lo guardai e vidi che mi stava porgendo solo un tablet.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...