26.

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L'errore perfetto


-Che cosa?

Justin sembrò preoccupato.
Presi un profondo respiro.

-Ho fatto delle ricerche e...
-Per passare del tempo con Stivie?

Disse freddo.

-No, per aiutare te.

Risposi nervosa e irritata. Non l'aveva già capito che non mi poteva piacere Stivie quanto mi piaceva lui? Justin sembrò ignorarmi e chiese con il suo tono distaccato:

-Che tipo di ricerche?
-Tieni.

Gli porsi il foglio, così iniziò a leggere con attenzione, dopo un po' rispose irritato.

-E' solo una lista di persone morte.
-E' la lista delle persone che ha ucciso tuo padre.
-E allora?

Sembrava sempre più nervoso, come sempre quando tentavo di parlare della sua famiglia.

-Leggi qui.

Indicai una scritta in alto della pagina.

-Ha ucciso 427 persone e allora perché se le conti ne manca una?
-Non dirmi che hai contato davvero.

Mi prese in giro.

-Si.

Risposi fredda. Io avevo sudato sette camicie per aiutarlo e non era neanche riconoscente. Li avevo contati e ricontati più di 5 volte perché ogni volta sbagliavo e ne risultava qualcuno in più o in meno.

-E cosa vuoi dire con questo?

Presi il foglio e lo alzai mettendolo contro luce. Si intravedeva una scritta che qualcuno aveva provato a cancellare.

-Hanno cancellato un nome di una donna.

Spiegai. Lui si avvicinò il foglio alla faccia e lo abbassò velocemente.

-Margaret Swan.

Sapevo che anche lui l'aveva letto.

-Non può essere.

Sussurrò e sbiancò immediatamente.
Accartocciò il foglio e lo lanciò sull'erba. Un vento gelido ci colpì scompigliandomi i capelli.

-Mi dispiace.

Pensavo fosse sul punto di piangere, invece mi sorprese. Si alzò immediatamente facendomi quasi rotolare a terra.

-Chi ti ha dato il permesso di fare queste ricerche da sola?

Mi urlò contro. Sapevo che dopo quella notizia si sarebbe innervosito, decisi di non rispondere.

-Sei... sempre un problema. Mi complichi la vita. Perché non fai una bella cosa?

Mi afferrò per un braccio abbassandosi alla mia altezza.

-Perché non te ne vai? Guarda. Sei all'aperto. Scappa. Torna da dove sei venuta.

Rimasi immobile e in silenzio. Sapevo che non pensava davvero ciò che stava dicendo.

-Era molto meglio che non mi fossi mai affezionato a te. Combini solo guai.

Doveva solo sfogarsi, cominciò a camminare avanti e indietro sbattendo i pugni al muro della società, pensandoci era la prima volta che lo vedevo dall'esterno. Sembrava solo un edificio in disuso, si confondeva benissimo in una campagna inabitata, ecco perché nessuno l'aveva mai notato. Come immaginavo, pochi minuti dopo Justin si risedette in silenzio dietro di me. Io appoggiai le mie spalle al suo petto.

These Four WallsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora