Principessa
Passarono diversi giorni, io e Justin stavamo sempre meglio insieme. Lui stava migliorando e, anche io, non avevo più paura di passare del tempo con lui. Non si faceva più del male e, addirittura, una volta che si era arrabbiato con me per avergli detto che era stato troppo crudele con una sua vittima, aveva avuto la tentazione di picchiarmi, ma poi si era allontanato e, circa due minuti dopo, era tornato per chiedermi scusa, nonostante, effettivamente, non avesse fatto nulla.
Ridevamo e scherzavano insieme, non credevo che Justin sapesse scherzare, eppure era così. Conoscendolo era il ragazzo più simpatico che avessi mai incontrato. Faceva le imitazioni dei suoi dipendenti e, alcune volte, anche di me quando cadevo o sembravo incapace di capire alcuni affari nel mio lavoro, comunque non potevo fare a meno di ridere.
Ormai stavamo bene insieme e non ci vergognavamo quasi affatto l'uno dell'altra, nonostante ciò Justin sembrava di più un migliore amico che il mio ragazzo. Forse ero io, però, che non sapevo realmente cosa fosse un fidanzato. Criss passava il tempo a baciarmi e toccarmi ma, probabilmente, non significava solo quello avere un ragazzo, solo adesso riuscivo a capirlo.
Nelle settimane seguenti, Justin mi insegnò nuove forme di lotta. Secondo lui ero sempre più brava, ma io mi sentivo incapace. Era sempre lui a mettermi al tappeto, ma non mi faceva male. Anzi, mi aiutava a rialzarmi e mi accarezzava nei punti dove mi aveva colpito, anche se aveva contenuto la sua forza. Diceva che con me ci andava piano o mi avrebbe uccisa e io non ne dubitavo.
Un'altra volta affrontai di nuovo l'argomento sulla sua famiglia, non era felice di parlarne, ma a me molte cose non tornavano. Perché un bambino aveva una pistola? Poteva essere pericoloso. E poi non ci vuole una certa forza per premere il grilletto? Tutto ciò non mi convinceva, ero sempre più convinta che non fosse stato lui a uccidere la madre.Insomma, tutto andava bene. L'unico problema si era presentato da qualche notte, da quando avevo notato che si alzava in silenzio, prendeva il giubbotto di pelle, lo indossava e spariva per ore intere.
All'inizio non ci feci molto caso, ma con il passare del tempo mi preoccupava sempre di più.
**
-Quinn? Che ci fai qui?
La voce alle mie spalle mi fece sussultare e caddi all'indietro facendo rovesciare un paio di scatoloni.
-Stai bene?
Vidi avanzare un'ombra nell'oscurità, mi porse una mano. Non mi fidai, nonostante la voce mi sembrasse familiare.
-Che ci fai qui? È notte fonda.
Aspettò una risposta.
-Allora? Quinn, sono io Stivie.
Stivie? Non lo vedevo da tantissimo tempo. Afferrai la sua mano e lui mi tirò su.
-Che stai cercando nell'archivio della società?-Soltanto dei documenti su.... Ehy, aspetta un momento. Tu che stai facendo qui a quest'ora della notte?
-Io gestisco l'archivio.
-Cosa?
-Credevi che solo facessi tatuaggi? Faccio molto di più.
Sembrava divertito, ma non potevo vedere se sorridesse o no perché era troppo buio.
-Visto che ci siamo... Ti volevo solo dire che mi dispiace per come ti ho trattato quel giorno.

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These Four Walls
Fanfiction-Sono gli ordini, non si discute. -Ma il capo.. -Ma il capo niente. Valla a prendere. Ovviamente parlavano di me. La parola "capo" mi fece sussultare. Lui, molto probabilmente, avrebbe potuto decidere di uccidermi o sarebbe potuto essere la mia anco...