Capitolo 4 || Change

3.9K 270 41
                                    

Mesi dopo.

Tiro su per la gamba destra le calze a rete nere, stando ben attenta a non strapparle. Una volta indossate, apro l'armadio e lancio dietro di me tutte le magliette che non mi servono, creandone un piccolo mucchio ai piedi del mio letto. Appoggio le mani sui fianchi notevolmente sporgenti sbuffando. Passo lo sguardo sui pochi indumenti rimasti appesi davanti ai miei occhi castani, constatando che la gonna di pelle che dovrei indossare non è al suo posto. Chiudo l'anta in legno poco delicatamente, lasciandola sbattere con un tonfo. Apro la porta della mia stanza, raggiungendo velocemente la cucina.
«Aurora, dov'è la mia gonna?» Chiedo a mia madre, sporgendomi dal corridoio.
«Stai uscendo di nuovo? Sai che non dovresti...» Inizia il suo monologo sul mio troppo uscire, chiudendo il rubinetto da cui usciva l'acqua per lavare le stoviglie sporche.
«Oh, fanculo! Sono in ritardo.» La blocco alzando gli occhi al cielo. Mi lancia uno sguardo di disapprovazione, indicando la cesta dei vestiti appena lavati. Afferro la gonna, non curante degli altri vestiti che cadono al suolo, mentre corro verso la mia stanza con l'indumento in mano. Dopo averla indossata, mi do una controllata allo specchio aggiustando la spallina del top striminzito che pendeva dalla mia spalla ossuta. Sorrido soddisfatta del mio abbinamento, per poi andare in bagno. Apro il borsellino contenente i miei adorati trucchi, afferrando saldamente l'eye-liner nero nella mano destra. Traccio sulle palpebre le due solite linee nere, perfettamente uguali.
Dopo aver passato il mascara, applico con cura il rossetto rosso sulle mie labbra carnose, rendendole forse un po' troppo appariscenti, ma nulla che possa ridurre la mia bellezza. Stiro con cura i miei lunghi capelli castani e, una volta finito, mi scaravento verso il letto tirando fuori da sotto di esso i tacchi neri. Li indosso per poi correre all'uscita, lasciando che il rumore dei miei passi rimbombi per tutto il corridoio. Abbasso la maniglia del portone principale, non preoccupandomi di salutare quella che dovrebbe essere uno dei miei genitori.
«Ciao, tesoro...» Mormora in un saluto, sperando che io le risponda in modo educato.
«Non chiamarmi così. Anzi, sai che fai? Non chiamarmi proprio.» Affermo tra i denti superando la soglia d'uscita. Sbatto il palmo sulla mia fronte, ricordando di dover prendere la borsa.
Rientro e recupero la piccola pochette nera dall'attacapanni accanto alla porta, per poi sbatterla dietro di me.
«Torna prima di mezzanotte!» Urla da dentro mia madre, prima che salga in macchina con Leonardo.
«Sicuro!» Urlo retorica in risposta, chiudendo poi la portiera dell'auto con un tonfo.
«Sei di nuovo in ritardo.» Mi rimprovera scherzosamente il mio migliore amico.
«Le persone speciali si fanno attendere.» Pronunciamo insieme, per poi scoppiare a ridere.
«Non sei per niente originale, Abigail.» Ridacchia Leonardo premendo bruscamente sull'acceleratore.
«Non ho mai detto di esserlo.» Sorrido in risposta.
«Stesso locale?» Chiedo cambiando discorso.
«No, oggi siamo alla festa di Valerio. Vedrai che ci divertiremo!» Esclama accendendo lo stereo.
«Speriamo.» Commento alzando il volume al massimo.

Lunghezza capitolo: 503 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora