Capitolo 21 || I'm in love with Lorenzo Ostuni

2.9K 216 110
                                    

Il cameriere di pochi attimi prima ritorna per prendere le nostre ordinazioni.
«Avete scelto?» Chiede gentilmente, estraendo un piccolo bloc-notes e una penna decorata da uno strato di pelle lucida marrone dal taschino della giacca della divisa. Lorenzo annuisce, incastrando dolcemente la mano con la mia, ancora sul piccolo tavolo quadrato. Dopo aver scritto velocemente le nostre ordinazioni, il ragazzo biondo torna al bancone di fronte alla cucina per consegnare il foglio scritto ai cuochi indaffarati tra i fornelli. Rivolgo lo sguardo al ragazzo sorridente seduto davanti ai miei occhi persi tra i pensieri. Un piccolo sorriso separa le mie labbra all'immaginare quanto dovremmo sembrare strani agli occhi degli altri. Io con un paio di jeans, una maglia, li stessi da stamattina, i capelli spettinati e lui, nel suo smoking grigio fumo, il grazioso papillon rosso pendente da un lato e i capelli perfettamente pettinati e in ordine. Uno il contrario dell'altra insomma.
«Cosa ridi, cara donzella?» Ridacchia Lorenzo, osservando il sorriso sognante stampato sulle mie labbra rovinate. Non mi sono neanche accorta che abbiano portato da bere.
«Stavo pensando a quanto siamo diversi, anche nell'aspetto esteriore.» Gli riferisco senza timore, appoggiando il mento sulla mia mano libera. Mi permetto di osservare le piccole pieghe che si formano intorno agli occhi brillanti, gli zigomi arrossati alzarsi e le labbra rosee flettersi sul suo viso a causa di un semplice e smagliante sorriso.
«Gli opposti si attraggono, no?» Alza le spalle, sistemando la sottile ciocca disordinata dietro il mio orecchio con un gesto delicato e ben controllato, come se fossi fatta di ceramica.
«Prevedibile, ma non siamo d'accordo su questo.» Rispondo sollevando il mento e appoggiando nuovamente la mano sulla tovaglia gialla ricamata da un tema floreale, dando un stile più antiquato alla piccola sala. Tornare a una realtà che non sia "la bellezza nascosta di Ostuni" non è poi così allettante.
«Per quale oscura ragione? Di solito attacca con tutte...» Ridacchia a disagio, appoggiando la schiena alla sedia dietro di sé, senza spezzare però il contatto tra le nostre mani perfettamente incastrate.
«Io sono dell'idea che se fossimo opposti non andremmo neanche questo minimo d'accordo, insomma, guarda come siamo finiti! Dev'esserci per forza qualcosa che abbiamo in comune, non necessariamente un film preferito, ma magari un sentimento... Nel nostro caso l'odio.» Gesticolo nel tentativo di farmi capire, spostando lo sguardo al tavolo dietro il moro, occupato da una coppietta intenta a baciarsi con foga. È una mia strana abitudine, parlare ad una persona senza fissare gli occhi nei suoi.
«Ora che mi ci fai pensare potrebbe essere, ma considera che se fosse così,  nessuno sarebbe l'opposto dell'altro, persino in amicizia ci sarebbe un sentimento a legarci.» Ribatte riflettendo sulla mia teoria, apparentemente interessato alla mia piccola realtà.
«Nel mio mondo, i contrari non esistono, altrettanto gli uguali. Non dobbiamo essere opposti o uguali per attrarci. L'attrazione accade e basta. Nessun contrario, nessun uguale.» Alzo le spalle in un gesto di nonchalance.
«Davvero molto interessante il tuo mondo, Abigail, devo dire che mi sembra un'ideologia realistica, nonostante ciò però, rimango delle mie idee.» Afferma sicuro di sé, versandosi l'acqua nel bicchiere di vetro, rischiando di farlo cadere. Un risolino involontario esce dalle mie labbra vedendolo in difficoltà, così afferro il sottile "corpo" del bicchiere evitando di farlo traboccare.
«E quale sarebbero le tue idee?» Riprendo il discorso, andato su un argomento piuttosto interessante.
«Per me non esiste alcuna attrazione. Se in qualche modo finiamo insieme è perché dobbiamo esserlo, se non funziona non esiste alcuna seconda possibilità: non siamo fatti per stare insieme, punto.» Risponde risoluto, bevendo poi un sorso dal bicchiere mezzo pieno.
«Quindi se uno di noi sbaglia è finita per sempre?» Alzo un sopracciglio, non del tutto convinta da quella sua strana teoria.
«Sì, dopotutto se si sbaglia una volta, perché non dovrebbe succedere una seconda volta e poi una terza, una quarta...? Non avrebbe molto senso continuare a inseguire un rapporto che non può effettivamente durare.» Risponde appoggiando nuovamente il bicchiere sul tavolo.
«Interessante...» Mormoro segnando mentalmente questa sua idea, felice di aver conosciuto un'altra parta del Lorenzo timido e riservato.
«Ma alla fine cosa importa di tutto ciò? Tanto non finiremo assieme, sarebbe contro natura.» Affermo poi di punto in bianco, collegando il discorso alla realtà di tutti i giorni.
«Chi potrebbe mai dirlo con certezza? Infondo siamo qui, insieme e temporaneamente fidanzati.» Ribatte sicuro, staccando la mano dalla mia e portandola insieme all'altra sotto il suo mento decorato da un paio di nei.
Assottiglia gli occhi profondi, socchiudendo le palpebre in due piccole fessure, come se fosse stato colpito profondamente dalle mie parole.
«Posso dirti il mio parere su questa sera?» Chiedo infine, chiudendo in due pugni le mani che tengo sul tavolo.
Annuisce leggermente, curioso di sapere ciò che ho da dire.
«Mi sembra tutta una buffonata. Tu stai con Diletta, non con me, noi due non ci amiamo, anzi...» Sospiro delusa da tutta questa situazione, che sembra più una scena di un film che la triste e rude realtà.
«Oh, no no, ti prego! Ho bisogno di passare del tempo con te, di capirti! Per favore, ti ho chiesto solo un paio d'ore, nulla di più!» Mi blocca per il polso appena mi vede alzarmi. Mi giro verso di lui, guardandolo negli occhi e valutando cos'è giusto che io faccia. Ma il problema è proprio questo: qualunque cosa io faccia sembra essere sbagliata. Mi risiedo sulla sedia in legno, che scricchiola sotto il mio peso morto. Sento Lorenzo sospirare sollevato alla mia azione.
«Grazie.» Mormora accarezzando dolcemente il dorso della mia mano.
Abbozzo un piccolo sorriso e incontro i suoi occhi. È inevitabile distinguere la confusione che regna nella sua mente, la ricerca d'aiuto che urla disperatamente attraverso un semplice sguardo. E a quel punto penso che io abbia preso la scelta più giusta di questo mondo, pur sapendo che ogni cosa io faccia, Lorenzo la fa sembrare così dannatamente adatta. Per i minuti successivi cala il silenzio fra di noi, ognuno perso fra i propri pensieri abbastanza rumorosi da colmare il vuoto fuori dalle nostre menti. Il cameriere porta l'antipasto, poggiando i piatti davanti a noi. Prendo la forchetta e inizio a giocherellare silenziosamente con il cibo nel piatto in ceramica bianca, troppo presa da altro per mangiare anche un solo boccone.
«Ti prego, mangia Abigail.» Mi richiama Lorenzo, poggiando due dita sotto il mio mento per attirare la mia attenzione. Sbatto un paio di volte le palpebre e riporto lo sguardo sul suo viso, annuendo leggermente. Inizio a mangiare forzatamente, non volendo rovinare la serata più di quanto non abbia già fatto. Troppo orgogliosa per chiedere scusa e tornare alla stabilità di qualche minuto fa. Dopo aver finito l'antipasto, Lorenzo ferma il cameriere che è tornato a riprendere i piatti quasi vuoti.
«Può bastare così, non vogliamo nient'altro.» Gli sorride cordialmente il moro, chiedendo poi il conto.
«Come mai non vuoi mangiare più nulla? È colpa mia? Guarda che puoi benissimo continuare, non è un problema, davvero!» Inizio a parlare a raffica, dispiaciuta di aver rovinato i piani che era chiaro avesse studiato nei minimi dettagli.
«No, sta' tranquilla Abigail, è evidente che nessuno dei due vuole continuare a mangiare.» Mi blocca rassicurante, lasciando poi i soldi necessari sul tavolo coperto dalla tovaglia gialla e uscendo poi dall'accogliente locale.
«Sicuro? No perché non vorrei rovinarti questa serata...» Un paio di labbra morbide impediscono dolcemente alle mie di continuare a farneticare, ci metto qualche secondo a capire realmente a chi appartenessero. Le sue mani calde si appoggiando sui miei fianchi, fornendo calore alla mia pelle infreddolita dall'improvviso cambio di temperatura. Porto le mie sul suo viso, lasciandomi trasportare da quel piccolo momento tutto nostro. Mia madre, Diletta, la scuola, la reputazione, tutto spinto in un angolo remoto della mia mente, ora distratta da tutt'altro. Il terreno ciottolato sotto le mie All Star sembra sparire e quelle labbra così morbide e attente in ogni minimo movimento mi portano in un nuovo universo, senza preoccupazioni. Ed è stato lì, davanti a quella piccola trattoria, sotto la luce pallida della luna piena e con la presenza delle numerose stelle a testimoniare quel nostro piccolo grande attimo, che ho realmente compreso le parole di Melissa. Non posso fare a meno di constatare quanto siano dannatamente vere.

Sono innamorata di Lorenzo.


Lunghezza capitolo: 1389 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora