Capitolo 22 || I'm in love with Abigail Watson

2.5K 195 61
                                    

Occhi negli occhi, il suo castano screziato da piccole sfumature di nero con il mio leggermente più scuro. Solo questo ciò che ingombra la mia mente in quest'istante, che chissà se capiterà mai un'altra volta. Il rumore del silenzio è ciò che riempie le nostre orecchie, leggermente fredde per la temperatura sensibilmente bassa. Le mie mani appoggiate sul suo viso sembrano pesare chilogrammi, i miei piedi inchiodati all'asfalto coperto dalla ghiaia e i nostri corpi, l'uno appoggiato all'altro.
Una ragazza piangente corre nella nostra direzione, spezzando bruscamente il magnifico momento che stavamo vivendo. Lorenzo si gira verso di lei, strabuzzando gli occhi castani una volta riconosciuta la bionda ferita.
«Merda.» Lo sento sussurrare accanto a me.
«Merda.» Gli faccio eco, fissando Diletta fermarsi a qualche metro da noi. Il viso rigato da numerose lacrime è macchiato dal mascara colato, mentre gli occhi leggermente arrossati sono contornati dall'ombretto brillantinato che era stato steso molto accuratamente sulla palpebra mobile. Mi volto verso il ragazzo accanto a me, cercando silenziosamente un qualsiasi aiuto. Getta furiosamente la pochette argentata al terreno, davanti ai nostri piedi. Il suo vestito blu elettrico ondeggia leggiadramente al venticello fresco che riempie il silenzio di tensione che si è creato tra noi.
«Non è come pensi Diletta!» Interviene Lorenzo, azzardando un passo in avanti, verso la sua ragazza delusa, immobile di fronte a noi.
«E com'è allora? Una meraviglia?» Domanda ironica Diletta, poggiando lo sguardo paurosamente freddo su di me. Il sangue mi si ghiaccia nelle vene al contatto visivo con la ragazza e quasi faccio un passo indietro. Nessuno mi ha mai fatto così tanto timore, eppure quello sguardo era talmente ferito da ferire altrettanto chiunque l'avesse incontrato.
«Lei. È stata lei ad avvicinarsi, sai com'è, no? Le troie sanno come abbindolare qualsiasi ragazzo!» Il suo indice indica incertamente me, un metro dietro la sua figura alta e slanciata. Le mie labbra si separano all'udire quelle parole tanto false quanto taglienti.
«Dare della troia a chi hai forzatamente portato fuori a cena? Roba da veri uomini!» Esclamo rimanendo ferma sui miei piedi. Diletta rivolge uno sguardo interrogativo al suo ragazzo, evidentemente in difficoltà. Si volta verso di me e cerca di farmi capire di reggergli il gioco.
«Le troie non sono tenute a salvare il culo alla gente, quindi caro mio, cavatela da solo, tanto sono sicura che troverai una scusa adatta anche a questa situazione.» Gli faccio un occhiolino ironico, per poi andarmene verso il sentiero che abbiamo preso per arrivare fin qui.
«Ah, e Diletta, credi a chi vuoi, ma sappi che di quello lì, non ci si può di certo fidare.» L'avviso senza girarmi, riferendo le mie parole al moro del quale mi sono appena fatta un'idea poco positiva. Continuo a camminare imboccando la stretta stradina poco illuminata.
«Abigail, non sei utile neanche ad aiutare, figuriamoci ricordare la strada per tornare!» Mi blocca Lorenzo, che sono sicura abbia un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.
«Non ti sembra di aver esagerato abbastanza, stronzo?» Urlo per farmi sentire dal ragazzo senza il minimo rispetto.
«Sei stata tu a volerlo, cara Watson, ora non fare l'offesa della situazione.» Continua sicuro, avvicinandosi a me.
«Mi sa che è arrivato il momento di smetterla di fare i bambini di due anni, che ne dici, pezzo di merda?» Mi avvicino abbastanza da potergli afferrare il colletto ben sistemato della camicia candida.
«Non si può smettere di essere ciò che si è, Abigail.» Insiste imperterrito, senza curarsi di essere in condizioni di svantaggio.
«Non a caso un pezzo di merda eri e un pezzo di merda sei rimasto Ostuni.» Gli faccio notare, stringendo il colletto nella mia stretta di rabbia.
«Lo stesso vale per te, troietta.» Infierisce senza crearsi alcun tipo di problema. All'udire quelle parole, il palmo della mia mano si scontra con la sua guancia sinistra, ora arrossata per la forte botta.
«Abigail!» Urla Diletta a mo di rimprovero, prima rimasta in secondo piano nel nostro battibecco.
«Sì, dai, stacci ancora dietro a un coglione come quello, che ti troverai sicuramente bene in futuro!» Gli urlo alle spalle, mentre è occupata a controllare che Lorenzo sia sano.
«Vaffanculo Abigail, tu e io che mi innamoro di un soggetto simile!» Ribatte il moro, scostando con una leggera spinta la sua ragazza dal campo visivo.
«Cosa!?» La bionda non può fare a meno di intervenire, sentendosi presa in causa.
«Scusa? Tu, innamorato di me?» La mia risata fragorosa interrompe lo stupore di Diletta.
«Sì, io, coglione per come sono, sono andato a finire innamorato di Abigail Watson...» Si autocommisera il moro, aggiustandosi al meglio possibile il papillon rosso.
«Già, proprio un coglione.» Preciso io, voltandomi e avviandomi nuovamente verso il sentiero di ritorno.
«Io vengo qui per farti una dannata sorpresa, e tu? Tu ti sbaciucchi con un'altra, persino troia?!» Le voci di tono considerevolmente alto si mescolano in un suono ovattato nelle mie orecchie, distratte dalla pronuncia di solo un'unica frase:

«Vaffanculo Abigail, tu e io che mi innamoro di un soggetto simile!»

Lunghezza capitolo: 838 parole.



*Disegno di Lolly_Nightmare.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora