Capitolo 19 || Is there difference?

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«Cristo santo, Abigail! Si può sapere che diavolo fai in giro alle otto di sera, con tanto di valigia?» Chiede Lorenzo aggrottando le sopracciglia una volta aver notato il bagaglio rosso nella mia mano.
«Nulla che ti riguardi.» Rispondo alzando le spalle con veemenza.
«Allora possiamo andare...» Afferma osservandomi da capo a piedi.
«Ti avevo detto che non sarei venuta al ballo, tanto meno con te. Niente ti dà il diritto di venire a casa mia e pretendere che ti segua!» Ribatto gesticolando nervosa.
«Nessun diritto, ma ho il dovere di portarti al ballo e farti divertire, dopotutto è così che si tratta la propria dama, no?» Sorride dolcemente, allungando una mano ossuta verso di me.
«Hai perso un neurone giocando a uno dei tuoi stupidi videogiochi per caso?» Assottiglio lo sguardo verso il suo viso, sperando di trovare un piccolo indizio che mi indichi che stia scherzando. Peccato non averne beccato neanche uno.
«Nulla del genere... Avanti, vuoi salire o rimanere a congelare qui?» Sospira cercando di attirarmi dentro il suo caldo veicolo.
«Preferisco rimanere a congelare qui, grazie comunque per la proposta.» Rispondo sicura, accompagnando la frase con un sorriso ironico sulle labbra colorate da un leggero rossetto color carne.
«Ti prego Ab, sto cercando di comportarmi bene per una volta...» Alterno lo sguardo tra la sua mano tremolante e il suo sguardo.
«Tanto durerà solo per stasera. Non mi va di essere la seconda scelta per tutti, quindi scusami, ma io me ne vado.» Sputo tutto ciò che penso, per poi girare i tacchi e raggiungere il solito locale.
«Cosa? Abigail, sei stata la mia prima scelta, non ho chiesto a nessuno all'infuori della ragazza testarda che ho di fronte!» Urla cercando di trattenermi.
«Oh mio principe, quanto sei dolce!» Imito ironicamente una di quelle ragazze innocenti che ancora credono al principe delle fiabe.
«Oh Cristo Gesù, quanto sei insopportabile!» Sbuffa Lorenzo sbattendo le mani sulle cosce magre, coperte da un paio di pantaloni eleganti in flanella.
«Visto? Sono "insopportabile", lasciami in pace!» Mi giro verso di lui sbuffando.
«Non mollo la mia dama in strada alle otto e mezza di sera.» Continua imperterrito. Roteo gli occhi castani al cielo, stanca di questa situazione.
«Non sono la "tua dama", io non sono niente per te, solo Abigail Watson, chiaro?» Sospiro.
«Sono punti di vista, ora per favore, sali su questa dannata macchina?» Alza il tono di voce indicando la sua auto ancora accesa.
«Cosa non capisci di "non andrò al ballo, tanto meno con te"?» Ripeto per l'ennesima volta la stessa frase, appoggiando il peso del mio corpo sulla gamba destra. Lascio la presa sulla valigia, lasciandola accanto a me. Resta fermo per qualche secondo a osservarmi come imbambolato, poi si avvicina goffamente a me nel suo elegante smoking e mi prende il viso tra le mani.
«Non capisco niente che non sia un "va bene, andiamo".» Sussurra a un centimetro dal mio viso. Gli occhi determinati fissi nei miei sorpresi.
«Va bene, andiamo... Ognuno a casa propria.» Gli sorrido furba. Scoppia a ridere fragorosamente, abbassando le mani sulla sua pancia.
«Sei un genio!» Urla appena smette di ridere. Mi batte il cinque, ma non toglie la mano dalla mia.
«Andiamo adesso!» Urla trascinandomi nella sua macchina.
«Stronzo!» Mi lamento opponendo resistenza.
«Fammi almeno prendere la valigia...» Mi rassegno indicando il mio bagaglio rimasto in mezzo al marciapiede illuminato da qualche lampione dalle lampadine quasi fulminante. Lascia la presa dalla mia mano, permettendomi di recuperare la valigia rossa.
«Verrò, ma non ho intenzione di entrare in quella stupida palestra.» Cerco di contrattare, agganciando la cintura di sicurezza.
«D'accordo, andremo da qualche altra parte!» Si arrende premendo sull'acceleratore. Un breve periodo di silenzio riempie il piccolo abitacolo, durante il quale non ho fatto altro che guardare le case susseguirsi veloci sotto il mio sguardo annoiato.
«Allora, vuoi dirmi cosa ci facevi con quella valigia sul marciapiede davanti casa tua?» La voce delicata di Lorenzo arriva d'improvviso alle mie orecchie, facendomi spaventare.
«Vuoi smettere di chiedermelo? Non voglio parlarne.» Rispondo fredda, fissando la strada stranamente deserta di fronte a noi. La suoneria del cellulare di Lorenzo interrompe la breve discussione. Riesco appena a leggere le lettere bianche che si sono illuminate per segnare il mittente della chiamata: "Amore <3". Sospiro appoggiando la testa al finestrino freddo alla mia destra.
«Pronto?» Risponde velocemente il moro, tentando di non perdere il controllo dello sterzo.
«Sto guidando, Dil.» Sospira guardando attentamente la strada.
«Sta' tranquilla, so ciò che faccio.» Alza gli occhi al cielo, rischiando di non frenare appena una macchina rossa esce dalla strada a sinistra.
«Vado, ciao.» Chiude velocemente la chiamata, posando il cellulare nel piccolo porta bevande tra i nostri due sedili.
«Quella ragazza sa essere davvero stressante...» Mormora tra sé e sé, tenendo ben stretta la presa intorno allo sterzo in pelle. Preferisco non commentare e riporto lo sguardo sul paesaggio alla mia destra.
«Come va a scuola?» Chiede a disagio, cercando di avviare una conversazione attiva.
«Tutto nella norma, a te?» Gli pongo la stessa domanda annoiata.
«Allora saresti disponibile a darmi ripetizioni?» Mi prende in giro sapendo che io e la scuola siamo due cose distinte e separate, almeno nell'ultimo mese.
«Vai a 'fanculo gentilmente? Grazie.» Gli alzo prepotentemente il dito medio, lasciando lo sguardo fisso al finestrino.
«Dovrei portare anche te e non mi va di farti visitare un posto del genere...» Sospira, lasciando sulle labbra rosee un leggero sorriso, che devo ammettere, ha la sua bellezza. Appoggio una mano sulla sua fronte, sperando che la sua temperatura corporea sia nella norma.
«Non hai la febbre... Cosa ti prende?» Chiedo preoccupata, studiando il suo profilo, che non presenta alcuna imperfezione ai miei occhi.
«Che c'è, non posso essere gentile con una ragazza?» Sorride tranquillo, svoltando a destra su un parcheggio ciottolato.
«Stiamo parlando di me, non di una ragazza qualunque.» Cerco di fargli notare, sperando che ritorni il Lorenzo di sempre.
«C'è differenza?» Sospira sganciando la sua cintura di sicurezza.
«Be'... Sì.» Sgancio anche la mia, aprendo la portiera e scendendo dalla calda auto.
«Per me no, e mai ce ne saranno.» Sorride iniziando a camminare verso un piccolo viale buio fra gli alberi, illuminati dalla fioca luce della luna piena.
«Se lo dici tu...» Mormoro affiancandolo.

Lunghezza capitolo: 1046 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora