Capitolo 11 || Loser

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«Guarda chi c'è, Abigail! Qual buon vento ti porta a scuola in orario?» Mi sfotte Simone, ormai membro del nostro gruppo, una volta che mi vede arrivare.
«Vaffanculo.» Gli sorrido ironica, salutando il resto dei miei amici.
«Cazzo Abigail, ti sei persa la scena più epica mai vista!» Esclama entusiasta Leonardo verso di me.
«Sarebbe?» Chiedo annoiata, scrutando lo smalto nero sulle mie unghia, appuntandomi mentalmente di dargli una sistemata.
«...Dimmi che mi stai ascoltando.» Ferma il racconto dopo un po', accorgendosi che io non lo sto degnando della minima attenzione.
«Oh Oh! Guardate chi c'è!» Alzo lo sguardo verso il ragazzo moro girato di spalle. Un sorriso schiude le mie labbra, felice di poter fare qualcosa di più divertente.
«Ostuni, ci si rivede...» Lo richiamo. Si volta svogliato verso di noi, tenendo strette nelle sue mani le spalline dello zaino dall'aria pesante che porta sulle spalle magre.
«Che volete?» Chiede scocciato, lasciando che un sospiro lasci la sua bocca in segno di fastidio.
«Parlarti.» Sorrido. Gli afferro le spalle portandolo verso di me.
«Allora, com'è essere famosi senza far nulla?» Inizio afferrando il suo zaino e poggiandolo accanto a me.
«In realtà c'è molto lavoro dietro, ma penso che a voi non riguardi.» Risponde freddo incrociando le braccia al petto magro, forse troppo.
«Mmm, e che lavoro intendi?» Chiedo fingendomi interessata. I miei amici rimango a fissare la scena senza obbiettare.
«È evidente che non t'interessa, quindi scusami.» Cerca di riprendere il suo zaino, abbassandosi sulle gambe.
«Fermo.» Lo blocco spingendolo sul marciapiede freddo.
«Non ho detto di aver finito.» Affermo stringendo gli occhi castani in due fessure. Mi guarda truce, cercando di rialzarsi dalla superficie dura che costituisce il pavimento del cortile della scuola.
«Non rispondermi così, sfigatello, non ti conviene.» Mormoro fra i denti prendendolo per l'orribile maglione verde che indossa, nonostante siamo a maggio, e riportandolo alla mia altezza.
«Se no che succede, mi dai botte? Poi ti si rompe l'unghia!» Mi sfida togliendo il maglione dalla mia mano.bRimango zitta, sconvolta per la sua risposta che non mi sarei mai aspettata da uno come lui.
«Vai a lavorare invece di rompere i coglioni alla gente.» Conclude prendendo lo zaino da terra senza staccare lo sguardo dai miei occhi sorpresi, dopo di che entra a scuola.
«Battuta da un perdente! Ma come ti sei ridotta Abigail?» Mi sfotte Leonardo, ridendo per la mia espressione di stupore.
«Lo rovino, lo giuro.» Affermo attraversando furiosa il corridoio che porta alla mia classe.
«Oh avanti, non te la sarai mica presa...?» Mi raggiunge Leonardo, cingendo le mie spalle con un braccio.
«Staccati.» Ordino scrollandomi la sua stretta di dosso.
«Come siamo permalose...» Commenta alzando gli occhi al cielo. Appoggia la mano sulla maniglia della porta in mogano rovinato, pronto ad aprirla.
«Non lo dire mai più.» Lo fermo stringendo i pugni.
«Non dire più, cosa? "Come siamo permalose..."?» Ripete appositamente sorridendo consapevole.
«Sei stronzo quando ti ci metti.» Apro la porta della nostra classe, constatando felice che la professoressa non è ancora arrivata.
«Solo quando mi ci metto?» Chiede sedendosi al posto accanto al mio.
«Perché fai così tante domande di prima mattina?» Ribatto scocciata appoggiando rumorosamente il mio zaino vuoto sulla superficie rovinata che funge da banco.
Incrocio le braccia su di esso, lasciandoci cadere sopra la testa.
«Perché io posso.» Sorride soddisfatto prendendo il suo smartphone dalla tasca dei pantaloni attillati che indossa.

Lunghezza capitolo: 569 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora