Capitolo 17 || You are in love with him!

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Kevin fissa il ragazzo moro accanto a me, mentre decide cosa rispondere.
«Non mi sembra che sia molto d'accordo...» Commenta poi, riferendosi alla mia espressione contrariata.
«Infatti io e lui non ci conosciamo neanche, figuriamoci andare al ballo insieme!» Mi scrollo con difficoltà la sua stretta dalla mia mano, rivolgendogli uno sguardo furioso.
«Non sa ciò che dice. Noi andiamo, ciao americano!» Lorenzo lo saluta velocemente con un gesto della mano, spingendomi verso il cancello arrugginito della scuola.
«Cos'hai nella testa?» Gli chiedo urlando, incapace di realizzare la scenata completamente ridicola che ha messo in atto senza il mio consenso.
«Il cervello.» Risponde con un sorrisetto. Lo sguardo furbo indirizzato verso la porta d'ingresso in vetro.
«Privo d'intelligenza a quanto pare! Non puoi dire alla gente ciò che ti passa per la mente, soprattutto se riguarda me! Puoi gentilmente dirmi la motivazione del tuo comportamento inadeguato?» Chiedo infine sospirando. Sposta gli occhi color nocciola nei miei, cercando di decifrare ogni mio piccolo movimento, espressione, gesto.
«Se ti dicessi che non ne ho la più pallida idea?» Chiede retorico, completando la frase con una drammatica alzata di spalle.
«Penserei che tu sia un pazzo lunatico.» Rispondo alla sua domanda, sempre più confusa dal suo strano comportamento di oggi
«Cambierai idea stasera...» Ribatte misterioso, lasciando trasparire l'ombra di un sorriso sulle labbra rosee.
«È inutile che insisti, io adesso torno da Kevin e accetto, punto!» Gli urlo in faccia, correndo verso il ragazzo biondo voltato di spalle.
«Scusami?» Lo richiamo gentilmente. Si volta verso di me, sorridendo una volta avermi vista.
«Lorenzo è un tipo strano, ti prego di non far caso a ciò che è successo poco fa...» Cerco di scusarmi per il comportamento prepotente del ragazzo moro.
«Non fa niente, figurati.» Mi sorride tranquillizzandomi.
«Tornando alla richiesta... Per me va benissimo!» Esclamo con un sorriso a trentadue denti.
«Scusami ma... Ho trovato un'altra dama.» Risponde dispiaciuto grattandosi la nuca con una mano. Il sorriso sulle mie labbra si spegne gradualmente alla realizzazione delle sue parole.
«Cosa? Cioè... Va bene, non fa niente!»
Mi correggo, cercando di non fargli pesare l'accaduto.
«Lorenzo!» Urlo richiamando il ragazzo magro che sta ormai superando il vecchio cancello della scuola.
«Tu l'hai fatto apposta, stronzo!» Gli urlo contro furiosa.
«Beh, la mia richiesta è ancora valida...» Sorride furbo incrociando le braccia magre al petto.
«Sto cazzo!» Rispondo e porto le mani fra i capelli castani cercando di calmarmi.
«Ma tu non dovresti stare con Diletta?» Sospiro lasciando cadere le braccia lungo i miei fianchi magri.
«Infatti è così, solo che sai... Non abitiamo nella stessa città, quindi non è qui per il ballo.» Conclude triste, abbassando lo sguardo al pavimento.
«E così ci provi con me? Bel fidanzato!» Lo critico e sposto il peso del mio corpo sulla gamba destra.
«Non ci sto provando con te! Voglio solo andare a quel fottuto ballo con qualcuna che sia bella e intelligente, e non con un cesso ambulante!» Esclama, stufo di dover sopportare i miei commenti poco gentili.
«Quindi se io accettassi, mi vorresti solo per stasera?» Chiedo, cercando di capire cosa vuole concludere.
«Beh... Forse sì.» Alza le spalle, insicuro sulla risposta appena data.
«Interessante... Bene, io vado, ciao ciao stronzo!» Lo saluto, raggiungendo Leonardo al parcheggio per le auto.
«Credevo ti avesse risucchiato il terreno!» Esclama Leonardo appena mi vede arrivare.
«Sono una ragazza richiesta io.» Rispondo vantandomi scherzosamente.
«Ma se non te se incula neanche lo sfigato!» Ride di gusto il moro, prendendomi per i fondelli.
«'Fanculo Leonardo Decarli.» Gli rivolgo un sorrisetto finto e mi dirigo verso l'auto di mia madre.
«Sai che ti amo!» Urla a mo di scuse, salendo poi sulla sua auto bianca.

****

«Abigail, sei tornata? Pensavo ti fosse successo qualcosa!» Mia madre mi raggiunge all'entrata preoccupata, osservandomi dalla testa ai piedi per vedere se abbia qualche graffio o livido.
«Come se ti importasse realmente...» Commento salendo velocemente le scale in legno chiaro.
«Abigail, come devo fare con te?» La sento mormorare mentre raggiunge nuovamente la cucina. Scuoto la testa e getto lo zaino sotto la scrivania, sdraiandomi poi sul mio morbido e accogliente letto. Estraggo il cellulare dalla tasca e scorro fra i miei contatti per trovare il numero della persona che mi serve.
«Aby! Da quanto tempo non ci sentiamo?» Esclama dall'altro capo della chiamata con voce da scoiattolo, facendomi ricredere di averla chiamata.
«Non ne ho idea sinceramente... Andrai al ballo?» Vado dritta al punto, non volendo ascoltare i soliti convenevoli.
«Sì, certo. Andrò con Roberto, sai è così dolce! Mi ha chiesto di andarci insieme con un anello, ti rendi conto! È la mia vita!» Si vanta urlando. Alzo gli occhi castani al cielo, appurando che l'idea di chiamarla non era poi così allettante.
«Marika, non ti sento, scusami.» Pronuncio velocemente, fingendo che la linea sia scarsa e chiudo così la fastidiosa chiamata. Sospiro. Inizio a fare avanti e indietro per la mia stanza, pensando a qualcuno con cui parlare. Mi fermo di scatto quando mi viene in mente la ragazza adatta. Metto il cellulare in tasca, scendo velocemente le scale e esco di casa.
«Abigail, dove stai andando adesso!?» Mia madre cerca di fermarmi, ma non le do ascolto e continuo a correre verso il locale infondo alla strada. Entro e mi siedo su uno sgabello difronte al piano bar, cercando di riprendermi dalla corsa.
«Abigail, non morirai d'infarto, vero?» Scherza Melissa vedendomi affannata.
«Spero di no! Puoi darmi un bicchiere d'acqua?» Chiedo in difficoltà, appoggiando le braccia sulla superficie in legno lucido.
«Subito cara!» Riempie un bicchiere di plastica porgendomelo.
«Grazie.» Mormoro bevendo avidamente il liquido trasparente, che scorrendo lungo la mia gola mi dà un sollievo immediato.
«Qual buon vento ti riporta qui?» Mi chiede sorridente, spostandosi una fastidiosa ciocca fucsia dietro l'orecchio decorato da numerosi orecchini.
«Vorrei parlare da amica ad amica...» La guardo negli occhi cerulei.
«Problemi d'amore?» Sorride sedendosi sullo sgabello accanto al mio.
«Una specie.» Ridacchio leggermente, cercando di nascondere l'ansia.
«Stasera ci sarà il ballo nella mia scuola. Il problema adesso è uno: non ho un accompagnatore. Insomma, ricordi il ragazzo magro, alto, moro di ieri sera?» Inizio a parlare a raffica, altamente in imbarazzo a confidarmi con qualcuno.
«Quello a cui hai sporcato di vomito le scarpe?» Ridacchia divertita nel ricordarsi la scena.
«Sì... Be', mi ha chiesto di andare al ballo con lui-» Non mi fa neanche terminare la frase che scatta in piedi facendo cadere rumorosamente lo sgabello sul parquet. La gente si gira verso di noi, incuriosita dal frastuono provocato da Melissa.
«Accetta cazzo! Cosa fai ancora qui!?» Esclama entusiasta alzando le braccia al cielo.
«Mel, se mi facessi finire capiresti...» Sospiro scuotendo la testa.
«Ma il problema è uno adesso: mi ha fottutamente sbattuto in faccia il fatto che mi avrebbe usata solo stasera... Dopotutto ha anche ragione, è fidanzato.» Alzo le spalle, fissando lo sguardo sul parquet scuro.
«Amica, sei cotta!» Mi sorride comprensiva. Recupera lo sgabello da terra e si risiede su di esso.
«Io? Per lui? La cazzata delle quindici e venti!» Rido fragorosamente per le parole false appena pronunciate dalla mia amica.
«Abigail, ti stai dispiacendo come lo schifo per le sue parole superficiali, quando avresti potuto benissimo infischiartene e cercarti un altro ragazzo più figo, perché diciamocelo, potresti rimorchiare chiunque con la tua bellezza.» Cerca di convincermi, facendomi notare i miei comportamenti da tredicenne innamorata.
«No, non è possibile. Non farebbe bene alla mia reputazione, sai cosa succederebbe a scuola? E poi non andiamo d'accordo neanche per un secondo, figuriamoci in una relazione!
Lui e Diletta stanno bene così, non voglio rovinargli il rapporto rose e fiori.» Mi rifiuto di crederle, elencandole i lati negativi che comporterebbe innamorarmi di quel ragazzo magro e alto dallo sguardo profondo e misterioso.
«Abigail, avrebbe potuto scegliere un'altra per andare al ballo, invece ha chiesto proprio a te. Non pensi che possa significare qualcosa?» Chiede facendomi notare questo piccolo dettaglio che non avevo considerato.
«No, Melissa. Io non andrò a quel fottuto ballo. Piuttosto, riservami un posto, ci rivediamo stasera!» Concludo la discussione, salutandola velocemente e uscendo dal locale.

Lunghezza capitolo: 1351 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora