Capitolo 32 || Stop!

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«È morto il papa?!» Urla Simone a qualche metro da me non appena i suoi occhi incontrano i miei passi strisciati.
«Abigail è viva!» Commenta Leonardo quando lo affianco.
«Molto divertenti!» Esclamo sbadigliando con la mano davanti alla bocca.
I vocii dei numerosi studenti confondono le mie orecchie assonnate.
«Novità?» Chiedo riferendomi ai possibili pettegolezzi della scuola.
«Niente a parte: Abigail Watson è andata a vivere con il padre americano/tossicodipendente, è stata vista pensierosa su una panchina al duomo alle otto di mattina con una valigia rossa al suo fianco... Oh, anche che ha preso rapporti con un sfigato già fidanzato... Nulla di importante insomma!» Esclama Simone ironico contando sulle dita lunghe le voci su di me, tutte vere tra l'altro.
«A volte vorrei tornare ad essere una sfigata: nessuno ti caga di striscio, nessun problema, nessuna reputazione.» Mi lamento cantilenando.
«Tu te le cerchi però! Proprio con Ostuni dovevi fartela? Il tizio americano sembra interessato a te, perché proprio il re degli sfigati?!» Mi rimprovera Simone indicando il ragazzo che mi aveva invitata al ballo di fine anno.
«Parli del diavolo e spuntano le corna!» Lo interrompe il mio migliore amico afferrando per lo zaino Lorenzo, che cercava di passare inosservato almeno da noi.
«Ehi sfigato, perché fai le corna alla tua fidanzata?» Una ragazza dai capelli blu si avvicina a noi, spintonando per le spalle la nostra vittima. Un ghigno beffardo schiude le sue labbra carnose, mostrando i denti bianchissimi.
«Non faccio le corna a nessuno.» Ribatte lui fissandola dall'alto, essendo molta la differenza delle due altezze.
Osservo la ragazza davanti ai miei occhi, stretta nei suoi aderenti jeans strappati e in una felpa grigia di qualche taglia più grande. Le Converse bianche si piegano in prossimità delle loro punte in plastica quando cerca di raggiungere l'altezza del moro.
«Ops, mi sa che l'hai appena fatto sfigatello!» Esclama dopo avergli rubato un bacio sulle labbra rosee.
Le mie gambe scattano nella sua direzione e le mie mani si stringono sulle sue spalle da dietro la schiena. La spingo a terra involontariamente, scossa da un moto di gelosia. I gomiti della ragazza sbattono contro le mattonelle sporche del cortile insieme al sedere rialzato dal push-up del jeans.
«Kartika, ti avevo avvertita.» Commenta Simone qualche passo dietro di me.
Mi volto verso Lorenzo, ancora fermo sui suoi piedi, con gli occhi sgranati rivolti alla ragazza dai capelli blu. Gli faccio segno di andare mentre gli altri sono occupati a soccorrere Kartika. Scuote la testa deciso e rimane fermo sul suo posto. Aggrotto le sopracciglia, confusa dalla sua risposta del tutto inaspettata.
«Che ti prende, Abigail?» Kartika si rivolge a me una volta rialzatasi dal pavimento.
«Nulla, solo... Non trovo giusto che si bacino le persone contro la loro volontà.» Mento spudoratamente con un'alzata di spalle.
Assottiglia lo sguardo glaciale, insospettita dalla mia risposta.
«Ne sei sicura? Le voci dicono tutt'altro.» Si riferisce ai pettegolezzi su di me, ormai sulla bocca di tutti.
«Le voci dicono ciò che vogliono, io so ciò che faccio.» Rispondo semplicemente osservando le mie Vans grigie. Alza le spalle, poco convinta della nostra conversazione. Si volta verso Lorenzo, ancora fermo sul suo posto, e gli rivolge l'ennesimo ghigno di scherno. Mi avvicino io stavolta, sperando così che nessuno lo possa picchiare.
«Allora sfigatello, come mai tanta fretta?» Lo provoco mentre tenta di andarsene. Lo fermo per il polso magro e lo riporto davanti ai miei occhi.
«È suonata.» Risponde soltanto alzando gli occhi castani al cielo.
«Non alzare gli occhi al cielo con me, sfigatello.» Lo riprendo afferrandogli le guance rosee tra il pollice e le altre cinque dita, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi.
«Se no?» Chiede alzando un sopracciglio. Assottiglio lo sguardo e stringo le labbra fra loro, fino a creare una linea dritta.
«Stai esagerando Ostuni.» Cerco di riprendere in mano la situazione prima che qualcuno possa insospettirsi.
«Lo dici sempre, ma non fai mai niente.» Alza le spalle in segno di menefreghismo.
«Vuoi collaborare, per favore?!» Gli strillo fra i denti. L'ansia che possano accorgersi di noi è talmente tanta da farmi sudare i palmi delle mani.
«No, mi sono stancato di essere nel vostro mirino solo perché ho uno stile diverso dal vostro, perché ho altri interessi. Cosa ci guadagnate nel picchiarmi?» Chiede portando lo sguardo al resto del gruppo.
«Divertimento e fama.» Risponde semplicemente Simone con le braccia incrociate al petto.
«Ci sono tanti altri modi per divertirsi, della fama invece non ve ne fate niente. Cosa cambia fra l'essere "famosi" e l'essere "normali"? Che se fossi "famoso" mi fermerebbero nei corridoi? E che te ne fai di quei complimenti quando non hai neanche la sicurezza di chi ti sta accanto? Non sai se loro - indica me e i nostri amici - sono davvero persone di cui ti puoi fidare. Se fossi "normale" avresti degli amici veri, puoi sceglierli tu anziché loro. L'essere "normale" non è uguale all'essere "famoso", è meglio.» Ci guarda un'ultima volta prima di voltarsi ed entrare a scuola.

Lunghezza capitolo: 838 parole.




Spazio autrice:
Volevo dirvi che il capitolo non è un semplice miscuglio di parole scritte per mandare avanti una storia, ma ha anche un messaggio nascosto. Si parla di bullismo. Al giorno d'oggi si studia anche a scuola, si sa di cosa si parla.
Se qualcuno ne soffre, non fatevi buttare giù da un semplice gruppo di ragazzi, non ascoltate i loro insulti, sono solo parole dette per vedervi sprofondare e ridere di voi, per sentire in mano loro la vostra vita. Fatevi valere, non con le mani, ma con i fatti.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora