Capitolo 34 || Ecstasy

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Mi siedo sul pavimento bianco del bagno, senza preoccuparmi dello sporco. Non è durata poi molto la mia voglia di essere popolare, ma capire che fosse sbagliato mi ha fortunatamente aperto gli occhi. Devo ammettere che se Lorenzo non avesse fatto quel "discorso" non mi sarei convinta di nulla, continuerei a vivere della parola degli altri. Mi allontanerò dal mio gruppo di "amici" e inizierò a non importarmene dei pettegolezzi, magari potrei anche ripassare qualcosina per gli esami. Uno sciacquone viene tirato nel bagno più lontano da me. Un ragazzo ne esce e dalla corporatura magra e il ciuffo ribelle, posso capire che si tratta di Lorenzo.
«Ostuni!» Lo richiamo mentre mi alzo da terra. Si blocca subito sui suoi passi e si gira verso di me. Un sorriso schiude le sue labbra rosee, adornato dal rossore delle sue guance. Mi avvicino in modo che possa parlargli.
«Che fai nel bagno delle femmine?» Ridacchio indicandogli l'insegna sulla porta in legno pitturato di bianco.
«Ehm... Credo di aver sbagliato.» Si gratta la nuca il moro in leggero imbarazzo. Il suo alito non profuma per niente di menta e gli angoli della bocca sono sporchi di una sostanza gialla.
«Hai vomitato?» Gli chiedo preoccupata pulendo i resti dal suo viso.
«Perché fai così?» Mi chiede di punto in bianco spostandomi la mano delicatamente via dal suo viso.
«Così come?» Aggrotto le sopracciglia guardando i suoi occhi profondi perdersi nel vuoto.
«Prima mi odi, poi mi aiuti con la Polaroid, prima non mi sopporti, poi mi baci, prima mi mandi a fare in culo e poi mi parli come se niente fosse accaduto, qual è il tuo problema?!» Sospira frustrato appoggiando le mani ossute sul bordo del lavabo in ceramica.
«Tu.» Rispondo solamente, appoggiando la schiena alla porta del bagno dietro di lui.
«Perché non puoi ammettere che mi ami? Perché rendi tutto così difficile?» Mi chiede esausto, alzando delicatamente il mio mento verso il suo viso. Le mie labbra asciutte rimangono chiuse, il mio cervello non riesce a formulare una frase di senso compiuto. Qualcosa nei suoi occhi cambia, diventano più scuri, più freddi.
«Urlalo, ti prego, non riesco a farmene una cazzo di ragione!» Scatta sbattendo i palmi sulla porta alle mie spalle.
«Perché non lo capisci?!» Gli sussurro all'orecchio tentando invano di calmarlo.
«Perché tu non me lo fai capire con i tuoi comportamenti da adolescente immatura!» Risponde a qualche centimetro dal mio viso. I suoi occhi esprimono la tempesta dentro di sé, il rossore delle sue guance si fa più intenso per la rabbia. Il suo profumo riempie le mie narici e mi confonde, insieme al suo respiro irregolare.
«Sono confusa, ma una cosa l'ho capita: ti amo, Lorenzo Ostuni.» Sussurro appoggiando la testa sul suo petto. La mia voce viene attenuata dal suono acuto della campanella.
Le sue braccia mi avvolgono e forse è quella la sicurezza che cercavo tra la folla.

***

Raccolgo lo zaino e mi insinuo tra la mandria di studenti che spingono verso l'uscita. Qualcuno mi tira per il polso e mi ritrovo fuori dall'istituto.
«Che ne dici di tornare insieme?» Lorenzo afferra il mio zaino e lo stringe nella sua mano, intenzionato a portarmelo per tutto il tragitto.
«Non pesa nulla, posso portarlo io.» Cerco di rifiutare gentilmente, ma lui s'incammina ignorandomi.
«D'accordo, grazie.» Mi arrendo affiancandolo.
«I tuoi amici?» Mi chiede osservando il marciapiede scorrere sotto i suoi passi.
«Non lo sono più.» Rispondo guardando il mio solito gruppo dall'altro lato della strada, adesso guidato da Kartika.
«Sono felice che tu abbia cambiato idea.»
«Già, lo sono anch'io.» Sospiro infilando le mani in tasca.
«Come va la tua carriera su YouTube?» Cambio argomento, in modo da rendere più piacevole la passeggiata.
Alza di scatto il capo e un sorriso adorna le sue labbra carnose.
«Va una bomba.» Risponde allegro.
«Immagino tu abbia tanto successo per comparire sulla Home...» Azzardo ricordandomi la scoperta del suo canale.
«Già, però preferisco che tu non lo sappia.» Risponde ritornando serio.
«C'è un motivo?» Chiedo osservando gli alberi scorrere accanto a noi.
«Sì, ma te lo dirò più in là.» Alza le spalle e ritorna ad osservare il ritmo del suo passo.
«A te invece come va con la scuola?» Sposta l'attenzione su di me guardando il radicale cambio della mia espressione.
«Non ho una tesina, però ricordo ancora tutto il programma. A volte ringrazio di essere stata una nerd.» Ridacchio stringendomi nelle spalle.
«Non male.» Commenta ridendo.
Entriamo nella nostra via e mi porge lo zaino.
«Se hai bisogno posso aiutarti.» Si offre gentilmente.
«Lo terrò in considerazione, grazie Lorenzo.» Gli sorrido prima di dargli un bacio sulla guancia. Emette un sospiro, quasi come fosse deluso.
Infilo le chiavi nella serratura mentre lo saluto un'ultima volta.
Entro in casa e vengo subito accolta dall'affetto di Jake, che mi corre incontro e scodinzola, felice di vedermi. Gli accarezzo la testolina candida e appoggio lo zaino accanto alla porta. Nessun rumore riempie le mura dell'appartamento. Mi guardo intorno alla ricerca di mio padre, quando Jake inizia a mordere le punte in plastica delle mie Converse, facendomi capire di seguirlo.
Mi porta in bagno, dove mio padre giace immobile sul pavimento. Aggrotto le sopracciglia e osservo il suo petto. Respira ancora. Mi rannicchio accanto a lui e appoggio una mano sulla sua gola, ascoltando i battiti impazziti del cuore. La sua fronte è imperlata di sudore e nella mano destra tiene stretta una scatola: "ecstasy". Mi alzo velocemente dal pavimento e cerco freneticamente nelle tasche il mio cellulare. Niente. Corro all'ingresso, lo recupero dalla tasca esterna dello zaino e chiamo l'ambulanza con mani tremanti.
Cerco di respirare profondamente quando improvvisamente l'aria inizia scarseggiare nei miei polmoni. Jake inizia ad abbaiare e guaire, avvertendo il mio alto stato d'ansia. Apro la porta e esco fuori alla ricerca disperata di un po' d'aria fresca. Punti neri compaiono nella mia visuale mentre inizio a vedere tutto molto più luminoso. Vedo a malapena qualcuno correre verso di me prima che si faccia tutto bianco.

Lunghezza capitolo: 986 parole.

Spazio autrice:
Mi sono impegnata a scrivere il capitolo affinché perdonaste la mia lunga assenza, quindi fatelo u.u
Ah, ma come ci siamo arrivati a TRE MILA stelline? Boh, voi siete folli. Ma vi amo comunque. Non faccio speciali o robe del genere perché mi sembrano inutili e non se li fila nessuno, ma vi ringrazio tantissimo, tre mila "grazie" non bastano, però grazie per aver permesso tutto ciò. Grazie, davvero.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora