Capitolo 6 || Clapis

3.5K 244 133
                                    

«Questa festa è una noia mortale.» Commento appoggiando la testa sulla spalla di Leonardo. Siamo seduti sui pouf neri disposti lungo il perimetro della stanza alle ricerca di qualcosa da fare. La musica scelta dal DJ è sempre la stessa, probabilmente ha messo la riproduzione automatica.
Questa festa è un disastro.
«Stare due ore seduti come dei deficienti sui divanetti contribuisce alla noia.» Concorda il mio amico moro sbuffando. Alza la testa di scatto, si volta verso di me con un sorrisetto perverso guardandomi con un luccichio negli occhi chiari.
«Di certo potremmo fare qualcosa di molto meglio...» Mi stuzzica appoggiando le dita sulla mie gambe appena coperte dalle calze a rete.
«Non mi va, non con te Leo.» Lo liquido semplicemente, spostando il suo tocco lontano da me.
«Solo perché sono il tuo migliore amico...» Sbuffa cantilenando le parole che ripeto ogni volta che ci prova con me. È tutto così monotono, e io me ne accorgo solo ora.
«Bravo bimbo, visto? Non è poi così difficile da apprendere.» Lo sfotto passando una mano tra i suoi capelli castani, come si fa di solito con i bambini.
«Abigail, vaffanculo.» Si scrolla la mia mano dai capelli, alzandosi dal pouf.
«Andiamo via?» Lo imploro, sperando che esaudisca il mio desiderio. Mi guardo intorno stufa di stare in quella stanza piena di noia.
«D'accordo.» Sbuffa incamminandosi verso l'uscita. Recupero la mia piccola borsetta e lo raggiungo in macchina.
«Era una festa per sfigati quella.» Mi lamento indicando l'abitazione alle nostre spalle.
«Lo so, volevo solo...» Cerca di giustificarsi ma capisco al volo quali erano le sue vere intenzioni.
«Volevi picchiare Clapis.» Concludo la sua frase alzando gli occhi castani al cielo.
«Quante volte devo dirti che è un pirla? È inutile. Lascialo stare, puntiamo a qualcuno di più interessante...» Rifletto incastrando la cintura di sicurezza.
«Ma è divertente. Non si ribella, lascia che svolgiamo il nostro lavoro in pace.» Alza le spalle Leonardo, premendo sull'acceleratore.
«E allora cosa sto cercando di dirti da tempo? Non c'è gusto così.» Sbuffo appoggiando la fronte sul finestrino accanto a me. Una piccola parte di esso si appanna a causa del mio respiro caldo contro il vetro freddo. Traccio distrattamente un cuore con la punta dell'indice, lasciandone la forma sulla superficie fredda.
«Chi proponi?» Chiede Leonardo imboccando la via di casa mia.
«Uhm... Che ne dici di Ostuni? Sembra abbastanza sfigatello... Vedremo. Ciao, Leo.» Lo saluto una volta che accosta difronte la mia porta di casa.
«Ciao Abigail.» Sospira. Chiudo lo sportello, guardando la costosa auto sfrecciare via verso l'orizzonte illuminato da numerose stelle. Dopo vari tentativi, riesco a inserire la chiave nella toppa per sbloccarla.
«Abigail? Come mai così presto?» Chiede mia madre una volta vistami entrare.
«Ti do fastidio? Posso andarmene se vuoi.» Mormoro voltandomi nuovamente verso la porta, intenzionata ad andarmene.
«Come siamo permalose...» Commenta la trentenne castana seduta sul divano concentrata a guardare una di quelle solite telenovele spagnole da quattro soldi. Alzo le spalle, percorrendo il corridoio per entrare finalmente nella mia stanza. Dopo aver tolto il trucco e essermi cambiata, tiro fuori lo smartphone dalla borsetta. Mi stendo sotto le coperte, controllando le notifiche dei messaggi. Un numero sconosciuto sembra avermi scritto.

Da 3** ******:
Ciao Abigail, sono Simone.
Mi stavo chiedendo se magari domani riusciamo a vederci a scuola.
Oggi, 00:07

A Simone:
Vedremo, spero di sì.
Oggi, 00:34

Appoggio il telefono sul comodino accanto al letto, dopo averlo attaccato al caricabatterie. Mi distendo contro la morbida superficie del materasso, facendo viaggiare i miei occhi privi di stanchezza per la mia stanza, esaminandone ogni particolare. Il mio sguardo incontra la vecchia libreria in legno bianco: ogni suo ripiano è occupato da numerosi libri che hanno viaggiato insieme a me verso numerosi luoghi che adesso sono chiusi e impolverati in attesa di essere sfogliati da occhi curiosi e famelici di conoscerne la storia. Sposto lo sguardo verso i ripiani sopra la scrivania, una volta occupati da numerosi pupazzi rosa, adesso sono esposte le mie fotocamere preferite piene di ricordi felici e tristi che compongono il mio passato.
Sospiro e chiudo gli occhi castani, sperando che questa notte riescano a perdersi nel sonno.

Lunghezza capitolo: 698 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora