Capitolo 12 || Bathroom

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Le ore di lezione procedono piuttosto lentamente, lasciando che il mio interesse sia inversamente proporzionale al tempo.
«Abigail, non vorrai mica addormentarti?» Il mio fastidioso compagno di banco mi da una pacca sulla spalla, spingendomi leggermente e interrompendo la mia piacevole dormiveglia. Alzo la testa infastidita, producendo un mugolio di disaccordo.
«Dai, mancano solo dieci minuti alla ricreazione, so che puoi farcela.» Esagera Leonardo sorridendo, paragonando il mio sonno alla fine del mondo. Volto lo sguardo alla mia destra, incontrando gli occhi verdi del secchione della classe. Aggrotto le sopracciglia, stranita dal fatto che non stia seguendo la lezione di scienze per la seconda volta.
«A qualcuno piace Ab...» Ride il moro accanto a me, dandomi una leggera gomitata sul braccio in un gesto malizioso.
«Non chiamarmi in quel dannato modo.» Lo riprendo infastidita per la centesima volta, sapendo che lo fa apposta.
«E chi l'avrebbe mai detto, a uno come Clapis piace una come Abigail...» Continua la sua presa in giro, interrotto poi dal suono della campanella che segna l'inizio della ricreazione.
«Sai già dove devi andare.» Mi alzo dalla sedia, incurante del professore che continua la sua spiegazione.
«A mangiare.» Alza le spalle seguendomi a ruota.
«No, a fanculo.» Appoggio la mano sulla maniglia in ferro della porta.
«Signorini, dove state andando?» Ci blocca il professore, abbassando gli occhiali sulla punta del naso e fissandoci da sopra di essi.
«Professo', è suonata da mezz'ora!» Mi lamento uscendo dalla classe, non badando alle sue minacce di rapporti scritti. Un via vai di studenti si muove davanti ai miei occhi castani, riempiendo i grandi corridoi della scuola, solitamente vuoti e silenziosi.
«Scusami!» Urla qualcuno dietro di me dopo avermi spintonata accidentalmente.
«Guarda dove vai quattr'occhi.» Affermo acida voltandomi verso Clapis. La novità degli occhiali lo fa sembrare più secchione di quanto non lo sembri già.
«Ha parlato!» Esclama Leonardo puntandogli il dito contro, ironicamente stupito.
«Effettivamente non avrei mai pensato che saresti riuscito a parlarmi, complimenti!» Lo sfotto battendogli una mano sulla spalla in segno di elogio. Sistema gli occhiali sul naso, abbassando a disagio lo sguardo sui libri che porta tra le braccia.
«Andiamo Leo.» Richiamo il mio amico, sperando che si muova e non rimanga troppo su Clapis. Come previsto, gli dà un pizzicotto sul braccio destro, lasciando che la presa del ragazzo sui libri si allenti, così da farli arrivare al pavimento con un suono sordo che fa tacere i mormorii del corridoio per qualche secondo. Alzo gli occhi al cielo, camminando verso il cortile della scuola. Appoggio la schiena al solito albero, aspettando che il resto del gruppo mi raggiunga. Il leggero venticello primaverile scuote le foglie verdi della chioma dell'albero, creando un fruscio rilassante nelle mie orecchie stanche.
«Ehilà, perdente!» Urla Simone verso di me, attirando la mia attenzione su di lui.
«Ehilà, coglione!» Ribatto sorridendogli.
«Poco fa ho visto Clapis raccogliere dei libri dal pavimento insieme ad Ostuni... Scommetto che c'entra Leonardo.» Sospira Simone sedendosi sull'erba umida difronte a me.
«Già.» Alzo le spalle, disinteressata al discorso monotono.
«Abigail, porto notizie positive.» Ci raggiunge Alberico sorridente.
«Ciao cuginetto, dì pure.» Gli do il via libera, raggiungendo Simone sul prato.
«Hanno anticipato la festa di fine anno a questo fine settimana, pare che gli esami si svolgeranno entro la metà di luglio.» Racconta il moro, con gli occhi brillanti al pensiero della festa e un sorriso innamorato stampato sulle labbra sottili decorate da un piccolo  piercing nero su quello inferiore.
«Niente male se non fosse per gli esami...» Sbuffo appoggiando la testa al tronco dietro di me, facendo in modo che i miei occhi castani incontrino il verde delle foglie. Il suono della campanella interrompe la nostra piccola riunione, provocando uno sbuffo infastidito da parte di tutti. Varcata la soglia di entrata, qualcuno mi afferra per la manica della maglietta, portandomi nei bagni maschili.
«Tu e Leonardo dovreste davvero finirla adesso.» Afferma a braccia incrociate il moro davanti a me. Sgrano gli occhi difronte a tutta quella tenacia che non mi sarei mai aspettata da un elemento come lui.
«Ehi ehi, calma. Da dove esce fuori tutta questa sicurezza?» Lo schernisco con sorrisetto stampato sulle labbra, spostando il peso del mio corpo sulla gamba destra.
«Dal buco del culo.» Risponde ironico Lorenzo, alzando gli occhi al cielo. Chiudo gli occhi in due fessure, iniziando a perdere la pazienza.
«Sfigatello, non alzare la cresta con me.» Affermo tra i denti, fissando lo sguardo nei suoi occhi castani.
«Se no che succede?» Mi sfida piegando all'insù l'angolo destro della bocca, creando così sulle labbra rosee un sorrisetto compiaciuto.
«Non sfidarmi, Ostuni, rischi grosso.» Rispondo riportando le braccia lungo i miei fianchi magri, racchiudendo poi le mani in due pugni.
«Lo dici alla mammina?» Chiede ironico con voce da pseudo bambino, incrementando la mia rabbia. Quella risposta è stata il colmo.
«Hai superato il limite, Ostuni. Attento a ciò che fai, potresti ritrovarti in un mare di guai.» Lo minaccio fissandolo negli occhi, ora un tono più insicuri, essendosi reso conto di aver esagerato.
La sua espressione muta da soddisfatto a preoccupato.
«Fai bene a spaventarti, sfigatello.» Gli lancio un'ultima occhiata minacciosa, per poi voltarmi e uscire infuriata da quel posto.

Lunghezza capitolo: 870 parole.

Spazio autrice:
Ciao persone belle, vorrei intanto augurarvi un sereno duemila sedici, spero che passiate un bel nuovo anno, ricco di buone esperienze!

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora