Capitolo 5 || Party

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«Dai, scendi, io cerco un posto in cui parcheggiare.» Mi avvisa Leonardo, lasciandomi davanti alla casa dove si svolge la festa. Annuisco, aprendo la portiera e richiudendola alle mie spalle una volta scesa. La musica alta si sente anche dal giardino, pieno di ragazzi intenti a fumare, chi erba, chi semplici sigarette. Un via vai di studenti che come me, sono alla ricerca di un obbiettivo nella loro vita, che di certo non si troverà mai ad una festa qualunque, e ne siamo consapevoli tutti.
«Ehi Abigail!» Mi chiama qualcuno; il suo tono di voce mi lascia credere che abbia già iniziato a darsi da fare. Mi volto verso la fonte della voce maschile, per poi sorridere una volta riconosciuto Matteo.
«Scommettevo che saresti venuta!» Esclama a voce un po' troppo alta, confermando la mia precedente teoria.
«Inizi senza di me?» Chiedo fingendomi offesa. Alza le spalle sorridendo sbilenco.
«Su andiamo, mostrami cosa c'è di così strabiliante in questo posto!» Lo tiro per il polso, addentrandoci nella folla di adolescenti grondanti di sudore, lasciandomi alle spalle la monotona realtà.
«Ehi amico! Uno di vodka alla fragola.» Ordina Matteo al giovane barista dietro il bancone dallo sguardo annoiato e infastidito dalla musica ad alto volume o semplicemente dal suo lavoro poco piacevole. Appoggio il gomito sulla spalla del mio amico, buttando giù la bevanda alcolica. Il liquido lascia una scia piacevolmente brucente lungo la mia gola, dando il via all'adrenalina che riempie le mie vene. Sento il mio corpo risvegliarsi, iniziando la vera e propria festa. Appoggio rumorosamente il bicchiere in vetro sul bancone, sorridendo al giovane barista dai capelli bruni, che in risposta accenna un piccolo sorriso svogliato.
«Andiamo Matt, che hai oggi? Sembri così mogio...» Lo punzecchio sorridendo, sarebbe un'ottima distrazione da tutto questo caos.
«Bella, non sai con chi stai parlando...» Ribatte appoggiando le mani sui miei fianchi scoperti, dimostrandomi di aver accettato la mia idea.
«Uhm, mostramelo.» Sorrido scorrendo la punta dell'indice sulla sua guancia, sentendo la sua pelle rabbrividire al mio tocco leggero.
«Abigail, ti dai già da fare?» Mi richiama qualcuno, battendo ripetutamente un dito sulla mi spalla. Mi volto, incontrando scocciata gli occhi bruni della mia compagna di classe.
«Ciao Marika! Qual buon vento ti porta qui?» Chiedo con finto entusiasmo, chiaramente infastidita dalla sua brusca interruzione.
«Sarei venuta con il mio ragazzo...» Indica qualcuno dietro di me, rivolgendogli uno sguardo pieno di rancore. Seguo il suo gesto fino a Matteo. Aggrotto le sopracciglia.
«Matt, sei fidanzato?» Chiedo con tono da presa per i fondelli, sorpresa che un tipo come lui potesse sostenere una relazione seria.
«In realtà volevo solo farmela.» Alza le spalle strafottente, confermando la mia intuizione. Marika fissa il mio amico sconvolta.
«Avevi detto di amarmi...» Mormora, più a sé stessa che a lui, lasciando chiaramente intendere che lei ci tenesse davvero al ragazzo moro, rendendosi conto che infatuarsene fosse una cattiva scelta.
«Ci vediamo dopo amico.» Mi tiro fuori da quella scomoda situazione, addentrandomi nell'abitazione. Una ragazzina sbatte la fronte contro la mia spalla cadendo all'indietro.
Abbasso lo sguardo su di lei, squadrandola dalla testa ai piedi. Delle pieghe si formano sulla sua fronte imperlata di sudore, mentre volge lo sguardo ai miei occhi, fissandomi come se avessi torto.
«Tesoro, che ci fai qui? Questo non è chiaramente il posto adatto a te.» La sminuisco una volta che si è rialzata, sostenendo il suo sguardo infuriato.
«Cosa vuoi saperne tu?» Risponde acida, fissandomi truce.
«Amoruccio, non abbaiare, non capisco il linguaggio dei cani.» Le sorrido falsamente, superandola con una spallata. Riesco a vederla con la coda dell'occhio perdere l'equilibrio e cadere nuovamente sul pavimento, lasciando nell'aria viziata uno sbuffo sconsolato. Mi guardo intorno, cercando qualcuno o qualcosa da fare, capendo che quella festa sarebbe stata una vera e propria tortura. Noto un gruppo di ragazzi a cerchio infondo alla stanza, dove la musica è meno fastidiosa, starnazzare fra di loro. Mi avvicino curiosa, facendomi prepotentemente spazio tra i corpi in movimento per arrivare a destinazione. Sposto un ragazzo dalla spalla, per riuscire a vedere all'interno del piccolo cerchio. Incontro lo sguardo del moro a disagio difronte a me e non posso far altro che sorridere al riconoscimento degli occhi supplicanti di aiuto.
«Bene, bene, bene... Federico, che ci fai qui?» Gli chiedo strafottente mentre mi fissa spaventato. Aggrotta le sopracciglia e raddrizza le spalle, cercando di farsi coraggio e affrontare la solita situazione.
«Stavo cercando il mio amico, sai, quello alto, magro...» Cerca di giustificarsi in difficoltà, fissando le sue orribili scarpe grigie, fallendo nel suo tentativo invano di tenermi testa.
«Ostuni?» Chiedo aggrottando le sopracciglia, sorpresa da quella inaspettata rivelazione.
«Già.» Alza le spalle, cercando di uscire dal cerchio in cui è stato rinchiuso per la centesima volta. Scoppio a ridere fragorosamente, stringendo la pancia tra le braccia, non riuscendo a collegare una festa a un malato di videogames.
«No, non è possibile. Voi due, sfigatelli senza vita sociale, imboscati in una festa?» Cerco di riprendermi, mentre lo guardo stranita. Riacquista sicurezza quando capisce che non sono in vena di ripetere la solita solfa.
«Il proprietario di questa casa è il cugino di Lorenzo.» Risponde, stavolta con tono di voce sicuro. Alzo le spalle, decidendo di chiudere lì la discussione poco interessante. Non avendo nulla da fare, opto per il ballo, dirigendomi verso la pista illuminata dai soliti colori da discoteca. Mi lascio andare in pista, godendomi la sensazione di libertà che si espande nel mio corpo, dandomi la giusta forza per muovermi a ritmo della musica dubstep scelta dal DJ poco attivo. Due mani si appoggiano sui miei fianchi, accompagnando dolcemente i miei movimenti esperti. Un profumo forte riempie le mie narici, facendomi quasi rilassare. Il suo corpo aderisce perfettamente al mio, unendosi ai miei passi.
«Ti muovi bene per essere un ragazzo.» Lo elogio una volta finita la canzone. Mi volto verso il suo viso, incontrando un paio di occhi castani poco sobri.
«È semplice farlo se la persona che ti guida è un'esperta.» Sorride dolcemente, facendo in modo che il suo sorriso brilli insieme alle mille luci della sala.
«Bella risposta, mi piaci.» Sorrido trascinandolo al bancone che funge da bar.
«Due di vodka alla pesca.» Ordino al solito giovane brunetto al di là della superficie in legno. Annuisce impercettibilmente, iniziando a riempire i due bicchieri della mia ordinazione.
«Allora, come ti chiami?» Inizio il discorso con il moro al mio fianco.
«Simone, e tu?» Ribatte afferrando il suo bicchiere e portandolo alle labbra.
«Abigail.» Rispondo bevendo il liquido alcolico, lasciando che il solito bruciore scorra lungo la mia gola.
«Ti va di scambiarci i numeri? Magari potremmo vederci qualche altra volta.» Alza le spalle poggiando il bicchiere sul bancone davanti a sé.
«Con piacere.» Accetto sorridendo. Mi porge il suo smartphone, permettendomi di aggiungere ai contatti le cifre che compongo il mio numero telefonico.
«Ecco a te.» Gli sorrido tornandogli il cellulare. Gli lascio un bacio sulla guancia, per poi dirigermi fuori dell'abitazione stracolma di ragazzini ubriachi.

Lunghezza capitolo: 1166 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora