Dopo una buona mezz'ora di camminata inizio a dubitare che stia andando nella direzione giusta, dopotutto cosa posso aspettarmi se penso a tutt'altro? Mi fermo un attimo per guardarmi intorno. Solo alberi e cespugli davanti, accanto e dietro di me, nulla di più nulla di meno. Riesco a vedere solo qualche metro davanti a me, per il resto solo buio. Strofino le mani sulle mie braccia, nel disperato tentativo di riscaldarmi, data la temperatura bassa. Esco il cellulare dalla tasca del giubbotto, ma scorrendo tra i contatti ricordo di non poter chiamare nessuno, in ogni caso non avrei potuto dare la mia posizione precisa. Sbuffo sonoramente e decido di continuare a camminare, infondo prima o poi sarei dovuta arrivare da qualche parte.
***
Una coda bianca spunta da dietro un tronco, dapprima ferma, ma dopo avermi sentito inizia a scodinzolare.
Riconosco subito il cagnolino bianco che io e Lorenzo abbiamo incontrato all'andata e un barlume di speranza s'illumina nella mia mente.
«Ehi piccolino!» Lo richiamo, facendolo correre verso di me. Lo prendo in braccio, stando attenta a non fargli male. Dopo una bella dose di coccole, decido di proseguire con lui tra le braccia. Delle voci indefinite arrivano alle mie orecchie, così mi nascondo dietro un tronco abbastanza spesso da coprirmi del tutto. Sporgo di qualche centimetro il viso, in modo da poter vedere l'identità delle due persone in arrivo.
«Spero che non succeda mai più, non puoi immaginare quanto io sia rimasta
ferita...» Diletta e Lorenzo camminano una nelle braccia dell'altro, un sorriso sulle labbra rosee e un luccichio di felicità negli occhi dei due innamorati.
«Puoi giurarci... Abbiamo ancora tempo per andare al ballo, che ne dici?» Propone il moro alla sua ragazza, lasciandole un dolce bacio sulla fronte.
Domanda a cui di certo nessuno delle due avrebbe detto di no. Scompaiono nel buio fra risatine e baci. Abbasso lo sguardo sul cagnolino tra le mie braccia e sospiro.
«Non innamorarti mai, ne rimarrai ferito e solo.» Consiglio pateticamente al cucciolo bianco, che in risposta mi lecca teneramente la mano. Un sorriso amaro schiude le mie labbra, accompagnato da una lacrima cristallina. L'asciugo con il palmo della mano e m'incammino nuovamente verso il parcheggio immerso nel vuoto.***
L'uscita è illuminata dai lampioni scarsamente funzionanti che si trovano nel parcheggio.
«Ce l'abbiamo fatta anche noi.» Sospiro parlando con l'animale candido che rimane tranquillamente fermo nelle mie braccia. Mi guardo intorno sperando che Lorenzo non se ne sia andato, altrimenti avrei perso tutte le mie cose. Nessuna macchina parcheggiata ordinatamente è quella del moro e l'ansia inizia a salire pericolosamente nel mio corpo.
«Cristo santo.» Impreco realizzando la situazione scomoda in cui mi sono ritrovata. Butto fuori un sospiro frustrato e m'incammino nella strada che abbiamo preso per arrivare a quel maledetto ristorante. Abbaglianti di macchine in continuo passaggio disturbano la mia vista e quella dell'animale candido ancora sveglio e scodinzolante. Penso frustrata a dove potrei dormire stanotte e come recuperare la mia roba, arrivando alla conclusione, dopo svariati minuti, che nessuno dei due quesiti non abbiano risposta. Il sonno s'impossessa della mia mente, creando una soffice nebbia tra i miei pensieri, che si spengono subito dopo. Le palpebre iniziano a pesare sui miei occhi, le gambe tremano ad ogni passo e la percezione dei cinque sensi inizia a scarseggiare. Il cucciolo si libera facilmente dalla mia presa diventata leggera e inizia ad abbaiare nella mia direzione, cercando di tenermi sveglia. Strofino i pugni sulle palpebre leggermente gonfie per la stanchezza e riprendo di poco la percezione della realtà. Siamo rientrati in città e ciò mi fa tirare un sospiro di sollievo. Imbocco una stradina stretta, collocata tra due edifici molto alti, seguita dal cagnolino bianco.
«Ehi Jake, hai sonno?» Chiedo alla mia compagnia, mentre decido se svoltare a destra o sinistra alla fine della corta viuzza. Un guaito da parte sua mi fa capire di aver ricevuto una risposta positiva.
«Cercherò un luogo più sicuro domani, alla luce del sole, per ora qui dovrebbe andare bene.» Mormoro fra me e me, guardandomi intorno e esaminando la stretta stradina in cui mi sono trovata. Mi siedo con le spalle al muro di un edificio dall'aspetto lussuoso e lascio che Jake si sdrai sulle mie gambe, cullato dalle mie amorevoli carezze.***
Sento qualcosa di caldo e bagnato toccarmi il viso, sono quindi costretta a sollevare le palpebre. Il mio sguardo assonnato incontra gli occhi scuri del piccolo cucciolo scodinzolante. Sorrido dolcemente a quella visione.Passo le mani sul viso, cercando di svegliarmi per bene. Sento dolore alla schiena e al collo avendo dormito seduta contro il cemento. Do una sistemata ai miei pantaloni e riallaccio le converse ai miei piedi. Pettino i lunghi capelli castani con le dita, sperando di ottenere un risultato decente. Il cellulare quasi del tutto scarico segna un bel po' di chiamate perse da mia madre. Alzo gli occhi al cielo e ripongo lo smartphone nella tasca del giubbotto. Esco dalla viuzza seguita da Jake e presto la mia pelle olivastra viene colpita dai raggi del sole di prima mattina, piacevolmente caldi. Decido poi velocemente di chiamare Leonardo, prima che il mio telefono si spenga.
«Leo, mi serve un favore, devi dire a Lorenzo Ostuni di portarmi la valigia. Al duomo alle nove e mezza, lui capirà.» Pronuncio velocemente, ansiosa di non riuscire a dire tutto.
«Abigail, stai bene? Lorenzo?» Chiede confuso con voce roca, segno che è stato appena svegliato dalla mia chiamata.
«Sì, ti prego Leo, fammi questo favore... Il mio cellulare si sta spegnendo, devo staccare.» Rispondo solamente e il silenzio dall'altra parte mi fa intuire che la batteria si sia scaricata. Sospiro frustrata e ripongo nuovamente lo smartphone nella tasca. Inizio a camminare verso il duomo, sperando di arrivare in tempo a destinazione.Lunghezza capitolo: 962 parole.
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Dangerous Woman || Lorenzo Ostuni
Fanfic«Nel mio mondo i contrari non esistono, altrettanto gli uguali. Non abbiamo bisogno di essere opposti o uguali per attrarci. L'attrazione accade e basta. Nessun contrario, nessun uguale.» -Abigail. «Per me non esiste alcuna attrazione. Se in qualch...