Capitolo 3 || Treason

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«Ecco... Riguarda tua madre e mio padre...» Sospira cercando di calmarsi. Passa una mano tra i capelli castani, voltando lo sguardo altrove.
Aggrotto le sopracciglia non capendo cosa possa centrarci mio zio con mia madre.
«Ab, non prendermi per pazzo ma... Io ho visto tua madre entrare dalla porta di casa mia. Mio padre è andato a riceverla, ma non come farebbe un cognato qualsiasi... Ecco, loro si sono baciati e...» Infila le mani fra i suoi capelli, disperato per la situazione che si è creata.
«Davide è stato licenziato per il tradimento di mia madre... È davvero colpa sua.» Rifletto ad alta voce. Lacrime di amarezza salgono verso i miei occhi, accumulandosi in essi.
«È di questo che si trattava il casino con i tuoi?» Cerca di farsi chiarezza mio cugino, iniziando a scalciare l'erba fresca del praticello umido del parco.
«Già... Davide le ha quasi lanciato una bottiglia di vetro addosso.» Sospiro rivivendo quelle immagini che sarebbe meglio scordare.
«Non me lo sarei mai aspettata da mia madre.» Mormoro lasciando che le lacrime corrano lungo le mie guance.
«Sistemeremo tutto. Promesso.» Mi conforta Alberico, racchiudendomi tra le sue braccia in una stretta affettuosa.
«Lo spero.» Tiro su con il naso, asciugando le lacrime con il palmo della mia mano.
«Va a casa adesso, ti vedo abbastanza sconvolta...» Commenta mio cugino, lasciandomi un bacio sulla fronte.
«Ci vediamo a scuola allora.» Lo saluto con un debole sorriso e mi incammino verso la strada di casa. Suono furente il campanello, battendo ripetutamente il piede contro lo zerbino davanti alla porta in legno scuro.
«Abigail, che ti prende?» Chiede mia madre perplessa difronte al mio comportamento cambiato improvvisamente nel giro di un'ora.
«Penso che tu lo sappia, mamma.» Rispondo dura, sbattendo la porta alle mie spalle.
«Sapere cosa?» Chiede ancora, continuando a far finta di nulla.
«Non me lo sarei mai aspettata da te. Una cosa simile? Mai. Non vedo l'ora di compiere i diciotto anni e andarmene da casa. Sei il disonore di questa famiglia, che tale più non è.»
Pronuncio dura, senza badare ai suoi sentimenti, che probabilmente si saranno frantumati difronte alle mie parole. Sgrana gli occhi al sentire quelle parole così fredde uscire dalla mia bocca, la bocca che ha educato fino a oggi con amore e dedizione, senza mai permettere di farne uscire qualche sgarbo. Lacrime si accumulano dentro i suoi occhi scuri, ormai spenti e vuoti al realizzarsi del suo più grande incubo.
«L'hai voluto tu, mamma.» Concludo voltandole le spalle e raggiungendo la mia stanzetta.

Lunghezza capitolo: 425 parole.

Dangerous Woman || Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora